Libia. Tripoli in mano ai ribelli. Giallo sulla sorte di Gheddafi
Tripoli è ormai caduta. I ribelli hanno raggiunto la quasi totalità della capitale
e preso possesso della centralissima Piazza Verde, luogo simbolo del regime. Catturati
, Saif al Islam e Mohammed Gheddafi, due figli del raiss. Ma sulla sorte del Colonnello
è ancora giallo: secondo fonti diplomatiche sarebbe nascosto nella sua residenza-bunker
di Bab al-Aziziyah, intorno alla quale si continua a combattere. Stando alla tv satellitare
Al jazeera invece il presidente libico e altri gerarchi del regime sarebbero fuggiti
in Tunisia. Paolo Ondarza:
Determinante
per l'avanzata su Tripoli dei soldati del Consiglio nazionale di transizione (Cnt)
è stato il supporto dell’aviazione della Nato che ha proseguito i bombardamenti. A
livello internazionale intanto si moltiplicano gli appelli a Gheddafi affinché si
arrenda. L’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, sta
valutando in queste ore la convocazione di una riunione straordinaria sulla Libia.
Non mancano poi le preoccupazioni dei leader dei Paesi della Nato circa la tutela
e il rispetto dei civili coinvolti nel conflitto. Gli stessi vertici del Cnt hanno
in tal senso diramato un comunicato in cui invitano i militari alla moderazione e
a non cedere a sentimenti di vendetta. Intanto, proseguono le ricerche del colonnello
che sembra sparito nel nulla. A Paolo Quercia, analista di politica internazionale
e strategie militari, Stefano Leszczynski ha chiesto quali siano stati gli elementi
che hanno determinato questa improvvisa svolta nel conflitto libico:
R. - La campagna
già è lunga, perché sono sei mesi che si combatte e molte delle risorse militari,
ma anche economiche con cui Gheddafi teneva insieme tribù e tutta una serie di sostegni
del suo regime, hanno iniziato a scarseggiare. Quindi c’è stato un logorio dovuto
alla lunghezza di questa campana. Certo che la presa di Tripoli dimostra un aumento
delle capacità militari e soprattutto della logistica, anche con sbarchi via mare,
sorprendenti per quello che i ribelli erano riusciti a fare negli scorsi mesi.
D.
- Preoccupa molto la presenza di mercenari al seguito dei ribelli: questo può essere
un elemento critico per il dopo-Gheddafi?
R. - Sì, estremamente critico perché
- ricordiamo - questa guerra ha avuto una sua legittimità proprio in virtù della necessità
di proteggere i civili dalle ritorsioni indiscriminate che l’esercito di Gheddafi
poneva in atto e speriamo che adesso la situazione rispetti le leggi sui prigionieri
di guerra e non vi siano vendette indiscriminate. Quello che si può temere è che le
tribù, che sono uno degli elementi costitutivi della società libica, approfitteranno
dell’anarchia e della caduta del governo per modificare i rapporti di forza tra tribù.
D.
- E’ possibile che questa accelerazione nel tentare di concludere al più presto il
conflitto libico sia legata ad un aggravarsi della situazione in Siria e quindi alla
necessità di volgere l’attenzione altrove?
R. - Sicuramente questo potrebbe
essere un elemento che ha determinato anche l’accelerazione. La Nato recentemente
aveva posto il 1.mo settembre come data per la fine delle proprie operazioni. Io credo
che l’aggravarsi della situazione siriana ha sicuramente contributo, ma io direi anche
una certa stanchezza nelle opinioni pubbliche che hanno sostenuto il conflitto, così
come scadenze elettorali che si avvicinano, anche quella francese; e ancora l’aspetto
economico perché la crisi e la recessione economica e la crisi finanziaria in Europa
dell’Euro hanno sicuramente indotto ad una accelerazione. La guerra è molto costosa
per le opinioni pubbliche che non vedono il beneficio di questi interventi. Anche
l’Italia ha avuto dei dibattiti su questo tema. Io credo che, tutto sommato, l’accelerazione
del conflitto sia stata positiva anche per questi aspetti. (mg)