Libia: battaglia a Tripoli, Gheddafi introvabile. 30 giornalisti stranieri in ostaggio
In Libia domina l’incertezza all’indomani della conquista del bunker di Gheddafi a
Tripoli da parte dei ribelli. Nella capitale si continua a combattere e scarseggiano
cibo e carburante. Intanto, le forze fedeli al Rais hanno lanciato missili su Sirte
e Misurata, mentre il presidente Russo Medvedev ha invocato negoziati per porre fine
al conflitto. Eugenio Bonanata:
Nel Paese
ci sono due poteri: malgrado i successi dei ribelli, Gheddafi ha ancora influenza
e per questo è necessario avviare al più presto colloqui tra le parti. Questa la posizione
della Russia, espressa stamattina dal capo del Cremlino, in sintonia con la Cina che
ha chiesto una transizione all’insegna della stabilità. Mosca e Pechino non hanno
ancora riconosciuto la legittimità del Consiglio di Bengasi, ma si dicono pronte ad
avviare contatti con gli insorti. Insorti che stanno già preparando il dopo Gheddafi,
nonostante le critiche della stampa siriana: il leader della ribellione Jibril oggi
a Parigi incontra il presidente francese Sarkozy, domani sarà in Italia e poi ad Istanbul
in Turchia. Escluso l’invio di truppe in Libia da parte della Gran Bretagna, che,
assieme alla Francia, pensa ad una risoluzione Onu tesa a sbloccare i beni esteri
sequestrati al regime a vantaggio dei ribelli. A Tripoli, intanto, starebbe arrivando
la prima delegazione del Consiglio di transizione proveniente da Bengasi in vista
di un trasferimento definitivo delle strutture di comando nella capitale. Dopo i raid
aerei di questa notte, i jet della Nato continuano a sorvolare la città dove sono
ripresi gli scontri nei pressi della residenza bunker di Gheddafi, conquistata ieri
dagli insorti. Poco distante, all’Hotel Rixos i lealisti, che stamattina hanno peraltro
bombardato Sirte e Misurata, tengono in ostaggio più di 30 giornalisti stranieri.
I ribelli parlano di numerosi cecchini appostati nell’area e riferiscono di oltre
400 morti negli ultimi 3 giorni. “Vittoria o morte” ha detto invece il colonnello
nel suo ultimo intervento via radio. Secondo fonti dell’agenzia Fides la situazione
umanitaria a Tripoli si fa sempre più difficile: in queste ore a Doha, in Qatar, è
in corso una riunione internazionale sugli aiuti, mentre l’Ue è pronta a mettere in
moto la macchina dei soccorsi a cominciare dall’assistenza medica ai feriti.
E
mentre a Tripoli si combatte per contrastare le ultime sacche di resistenza dei lealisti,
non si ferma la ricerca di Gheddafi da parte delle milizie rivoluzionarie. Ieri, la
conquista del bunker del colonnello ha rappresentato un nuovo successo simbolico per
i miliziani, ma non sembrano ancora esserci le condizioni di sicurezza necessarie
al trasferimento dei vertici del Consiglio nazionale di transizione nella capitale.
Sentiamo il resoconto di Cristiano Tinazzi, giornalista presente a Tripoli
nelle aree sotto il controllo degli insorti. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
R. - Gheddafi
probabilmente è già andato via da diversi giorni, ma alcune voci dicono che sia vicino
all’Aeroporto internazionale, trincerato in un compound con tutti i soldati che erano
dentro a Bab Al-Aziziya. In effetti, quando siamo riusciti ad entrare dentro al compound,
c’è stato un fortissimo fuoco di sbarramento, ma alla fine i morti erano pochissimi,
io ne ho visti 5 o 6 per terra. Hanno catturato diverse persone, però da quello che
si è capito anche entrando negli appartamenti dei militari, c’erano resti di cibo
anche di giorni e, quindi, probabilmente, il grosso delle truppe se ne era già andato.
D.
- C’è una sorta di caccia ai lealisti o no?
R. - Questo sì, è successo
in tutti i quartieri che sono stati presi in mano dai ribelli e sono stati chiaramente
sequestrati, presi in ostaggio, arrestati... Sappiamo che ci sono dei luoghi di detenzione,
ma non è possibile visitarli, non è possibile entrare, non è possibile parlare con
i prigionieri. Quindi, sicuramente, almeno nei quartieri che sono sotto il controllo
dei ribelli i rastrellamenti ci sono stati.
D. - Il Cnt ha detto che
presto avrebbe portato i propri uffici a Tripoli...
R. - Io credo che
la situazione non sia assolutamente sicura e che ci vorranno giorni. Il problema è
ad Abu Salim: non si può entrare con la forza come è stato fatto a Bab Al-Aziziya
perché se si entrasse lì, essendo una zona densamente popolata, morirebbero tantissimi
civili e ci sarebbe una sorta di combattimento casa per casa.
D. - In
questo caso anche la Nato ha le mani legate?
R. - Ha le mani legate
perché non può bombardare come ha fatto ieri, quando hanno richiesto l’aiuto della
Nato nella mattinata, perché non sono militari ma normalissimi civili che però sono
rimasti lealisti al governo Gheddafi. Non è possibile sparargli addosso.
D.
- Qual è la situazione dei reporter che venivano dati prigionieri presso l’Hotel Rixos
dalle forze lealiste?
R. - Andare all’Hotel Rixos è attualmente quasi
impossibile, ci stavamo provando questa mattina, ma ce lo hanno sconsigliato vivamente
perché la zona è ancora piena di cecchini, piena di lealisti… Non sappiamo bene. Io
sto cercando di contattare dei colleghi che conosco e che sono lì dentro per capire
se è possibile incontrarli e vederli da qualche parte. Da quello che sappiamo i governativi
non sono più all’interno dell’Hotel, ma sono vicini, intorno all’Hotel, quindi la
zona è offlimits per quanto riguarda i ribelli. (ma)