Benedetto XVI all'Istituto San Josè: una società che non riesce ad accettare i sofferenti
è una società crudele e disumana
Due incontri di grande emozione hanno preceduto la Veglia di preghiera del Papa con
i giovani a Madrid. Prima di lasciare la nunziatura Benedetto XVI si è soffermato
con due anziane religiose, per poi recarsi alla Fondazione “Instituto S. José” di
Madrid, amministrata dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, dedicata all’assistenza
di persone disabili. Ad accoglierlo nel campo sportivo del grande e storico complesso
di fine ‘800, il cardinale Rouco Varela, il superiore fra Martinez, il personale,
i pazienti e le famiglie. Il servizio di Roberta Gisotti:
Suor Teresita,
103 anni, monaca di clausura, è giunta dal convento di Sisal Buonafuente, circa 100
chilometri da Madrid, accompagnata da una suora ottantenne, già in servizio per molti
anni alla Congregazione per la Dottrina delle Fede, quando il cardinale Ratzinger
ne era prefetto. Una piacevole sorpresa per il Papa incontrarle nella nunziatura.
Teresita entrata nel Carmelo il 16 aprile del 1927, nel giorno in cui nasceva Benedetto
XVI, in clausura da 84 anni l’età del Santo Padre, ha voluto omaggiarlo di un libro
sulla vita religiosa, con tanto di dedica. Pochi minuti per un colloquio cordiale
e vivace, poi il Papa si è diretto all’Istututo S. José, dove tra gli assistiti erano
200 bambini disabili. “Quando il dolore appare all’orizzonte di una vita giovane,
- ha detto Benedetto XVI - rimaniamo sconcertati e forse ci chiediamo: può continuare
ad essere grande la vita quando irrompe in essa la sofferenza?” La risposta è “nell’offerta
che Cristo fa di sé stesso sulla Croce per noi”. Questo ci insegna “a vivere il dramma
della sofferenza per il nostro bene e la salvezza del mondo”. Per questo - il Papa
ha citato la sua Enciclica “Spe salvi” – “la misura dell’umanità di determina nella
relazione con la sofferenza e col sofferente.”
Una sociedad que
no logra aceptar … “Una società che non riesce ad accettare i sofferenti
e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga
condivisa e portata anche interiormente, è una società crudele e disumana”.
Quindi
l’incoraggiamento “ai religiosi, ai familiari, ai professionisti della salute e ai
volontari” che ogni giorno vivono con i giovani disabili fisici e psichici:
Vuestra
vida y dedication proclaman ... “La vostra vita e dedizione proclamano
la grandezza alla quale è chiamato l’uomo: avere compassione e accompagnare per amore
chi soffre, come ha fatto Dio”. Daltro canto ha aggiunto
“voi siete testimoni anche del bene immenso che rappresenta la vita di questi giovani
per chi sta loro accanto e per l’intera umanità. In modo misterioso ma molto reale,
la sua presenza suscita nei nostri cuori, frequentemente induriti, una tenerezza che
ci apre alla salvezza. Certamente, la vita di questi giovani cambia il cuore degli
uomini e, per questo, siamo grati al Signore per averli conosciuti”:
Queridos
amigos, nuestra sociedad, en la que ... “Cari amici - ha concluso
- la nostra società, nella quale troppo spesso si pone in dubbio la dignità inestimabile
della vita, di ogni vita, necessita di voi: voi che contribuite a edificare la civiltà
dell’amore".