Orissa, allarme in vista del terzo anniversario dei pogrom anticristiani del 2008
Il 23 agosto del 2008, nello Stato indiano dell’Orissa, veniva assassinato il leader
del gruppo radicale indù Vhp, Laksamananda Saraswati, da parte di maoisti. Nei giorni
successivi, si scatenò un’ondata di violenze verso gli innocenti cristiani dalit.
Questi pogrom hanno portato all’uccisione di decine di cristiani, alla distruzione
di 300 chiese, all’incendio di più di 5600 abitazioni e alla fuga di oltre 56 mila
cristiani. Una suora e altre due donne sono state violentate e molte molestate. Alla
vigilia del terzo anniversario di questi drammatici eventi, John Dayal, segretario
generale dell’"All India christian council" (Aicc), e membro del "National integration
council" del governo indiano, ha lanciato un allarme a tutti i livelli governativi,
nazionale e locale, per scongiurare possibili violenze in occasione di una manifestazione
di radicali indù prevista proprio per il 23 agosto. I cristiani sono stati infatti
accusati ingiustamente dell’uccisione del leader indù, come ha dimostrato la sentenza
di condanna dei reali assassini, ma questo non è bastato a tranquillizzare la comunità
cristiana, ancora oggi oggetto di discriminazione e violenza. John Dayal riferisce
ad AsiaNews che il Sangh Parivar (movimento radicale indù, n.d.r) intende celebrare
il 23 agosto prossimo la giornata di "Protezione della fede", e che per questo "sta
distribuendo manifestini". "La nostra comunità – prosegue l’esponente cristiano –
teme che potrebbero esserci problemi e violenze a meno che il governo dello Stato
non prenda le misure più severe a Kandhamal e negli altri distretti”. Nel frattempo,
una delegazione parlamentare tedesca ha visitato Kandhamal e ha chiesto con urgenza
al primo ministro dell’Orissa, Naveen Patnaik, di farsi carico della situazione nel
distretto. La delegazione, composta di nove membri, guidata da Volker Kauder, presidente
del gruppo cristiano-democratico, ha visitato i rifugiati nel campo di Nandagiri.
“I cristiani vivono ancora nella paura”, ha dichiarato Kauder, che ha aggiunto: “Il
fatto che alcuni responsabili della violenza siano ancora in libertà è un ostacolo
alla riconciliazione e a una stabilità di lunga durata. E’ una fonte di preoccupazione
e sarà discusso con le autorità indiane”. (M.G.)