2011-08-16 15:37:59

Pil in frenata in tutta l'eurozona: crescita zero per la Germania


Le Borse europee volgono tutte in negativo, con Milano che registra le maggiori perdite, dopo la diffusione dei dati sul Prodotto interno lordo dell’area euro nel secondo trimestre del 2011. In particolare preoccupa la crescita zero della Germania. Resta comunque alta l’attesa dei mercati per i risultati del vertice di Parigi, in programma nel pomeriggio, tra presidente francese Sarkozy e il cancelliere tedesco Merkel. Sentiamo il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

La locomotiva dell’economia europea rallenta pesantemente. Questo dice il dato del Pil del secondo trimestre di quest’anno della Germania, che registra una crescita di appena lo 0,1% rispetto al trimestre precedente. Meglio il dato su base annua con più 2,8%, anche in questo caso però in rallentamento dal 5% del primo trimestre del 2011. Ma e tutta la zona euro a segnare il passo: la media di crescita trimestrale dei 17 Paesi è dello 0,2%. Economie ferme, dunque, anche in Francia e Spagna, con quest’ultima che continua ad avere un tasso di disoccupazione sopra il 20%. Tra i maggiori Paesi dell’unione monetaria solo l'Italia fa registrare una leggera inversione di tendenza con il Pil che passa dal +0,1% del primo trimestre al +0,3% del secondo. Intanto per allentare la speculazione, la Banca Centrale Europea anche oggi ha acquistato nuovi titoli di stato italiani e spagnoli. Nei giorni scorsi la Bce aveva già acquistato 22 miliardi di bond governativi. Con le operazioni della scorsa settimana, il portafoglio di titoli governativi della Bce sale a 96 miliardi. E i nuovi dati sulla crescita saranno sicuramente presi in esame al vertice franco- tedesco che si terrà fra poche ore a Parigi. Secondo gli analisti, al centro dei colloqui tra il cancelliere Merkel e il presidente Sarkozy ci saranno anche i nuovi paletti, più o meno vincolanti, che dovrebbero essere messi per limitare l'indebitamento dei Paesi dell'Eurozona, nel quadro di un eventuale rafforzamento del patto di stabilità. Berlino è infatti sempre più contraria a qualsiasi azione che possa portare i contribuenti tedeschi a contrarre nuove obbligazioni dei Paesi indebitati.

Libia
Prosegue in Libia lo scontro armato tra le truppe fedeli a Gheddafi e le milizie degli insorti che, a 6 mesi dall’inizio del conflitto, stanno stringendo il cerchio sulla capitale Tripoli. Almeno 26 ribelli sono stati uccisi nei duri combattimenti in corso per il controllo dell'area industriale di Marsa el Brega, il terminal petrolifero a sud di Bengasi. E per la prima volta dall'inizio della guerra, le forze del regime hanno lanciato un missile Scud contro postazioni degli insorti. Intanto, tra conferme e smentite, circola la notizia di colloqui segreti tra ribelli e rappresentanti del governo si sono svolti la scorsa notte a Djerba. All’incontro avrebbero partecipato ministri e responsabili della sicurezza vicini a Gheddafi.

Siria
In Siria, la città costiera di Latakia è sotto assedio per il quarto giorno consecutivo. Stamane hanno aperto il fuoco i carri armati dell’esercito, ieri era stata pesantemente bombardata dal mare dalle unità della marina. Gli attivisti denunciano la morte di 30 persone e la fuga di migliaia i rifugiati palestinesi, fra i quali si registra una vittima, dal campo profughi situato nel centro abitato. Contro la dissidenza, arresti e violenze proseguono ancora nelle città di Homs ed Hula, mentre tutti gli appelli internazionali, da ultimo quello della Turchia, vengono ignorati dal governo di Damasco.

Yemen, violenze
Nello Yemen almeno 13 persone sono rimaste uccise nel corso degli scontri scoppiati nella notte tra le Guardie Repubblicane e i combattenti dell'opposizione nella regione montagnosa a nord della capitale Sana. Carri armati dell’esercito fedele al presidente Saleh sono entrati in alcuni villaggi, nel distretto di Arhab, smantellando le basi dell'opposizione. Molti anche i feriti durante i combattimenti, secondo fonti della sicurezza locale.

Marocco
Si terranno il 25 novembre le elezioni legislative anticipate in Marocco. Ad annunciarlo il ministro dell’Interno dopo l’accordo trovato con una ventina di partiti politici. Si tratta del primo passo sulla strada delle riforme decise dal re Mohammed VI e ratificate dal referendum dello scorso primo luglio che riduceva parzialmente i poteri del sovrano.

Darfur, rapimento cooperante italiano
Si attendono sviluppi in merito al rapimento del cooperante italiano di Emergency avvenuto domenica scorsa in Darfur. Il ministro degli Esteri italiano Frattini segue personalmente la vicenda mentre l’unità di crisi della Farnesina ha attivato i contatti con la missione Onu nel Paese e con le autorità locali. Chiesto il silenzio stampa per facilitare le operazioni di salvataggio e disposto il rientro a Khartoum dell’ambasciatore italiano, in questi giorni tornato momentaneamente a Roma. Ma qual è oggi la situazione nella regione sudanese? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Irene Panozzo, giornalista di Lettera 22 ed esperta dell’area:RealAudioMP3

R. – Il Darfur continua ad essere in una situazione di grande instabilità ed insicurezza; di fatto, la guerra iniziata nel 2003 non si è mai conclusa. Ci sono stati diversi Trattati di pace: il primo, nel 2006, firmato solo da una fazione; l’ultimo, a metà luglio scorso, ma di nuovo firmato solo da una fazione dei moltissimi gruppi ribelli attivi in Darfur, con il governo di Khartoum.

D. – Cosa chiedono le fazioni?

R. – Sono talmente tante e hanno tutte, naturalmente, richieste diverse tra loro per cui è difficile trovare una posizione comune. L’ultimo accordo di pace prevede comunque concessioni anche sul piano politico, concessioni che però riguardano solo ed esclusivamente quel gruppo ribelle e non gli altri, che chiedono una soluzione più ampia e che affronti tutta una serie di questioni che vanno dalla partecipazione politica alla partecipazione economica, alla sicurezza, al ritorno degli sfollati interni…

D. – Qual è l’atteggiamento di Khartoum, del Nord Sudan?

R. – Diciamo che è ambivalente, nel senso che c’è stata la volontà, in questi anni, di negoziare. Però, allo stesso tempo, secondo il punto di vista degli altri gruppi ribelli che finora non hanno firmato nessun tipo di Trattato di pace, si sono date risposte non sufficienti. Questo permette a Khartoum di agire con la forza nei confronti di quei gruppi ribelli che non firmano i trattati. Il rischio che succeda esattamente la stessa cosa c’è anche adesso.

D. – Come vive la popolazione nella regione del Darfur?

R. – Vive in una situazione di continua instabilità e insicurezza. Anche in questo caso è un po’ difficile generalizzare: il Darfur è grande circa quanto la Francia ed è diviso in tre Stati. In generale, però, si può dire che continuano ad esistere grandi campi di sfollati, soprattutto nei pressi delle grandi città, dove le condizioni di vita sono particolarmente dure. (gf)

Usa, Obama annuncia piano per la crescita
Il presidente Usa Barack Obama ha iniziato un difficile tour in tre stati del Midwest per tentare di recuperare la propria credibilità di fronte a milioni di cittadini disincantati dalla grave crisi economica abbattutasi sul Paese. Obama, la cui popolarità si trova ai minimi storici, ha annunciato un nuovo piano per la crescita e l’occupazione che sarà presentato alla ripresa dei lavori del Congresso dopo la pausa estiva.

Coree-Usa esercitazioni
Al via oggi le esercitazioni congiunte tra le forze armate della Corea del Sud e degli Stati Uniti allo scopo di perfezionare le difese contro la Corea del Nord. L’iniziativa, nella quale saranno coinvolti 56 mila soldati di Seul e 30 mila americani, è stata condannata da Pyongyang che ha minacciato la ''guerra totale''.

Mare del Nord, in mare tonnellate di petrolio
Non si arresta la fuoriuscita di petrolio a 180 chilometri da Aberdeen, sulla costa orientale della Scozia. Una seconda falla è stata scoperta dalla Shell, la compagnia che controlla la piattaforma dove è avvenuto l’incidente. Da mercoledì scorso sono finite in mare almeno 260 tonnellate di greggio. Secondo gli esperti si tratta dell’incidente più grave nell’area dal 2000. Ma cosa succede quando una così grande quantità di petrolio si riversa in mare? Irene Pugliese lo ha chiesto a Paola del Negro dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale di Trieste:RealAudioMP3

R. – C’è tutta una serie di problematiche. Innanzitutto, che questa massa di liquido di densità diversa rispetto all’acqua del mare, ovviamente si stratifica e copre una certa superficie del mare. Questo implica immediatamente una diversa penetrazione dei raggi di luce, e questo fa sì che i processi legati alla fotosintesi vengano inibiti. Al di là di tutte le problematiche chimiche, di sostanze che interagiscono con l’acqua di mare, possono arrivare sul fondo e quindi la tossicità si distribuisce lungo tutta la colonna d’acqua.

D. – Quanto tempo ci vuole per ripristinare l’ecosistema marino dopo un avvenimento del genere?

R. – Il mare cerca di ripristinare velocemente le proprie condizioni ottimali, per cui i microorganismi cercano di degradare questo materiale petrolifero, che è un materiale organico, e quindi di distruggerlo, di trasformarlo. Però, questi processi sono lenti e condizionati dalla temperatura: quindi, laddove la temperatura fosse anche al di sotto di determinate soglie, questi processi di degradazione sono lenti. Ci mette tanto, veramente tanto tempo per tornare alle condizioni di partenza!

D. – Quali sono le conseguenze sulla fauna e sulla vegetazione marina?

R. – Possono essere catastrofiche per gli organismi che rimangono intrappolati in questa macchia oleosa che fuoriesce: qui i danni possono essere molto gravi e immediati. Di sicuro, però, le conseguenze sono consistenti anche per tutti i microorganismi dei quali non vediamo immediatamente le conseguenze.

D. – Come si arginano fenomeni di questo tipo?

R. – Cercando di limitare la dispersione di queste macchie oleose il più possibile. Però, certamente è difficile pensare ad un provvedimento che possa in qualche modo limitarne gli effetti… (gf)

India corruzione
Oltre mille partecipanti alla manifestazione contro la corruzione sono stati arrestati dalla polizia indiana a Delhi, poco dopo l'arresto del promotore della protesta, l'attivista 74enne Anna Hazare, che aveva preannunciato per oggi l'inizio di un nuovo sciopero della fame. La notizia degli arresti ha innescato un'ondata di proteste nella capitale e in tutta l'India. Ieri la polizia aveva proibito la manifestazione perché Hazare ed i suoi collaboratori avevano respinto alcune delle condizioni poste per lo svolgimento della protesta. Intanto, anche il primo ministro dell'India, Manmohan Singh, ha riconosciuto la corruzione dilagante nel Paese, sottolineando che il governo “ha intrapreso le azioni più severe quando gli scandali sono venuti alla luce”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 228







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