Concluso ad Avila il primo Congresso mondiale delle Università cattoliche
Con una solenne celebrazione presieduta dal cardinale Rouco Varela, arcivescovo di
Madrid, si è concluso ieri sera ad Avila il primo Congresso mondiale delle Università
cattoliche sul tema “Identità e missione nell’Università cattolica”. All’incontro
hanno preso parte oltre 500 docenti universitari provenienti da 170 università di
40 Paesi nei cinque continenti, che hanno espresso la loro intenzione di continuare
il lavoro di rete iniziato in questi giorni nella cittadina spagnola. Da Avila il
servizio di Marina Tomarro:
Offrire ai
giovani un valido progetto educativo che li prepari ad affrontare il futuro con una
sicurezza ed una speranza maggiore dei loro coetanei che hanno frequentato le università
laiche: questo è il vero segreto per un sicuro rilancio degli atenei cattolici. Così
Stefano Zamagni, docente presso l’Università di Bologna, offre ai partecipanti le
conclusioni del primo Convegno mondiale delle Università cattoliche ad Avila. Purtroppo
– ha spiegato l’economista nel suo intervento – negli ultimi tempi le università cattoliche
hanno subito una perdita di fiducia delle loro stesse capacità in quanto hanno finito
per adottare gli stessi schemi di pensiero e di programma delle università laiche.
Se vogliono di nuovo essere scelte, devono ritrovare la loro identità, che consiste
non solo in una buona offerta formativa, ma anche in una proposta educativa alternativa
dagli altri atenei laici. E tra i vari interventi, anche quello di Vincenzo Buonomo,
docente alla Pontificia Università Lateranense di Roma che ha spiegato come l’Università
Cattolica possa dare un’importante contributo alla base dei diritti umani, soprattutto
in questi tempi di crisi. “I nostri atenei – ha continuato Buonomo – sono chiamati
a proporre una visione dei diritti umani come uno strumento che sta contribuendo a
trasformare la società in una comunità di persone ad immagine della famiglia”. Diversi
partecipanti al Congresso prenderanno parte, il prossimo 19 agosto, all’incontro di
Benedetto XVI con i docenti universitari al monastero dell’Escorial, vicino Madrid.
Ma
che ruolo possono avere oggi le università cattoliche? Marina Tomarro lo ha chiesto
a mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale universitaria
di Roma, presente all’incontro:
R. – Le università
cattoliche oggi sono chiamate a compiere un passaggio molto importante. Innanzitutto,
quello di superare il pregiudizio della confessionalità che spesso le ha ridimensionate
nelle loro capacità di dare contributi significativi alla cultura contemporanea. Ma
poi, c’è l’aspetto positivo e indispensabile che è quello di aiutare la società contemporanea,
e quindi la sua cultura, al passaggio dall’esperienza formativa etica e anche dall’elaborazione
culturale centrata sui valori etici, ad una prospettiva più ampia che certamente recuperi
le dimensioni etiche ma che aiuti l’uomo e la società contemporanea a comprendersi,
in questo momento storico, come capaci di costruire la società. Ecco: questo passaggio
dall’uomo eticamente buono all’uomo costruttore rappresenta oggi la grande sfida,
la grande proposta che la cultura cattolica e la Chiesa sono chiamate ad affrontare
e in essa, evidentemente, le università cattoliche hanno un ruolo determinante perché
è nelle università cattoliche che la fede ha la possibilità di esprimere tutta se
stessa nelle sue capacità culturali e quindi dare contributi che in questo momento
altre esperienze o altre proposte culturali non sono più in grado di dare, in considerazione
del fatto che l’umanità ha vissuto grandi crisi epocali, ultima quella economico-finanziaria,
che impone – come Benedetto XVI ha più volte sottolineato – di ripensare lo sviluppo.
Infatti, questo sviluppo dovrà concretizzarsi attraverso il rilancio di una dimensione
antropologica che aiuti l’uomo a scoprirsi davvero costruttore della società.
D.
– Le cappellanie universitarie, che ruolo hanno all’interno degli atenei cattolici?
R.
– Io penso che in una nuova prospettiva che vada oltre la formazione etica, è importante
il ruolo delle cappellanie universitarie, perché all’interno delle università cattoliche
le cappellanie devono recuperare un ruolo determinante, non soltanto nella formazione
ma soprattutto nel rendere possibile quella pienezza di esperienze cristiane che costituisce
il presupposto e la condizione necessaria per poter poi sostenere e favorire e sollecitare
l’impegno scientifico e culturale dell’intera comunità accademica. Per questo è molto
importante che i responsabili delle università cattoliche guardino alle cappellanie
universitarie non come fatto marginale, certamente importante ma relativo ad esperienze
parziali della vita dei giovani o dei docenti; ma si inizi a considerare le cappellanie
universitarie come luogo fondamentale da cui prende origine la stessa esperienza di
fede. (gf)