Gmg. Il Papa ai giovani docenti: l'università non si riduca all'utile, ma aspiri alla
verità
“L’università è stata ed è tuttora chiamata ad essere sempre la casa dove si cerca
la verità propria della persona umana. Per tale ragione non a caso fu la Chiesa ad
aver promosso l’istituzione universitaria”: così il Papa nell’incontro con i giovani
docenti universitari nella Basilica del Monastero di san Lorenzo all’Escorial. Benedetto
XVI ha sottolineato che “talvolta si ritiene che la missione di un professore universitario
sia oggi esclusivamente quella di formare dei professionisti competenti ed efficaci
che possano soddisfare la domanda del mercato in ogni momento preciso. Si afferma
pure che l’unica cosa che si deve privilegiare nella congiuntura presente sia la pura
capacità tecnica. Certamente – ha aggiunto - oggi si estende questa visione utilitaristica
dell’educazione, anche di quella universitaria, diffusa specialmente a partire da
ambiti extrauniversitari. Tuttavia – ha proseguito – “sappiamo che quando la sola
utilità e il pragmatismo immediato si ergono a criterio principale, le perdite possono
essere drammatiche: dagli abusi di una scienza senza limiti, ben oltre se stessa,
fino al totalitarismo politico che si ravviva facilmente quando si elimina qualsiasi
riferimento superiore al semplice calcolo di potere. Al contrario, l’idea genuina
di università è precisamente quello che ci preserva da tale visione riduzionista e
distorta dell’umano”. Di qui l’appello del Papa a non perdere mai l’anelito per la
verità. Il Papa ha quindi concluso: “occorre considerare che la stessa verità è sempre
più alta dei nostri traguardi. Possiamo cercarla ed avvicinarci ad essa, però non
possiamo possederla totalmente, o meglio è essa che ci possiede e che ci motiva. Nell’opera
intellettuale e docente, perciò, l’umiltà è una virtù indispensabile, che ci protegge
dalla vanità che chiude l’accesso alla verità”. Di seguito il testo integrale del
discorso del Papa:
Signor Cardinale Arcivescovo di Madrid, Venerati
Fratelli nell’Episcopato, Cari Padri Agostiniani, Illustri Professori
e Professoresse, Distinte Autorità, Cari amici,
attendevo
con grande desiderio questo incontro con voi, giovani professori delle università
spagnole, che prestate una splendida collaborazione nella diffusione della verità,
in circostanze non sempre facili. Vi saluto cordialmente e ringrazio per le amabili
parole di benvenuto, come pure per la musica eseguita, risuonata in modo meraviglioso
in questo monastero di grande bellezza artistica, eloquente testimonianza nei secoli
di una vita di preghiera e di studio. In questo luogo emblematico, ragione e fede
si sono fuse armoniosamente nell’austera pietra per modellare uno dei monumenti più
rinomati della Spagna.
Saluto altresì con particolare affetto coloro
che in questi giorni hanno partecipato ad Avila al Congresso Mondiale delle università
cattoliche, sul tema: «Identità e missione dell’Università Cattolica».
Nell’essere
insieme con voi, mi tornano alla mente i miei primi passi come professore all’università
di Bonn. Quando si vedevano ancora le ferite della guerra ed erano molte le carenze
materiali, tutto veniva superato dall’entusiasmo di un’attività appassionante, dal
contatto con colleghi delle diverse discipline e dal desiderio di dare risposta alle
inquietudini ultime e fondamentali degli alunni. Questa universitas», che ho vissuto,
di professori e discepoli che assieme cercano la verità in tutti i saperi, o, come
avrebbe detto Alfonso X il Saggio, tale «riunione di maestri e discepoli con volontà
e obiettivo di apprendere i saperi» (Siete partidas, partida II, tit. XXXI), rende
chiaro il significato e anche la definizione dell’Università.
Nel motto
di questa Giornata Mondiale della Gioventù «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella
fede» (Col 2,7), potrete trovare anche luce per comprendere meglio il vostro essere
e la vostra missione. In questo senso, e come ho già scritto nel Messaggio ai giovani
in preparazione a questi giorni, i termini «radicati, fondati e saldi» indirizzano
a fondamenti solidi per la vita (cfr n. 2).
Tuttavia, dove troveranno
i giovani tali punti di riferimento in una società sgretolata e instabile? Talvolta
si ritiene che la missione di un professore universitario sia oggi esclusivamente
quella di formare dei professionisti competenti ed efficaci che possano soddisfare
la domanda del mercato in ogni momento preciso. Si afferma pure che l’unica cosa che
si deve privilegiare nella congiuntura presente sia la pura capacità tecnica. Certamente,
oggi si estende questa visione utilitaristica dell’educazione, anche di quella universitaria,
diffusa specialmente a partire da ambiti extrauniversitari. Tuttavia, voi che avete
vissuto come me l’università, e che la vivete ora come docenti, sentite senza dubbio
il desiderio di qualcosa di più elevato che corrisponda a tutte le dimensioni che
costituiscono l’uomo. Sappiamo che quando la sola utilità e il pragmatismo immediato
si ergono a criterio principale, le perdite possono essere drammatiche: dagli abusi
di una scienza senza limiti, ben oltre se stessa, fino al totalitarismo politico che
si ravviva facilmente quando si elimina qualsiasi riferimento superiore al semplice
calcolo di potere. Al contrario, l’idea genuina di università è precisamente quello
che ci preserva da tale visione riduzionista e distorta dell’umano.
In
realtà, l’università è stata ed è tuttora chiamata ad essere sempre la casa dove si
cerca la verità propria della persona umana. Per tale ragione non a caso fu la Chiesa
ad aver promosso l’istituzione universitaria, proprio perché la fede cristiana ci
parla di Cristo come del Logos mediante il quale tutto è stato fatto (cfr Gv 1,3),
e dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questa buona novella
scopre una razionalità in tutto il creato e guarda all’uomo come ad una creatura che
partecipa e può giungere a riconoscere tale razionalità. L’università incarna, pertanto,
un ideale che non deve snaturarsi, né a causa di ideologie chiuse al dialogo razionale,
né per servilismi ad una logica utilitaristica di semplice mercato, che vede l’uomo
come semplice consumatore.
Ecco la vostra missione importante e vitale.
Siete voi che avete l’onore e la responsabilità di trasmettere questo ideale universitario:
un ideale che avete ricevuto dai vostri predecessori, molti dei quali umili seguaci
del Vangelo e che, in quanto tali, si sono convertiti in giganti dello spirito. Dobbiamo
sentirci loro continuatori in una storia ben distinta dalla loro, ma nella quale le
questioni essenziali dell’essere umano continuano a reclamare la nostra attenzione
e ci spingono ad andare avanti. Con loro ci sentiamo uniti a quella catena di uomini
e donne che si sono impegnati a proporre e a far stimare la fede davanti all’intelligenza
degli uomini. Ed il modo di farlo non consiste solo nell’insegnarlo, ma ancor più
nel viverlo, incarnarlo, come anche lo stesso Logos si incarnò per porre la sua dimora
fra di noi. In tal senso i giovani hanno bisogno di autentici maestri; persone aperte
alla verità totale nei differenti rami del sapere, sapendo ascoltare e vivendo al
proprio interno tale dialogo interdisciplinare; persone convinte, soprattutto, della
capacità umana di avanzare nel cammino verso la verità. La gioventù è tempo privilegiato
per la ricerca e l’incontro con la verità. Come già disse Platone: «Cerca la verità
mentre sei giovane, perché se non lo farai, poi ti scapperà dalle mani» (Parmenide,
135d). Questa alta aspirazione è la più preziosa che potete trasmettere in modo personale
e vitale ai vostri studenti, e non semplicemente alcune tecniche strumentali ed anonime,
o alcuni freddi dati, usati solo in modo funzionale.
Perciò vi incoraggio
caldamente a non perdere mai questa sensibilità e quest’anelito per la verità; a non
dimenticare che l’insegnamento non è un’arida comunicazione di contenuti, bensì una
formazione dei giovani che dovrete comprendere e ricercare; in essi quali dovete suscitare
questa sete di verità che hanno nel profondo e quest’ansia di superarsi. Siate per
loro stimolo e forza.
Per tale motivo, è doveroso tenere a mente, in
primo luogo, che il cammino verso la verità piena impegna anche l’intero essere umano:
è un cammino dell’intelligenza e dell’amore, della ragione e della fede. Non possiamo
avanzare nella conoscenza di qualcosa se non ci muove l’amore, e neppure possiamo
amare qualcosa nella quale non vediamo razionalità, dato che «Non c'è l'intelligenza
e poi l'amore: ci sono l'amore ricco di intelligenza e l'intelligenza piena di amore»
(Caritas in veritate, 30). Se verità e bene sono uniti, così lo sono anche conoscenza
e amore. Da questa unità deriva la coerenza di vita e di pensiero, l’esemplarità che
si esige da ogni buon educatore.
In secondo luogo, occorre considerare
che la stessa verità è sempre più alta dei nostri traguardi. Possiamo cercarla ed
avvicinarci ad essa, però non possiamo possederla totalmente, o meglio è essa che
ci possiede e che ci motiva. Nell’opera intellettuale e docente, perciò, l’umiltà
è una virtù indispensabile, che ci protegge dalla vanità che chiude l’accesso alla
verità. Non dobbiamo attirare gli studenti a noi stessi, bensì indirizzarli verso
quella verità che tutti cerchiamo. In tale compito vi aiuterà il Signore, che vi chiede
di essere semplici ed efficaci come il sale, come la lampada che fa luce senza fare
rumore (cfr Mt 5,13-15).
Tutto ciò ci invita a volgere sempre lo sguardo
a Cristo, nel cui volto risplende la Verità che ci illumina, ma che è anche la via
che ci conduce alla pienezza duratura, poiché è il Viandante che è al nostro fianco
e ci sostiene con il suo amore. Radicati in Lui, sarete buone guide per i nostri giovani.
Con tale speranza, vi affido alla protezione della Vergine Maria, Trono della Sapienza,
perché Ella vi faccia collaboratori del suo Figlio mediante una vita piena di senso
per voi stessi e feconda di frutti, di conoscenza e di fede, per i vostri alunni.