Gmg. Il cardinale Tettamanzi: l’uomo ha nostalgia di Dio
La nostalgia di Dio nell’uomo contemporaneo che sembra aver dimenticato la trascendenza.
Questo è il tema affrontato dal cardinale Dionigi Tettamanzi, amministratore apostolico
di Milano, nell’incontro di ieri a Madrid con i giovani riuniti per ascoltare la prima
catechesi della 26.ma Giornata mondiale della gioventù, di cui da notizia il Sir.
Il porporato ha poi ricordando che nel loro cuore c’è un “ospite gradito, capace di
riempire di senso i loro giorni, di dare ragione della propria origine e di svelare
un futuro affascinante ma non utopico e praticabile; un ospite in grado di soddisfare
le domande serie sulla vita e sulla morte, sul dolore e sulla giustizia, sugli affetti
e sulla vocazione”. “Questo ospite gradito – ha detto – è Dio, il Padre di Gesù Cristo,
il Padre di tutti gli uomini”. “Tra tante parole urlate per imporsi e tra molti brusii
logoranti – ha aggiunto – c’è ancora il sussurro di una brezza leggera che domanda
di essere accolta e ascoltata; c’è un ospite gradito che cerca lo spazio di un incontro
e la promessa di una relazione”. Il cardinale ha poi argomentato sulla fede “dono”,
“scelta” e “futuro”. “La fede – ha spiegato – è una grazia che l’uomo riceve. La
scopre dentro di sé nell’intimità dei propri pensieri e dei propri affetti; la scorge
nelle vicende che hanno costellato e costellano la sua vita, nella propria biografia,
fatta d’incontri, di scelte, di volti. È come il respiro e il battito del cuore, che
fanno di ciascuno di noi un essere vivente. Non è un sentimento, perché il sentimento
è fragile: oggi c’è ma domani non si sa, a volte è intenso, altre volte è debole.
La fede è una grazia che rende unica l’esistenza”. Ma è pure “una scelta libera e
intelligente”. “Per questo – ha precisato – un giovane deve coltivare non solo la
propria intelligenza, ma anche la propria libertà. La fede esige la libertà. Essa
chiede di essere educata ed esercitata, di essere custodita come un dono e di essere
usata bene. Essa esprime la disposizione interiore a mettere in gioco tutto se stesso,
nella propria intelligenza e nella propria corporeità, nei sentimenti e nelle emozioni,
nelle azioni e nei segni, per qualcosa che riempie la propria esistenza e dà compimento
ai propri progetti”. Infine “il dono della fede è certezza del nostro futuro”, “che
avrà il compimento – ha concluso – nell’eternità di Dio”. (M.G.)