2011-08-18 15:27:49

Repressioni in Siria: Damasco sempre più isolata. L'Onu valuta l'accusa di crimini contro l'umanità


Le operazioni dell'esercito della Siria contro le recenti manifestazioni antigovernative sarebbero concluse. La notizia è stata data direttamente dal presidente Bashar al-Assad al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sentito telefonicamente la notte scorsa. E proprio l’Onu, che ha ritirato il personale non essenziale dalla Siria, potrebbe decidere di affidare la questione al Tribunale Penale Internazionale, dopo aver aperto un’inchiesta sulla durissima repressione avvenuta nel Paese contro le proteste antiregime. Oggi al Consiglio di Sicurezza arriva un rapporto dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani che parla di possibili crimini contro l'umanità compiuti in Siria. Svizzera e Tunisia richiamano i propri ambasciatori a Damasco, mentre il Kuwait sta valutando questa ipotesi. E secondo fonti dell'amministrazione Usa, il presidente Obama sta per chiedere ufficialmente le dimissioni di Assad. Anche Pax Christi, in un appello, ha chiesto al Palazzo di Vetro di fermare le violenze in Siria. Giancarlo La Vella ne ha parlato con don Renato Sacco di Pax Christi:RealAudioMP3

R. - La prima cosa che diciamo in questo appello è: fermare il massacro e rompere il silenzio! Ci chiediamo come mai, di fronte a migliaia di feriti, di reclusi, di persone uccise, c’è questo silenzio che noi non riusciamo a capire... Forse la paura di dire ‘se crolla questo regime in Siria cosa potrà succedere? Quali saranno le conseguenze?’.

D. – Nel vostro appello c’è anche un’esortazione alla Comunità internazionale, all’Onu perché vengano presi provvedimenti. Una richiesta questa, a cui sembra che il Palazzo di Vetro abbia risposto positivamente...

R. – Speriamo, altrimenti si rischia di pensare sempre che l’Onu sia solo da usare come copertura per un’azione militare. Quindi bisogna chiedere alla Comunità internazionale che si adoperi per una robusta politica di pace, utilizzando il diritto internazionale e non il solo silenzio e poi di colpo dar via alla guerra. Ma c’è anche un appello rivolto in modo specifico all’Italia, perché, dalle nostre documentazioni, “Pax Christi” denuncia la grossa corresponsabilità che abbiamo nella vendita di armi a regimi.

D. – Qual è la strada per la soluzione del conflitto in Siria?

R. – Essere per la pace, condannando tutti gli strumenti di guerra: questo vale per tutti i Paesi in guerra. Poi chiedere di attivarsi per sostenere un cambio di sistema politico che garantisca i diritti umani, la libertà religiosa, la laicità dello Stato e la dignità della persona.

D. – Una ricaduta drammatica anche per quanto riguarda la situazione umanitaria...

R. – Alcuni attivisti dei diritti umani parlano di 5 mila tra uccisi e scomparsi, 13 mila prigionieri politici, distruzioni, profughi - che abbiamo visto scappare verso la Turchia - frontiere chiuse... Io sono stato tante volte in Iraq e gli amici dell’Iraq dicono: “Adesso i profughi iracheni che sono scappati in Siria cosa faranno? Quale dei due Paesi è più sicuro?” Di fronte a migliaia di persone, o molte di più, che si mettono in cammino credo che dovremmo mobilitarci, comunque, dovremmo rompere il silenzio. Noi abbiamo solo alcuni rappresentanti dei diritti umani che qualche volta riescono a far arrivare una flebile voce, che invece dovrebbe essere un grido di denuncia! (ma)







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