2011-08-16 15:25:00

Darfur. Rapimento cooperante italiano: chiesto il silenzio stampa


Si attendono sviluppi in merito al rapimento del cooperante italiano di Emergency avvenuto domenica scorsa in Darfur. Il ministro degli Esteri italiano Frattini segue personalmente la vicenda mentre l’unità di crisi della Farnesina ha attivato i contatti con la missione Onu nel Paese e con le autorità locali. Chiesto il silenzio stampa per facilitare le operazioni di salvataggio e disposto il rientro a Khartoum dell’ambasciatore italiano, in questi giorni tornato momentaneamente a Roma. Ma qual è oggi la situazione nella regione sudanese? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Irene Panozzo, giornalista di Lettera 22 ed esperta dell’area:RealAudioMP3

R. – Il Darfur continua ad essere in una situazione di grande instabilità ed insicurezza; di fatto, la guerra iniziata nel 2003 non si è mai conclusa. Ci sono stati diversi Trattati di pace: il primo, nel 2006, firmato solo da una fazione; l’ultimo, a metà luglio scorso, ma di nuovo firmato solo da una fazione dei moltissimi gruppi ribelli attivi in Darfur, con il governo di Khartoum.

D. – Cosa chiedono le fazioni?

R. – Sono talmente tante e hanno tutte, naturalmente, richieste diverse tra loro per cui è difficile trovare una posizione comune. L’ultimo accordo di pace prevede comunque concessioni anche sul piano politico, concessioni che però riguardano solo ed esclusivamente quel gruppo ribelle e non gli altri, che chiedono una soluzione più ampia e che affronti tutta una serie di questioni che vanno dalla partecipazione politica alla partecipazione economica, alla sicurezza, al ritorno degli sfollati interni…

D. – Qual è l’atteggiamento di Khartoum, del Nord Sudan?

R. – Diciamo che è ambivalente, nel senso che c’è stata la volontà, in questi anni, di negoziare. Però, allo stesso tempo, secondo il punto di vista degli altri gruppi ribelli che finora non hanno firmato nessun tipo di Trattato di pace, si sono date risposte non sufficienti. Questo permette a Khartoum di agire con la forza nei confronti di quei gruppi ribelli che non firmano i trattati. Il rischio che succeda esattamente la stessa cosa c’è anche adesso.

D. – Come vive la popolazione nella regione del Darfur?

R. – Vive in una situazione di continua instabilità e insicurezza. Anche in questo caso è un po’ difficile generalizzare: il Darfur è grande circa quanto la Francia ed è diviso in tre Stati. In generale, però, si può dire che continuano ad esistere grandi campi di sfollati, soprattutto nei pressi delle grandi città, dove le condizioni di vita sono particolarmente dure. (gf)








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