La Via Crucis della Gmg. Benedetto XVI: la passione di Cristo ci spinge a non passare
oltre davanti alla sofferenza umana
La Croce rappresenta l’amore di Dio per gli uomini. Così il Papa che da Madrid, nella
Via Crucis della giornata mondiale della Gioventù, chiama i giovani a restare vicino
ai meno favoriti del mondo. La Via Crucis ha percorso il Paseo de Recoletos per arrivare
a Plaza de Cibeles dove si trova il palco di Benedetto XVI. Il servizio della nostra
inviata Debora Donnini:
Il
mistero della Croce gloriosa di Cristo “contiene la vera sapienza di Dio, quella che
giudica il mondo e quanti credono di essere sapienti”: così il Papa durante la Via
Crucis con i giovani nella Plaza de Cibeles a Madrid, in occasione della Giornata
mondiale della gioventù. Cristo – ha detto il Pontefice – “ha dato la sua vita per
noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. La passione di Cristo
ci sospinge a caricare sulle nostre spalle la sofferenza del mondo, con la certezza
che Dio non è qualcuno di distante o lontano dall’uomo e dalle sue vicissitudini”.
Quindi l’esortazione: “Cari giovani, che l’amore di Dio per noi aumenti la vostra
gioia e vi spinga a rimanere vicini ai meno favoriti. Voi che siete molto sensibili
all’idea di condividere la vita con gli altri, non passate oltre davanti alla sofferenza
umana, dove Dio vi attende affinché offriate il meglio di voi stessi: la vostra capacità
di amare e di compatire”. Di seguito il testo del discorso del Papa:
Cari
giovani,
con devozione e fervore abbiamo celebrato questa Via Crucis,
accompagnando Cristo nella sua Passione e Morte. I commenti delle Suore della Croce,
che servono i più poveri e bisognosi, ci hanno aiutato ad addentrarci nel mistero
della Croce gloriosa di Cristo, che contiene la vera sapienza di Dio, quella che giudica
il mondo e quanti credono di essere sapienti (cfr 1 Cor 1,17-19). Ci ha aiutato in
questo itinerario verso il calvario anche la contemplazione di queste straordinarie
immagini del patrimonio religioso delle diocesi spagnole. Sono immagini nelle quali
la fede e l’arte si armonizzano, per giungere al cuore dell’uomo ed invitarlo alla
conversione. Quando lo sguardo della fede è limpido e autentico, la bellezza si pone
al suo servizio ed è capace di raffigurare i misteri della nostra salvezza fino a
commuoverci profondamente e trasformare il nostro cuore, come accadde a santa Teresa
di Gesù nel contemplare un’immagine di Cristo pieno di piaghe (cfr Libro della vita,
9,1).
Mentre avanzavamo con Gesù, sino a giungere al vertice del suo
consegnarsi sul Calvario, ci venivano alla mente le parole di san Paolo: «Cristo mi
ha amato e ha dato la sua vita per me» (Gal 2,20). Davanti ad un amore così disinteressato,
colmi di stupore e gratitudine, ci chiediamo ora: Che faremo noi per Lui? Quale risposta
gli daremo? San Giovanni lo dice chiaramente: «Da questo abbiamo conosciuto l'amore:
Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli»
(1 Gv 3,16). La passione di Cristo ci sospinge a caricare sulle nostre spalle la sofferenza
del mondo, con la certezza che Dio non è qualcuno di distante o lontano dall’uomo
e dalle sue vicissitudini. Al contrario, egli si fece uno di noi «per poter com-patire
con l'uomo, in modo molto reale, in carne e sangue... Da lì in ogni sofferenza umana
è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in
ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell'amore partecipe di Dio e così
sorge la stella della speranza» (Spe salvi, 39).
Cari giovani, che
l’amore di Dio per noi aumenti la vostra gioia e vi spinga a rimanere vicini ai meno
favoriti. Voi che siete molto sensibili all’idea di condividere la vita con gli altri,
non passate oltre davanti alla sofferenza umana, dove Dio vi attende affinché offriate
il meglio di voi stessi: la vostra capacità di amare e di compatire. Le diverse forme
di sofferenza che, lungo la Via Crucis, sono sfilate davanti ai nostri occhi sono
chiamate del Signore per edificare la vita seguendo le sue orme e fare di noi i segni
della sua consolazione e salvezza. «Soffrire con l'altro, per gli altri; soffrire
per amore della verità e della giustizia; soffrire a causa dell'amore e per diventare
una persona che ama veramente – questi sono elementi fondamentali di umanità, l'abbandono
dei quali distruggerebbe l'uomo stesso» (Ibid.).
Auspico che sappiamo
accogliere queste lezioni e metterle in pratica. Volgiamo lo sguardo perciò a Cristo,
appeso sul ruvido legno, e chiediamogli che ci insegni questa sapienza misteriosa
della croce, grazie alla quale l’uomo vive. La croce non fu l’esito di un insuccesso,
bensì il modo di manifestare l’offerta di amore che giunge sino alla donazione più
smisurata della propria vita. Il Padre volle amare gli uomini nell’abbraccio del suo
Figlio crocifisso per amore. La croce nella sua forma e nel suo significato rappresenta
questo amore del Padre e di Cristo per gli uomini. In essa riconosciamo l’icona dell’amore
supremo, dove impariamo ad amare ciò che Dio ama e come Egli lo fa: questa è la Buona
Novella che ridona la speranza al mondo.
Volgiamo ora i nostri occhi
alla Vergine Maria, che nel Calvario ci fu consegnata come Madre, e supplichiamola
di sostenerci con la sua amorevole protezione nel cammino della vita, in particolare
quando attraversiamo la notte del dolore, affinché ci sforziamo di mantenerci come
Lei saldi ai piedi della croce.