2011-08-23 08:14:56

Egitto in primo piano al Meeting di Rimini. Ai nostri microfoni, il cardinale Naguib


Di un’altra delle crisi del mondo arabo, quella in Egitto, si è parlato ieri a Rimini, nel corso del Meeting per l’Amicizia dei Popoli, promosso da Comunione e Liberazione. Presenti intellettuali, giuristi ed esponenti della chiesa copta ortodossa e cattolica. Ampio spazio poi alla situazione economica italiana. Presenti i ministri del Welfare e dello sviluppo, esponenti sindacali e leader imprenditoriali, proprio alla vigilia dell’iter parlamentare della manovra che prende il via oggi Il servizio della nostra inviata a Rimini, Gabriella Ceraso: RealAudioMP3

Al cardinale Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti cattolici. Al porporato, Gabriella Ceraso ha chiesto quanto sia cambiata la situazione in Egitto: RealAudioMP3

R. - A tutt’oggi, da quando il 25 gennaio è cominciato questo movimento chiamato rivoluzione, abbiamo visto che ci sono stati alcuni cambiamenti positivi che però non hanno toccato l’essenziale; infatti, in fin dei conti i responsabili, al di là dei più alti in grado che sono stati allontanati, sono sempre le stesse persone.

D. – La comunità cristiana come sta vivendo questa fase: è cambiato qualcosa nel rapporto con i musulmani?

R. - All’inizio, nelle prime settimane dopo la rivoluzione, era cambiato molto ma poi sono ricominciati gli attacchi, gli atti di violenza e di criminalità contro i cristiani e contro le chiese.

D. – Quindi lei teme per la sicurezza della comunità cristiana e per la libertà religiosa nel futuro dell’Egitto?

R. – Temiamo per la sicurezza di tutto l’Egitto perché l’Egitto adesso sta vivendo un momento di mancanza di sicurezza grave. Le forze armate fanno veramente moltissimo ma non riescono a mettere fine agli atti di vandalismo che vengono compiuti tutti i giorni un po’ dappertutto.

D. – C’è invece il timore di una deriva islamica, del prevalere di forze estremiste, in Egitto e in tutta l’area?

R. – Penso che le forze estremiste islamiche avranno certamente una presenza forte nel prossimo parlamento e questo per me e per tutti è normale, perché devono vedere riconosciuta la loro forza politica in base al consenso democratico; possono arrivare alla maggioranza presto, ma se arrivano anche al potere allora ci sarà il pericolo che impongano il modello dello Stato religioso islamico.

D. – Lei ha fatto vari appelli alla sua comunità…

R . – L’ultimo appello risale a due mesi fa: ho chiesto di sostenere questo processo verso uno Stato civile, uno Stato democratico, e all’inizio della rivoluzione regnava proprio questa visione. Poi dopo sappiamo come siano apparsi gruppi islamici con visioni di Stato basate sulla sharia e come abbiano prevalso a poco a poco.

D. – Lei ha timore o vincono la fiducia e la speranza?

R. – Tutte e due. Ho molta speranza, sono sempre ottimista, ma senza nascondere la mia ansia e la mia paura per il futuro, non solo per noi come cristiani ma per tutto l’Egitto. (bf)







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