Varato il decreto anti-crisi. Berlusconi: atto necessario. Protestano opposizione
ed enti locali
Via libera ieri sera dal Consiglio dei Ministri alla super-manovra di pareggio che
aggiunge 45 miliardi ai circa 47 dell’intervento di luglio. Non sarà chiesta la fiducia,
ha precisato oggi il ministro dell’Economia Tremonti. Per Berlusconi è stato un atto
compiuto con il "cuore grondante di sangue" ma reso necessario dall'attuale crisi
economica globale. Bocciatura secca della manovra da parte delle opposizioni e degli
amministratori degli Enti locali. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:
Alla fine,
la manovra è arrivata. In extremis, il governo italiano, pressato dalla Banca Centrale
Europea, dice sì al decreto aggiuntivo per 45,5 miliardi di euro, 20 nel 2012, altri
25.5 nel 2013. Tagli e tasse che piovono sugli italiani a poche ore dalla pausa di
ferragosto, ma che – aveva spiegato ieri sera il ministro Tremonti – permetteranno
di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013. Si procederà, tra i vari punti, con
tagli ai ministeri, agli Enti locali, con tasse più alte sulle rendite finanziare,
con il contributo di solidarietà a partire dai redditi oltre i 90mila, che peserà
sui dipendenti del privato e sugli autonomi, con la lotta all’evasione, con l’aumento
delle accise sui tabacchi, con l’attuazione della riforma assistenziale e di quella
fiscale. Nel dettaglio: innalzamento delle pensioni a 65 anni delle lavoratrici private
anticipato dal 2020 al 2016, aumento della quota Irpef per i lavoratori autonomi,
per i dipendenti pubblici a rischio la tredicesima, mentre il Tfr verrà pagato con
due anni di ritardo. Intervento sui costi della politica con un taglio di oltre 50mila
poltrone, via 36 province al di sotto dei 300 mila abitanti e accorpamento dei comuni
con meno di mille abitanti. La necessità di intervenire con una manovra aggiuntiva
- ha ripetuto oggi in conferenza stampa il ministro Tremonti - è stata un’accelerazione
drammatica della crisi degli ultimi giorni che - ha specificato - non riguarda solo
l’Italia. Se ci fossero gli eurobond - ha proseguito - non saremmo arrivati ad oggi.
Molto, ha proseguito, dipenderà dal vertice franco-tedesco della prossima settimana.
Forti le critiche dalle opposizioni: per il segretario Pd Bersani si tratta di una
“manovra iniqua e inadeguata che non risponde ai problemi”. Bocciatura anche da Udc,
Fli e Api, e rabbia degli amministratori locali, governatori e sindaci anche della
maggioranza, che si rivoltano contro i tagli.
Per un commento, Francesca
Sabatinelli ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio:
R. – Si tratta
di misure certamente molto pesanti, che pare siano state richieste esplicitamente
dalla Banca centrale europea e anche dalla Banca d’Italia: queste misure dovrebbero
portarci al pareggio di bilancio nel 2013 e in tal caso noi saremmo - insieme alla
Germania - gli unici due Paesi che arrivino così presto al pareggio di bilancio. Ciò
detto, naturalmente i sacrifici ci sono, non sono piccoli, rimangono alcuni grandi
problemi strutturali del Paese che si spera vorranno poi essere risolti col passare
del tempo.
D. – Professore, chi è più penalizzato?
R.
– Bisognerà vedere esattamente le cifre, quelle della ragioneria generale. Diciamo
che gli oneri sono relativamente distribuiti; tuttavia bisogna vedere se poi, al di
là degli oneri, ci sono misure che per adesso devo ancora studiare, circa il rilancio
della crescita e in particolare i profili occupazionali. Non mi convince molto quella
misura relativa alla liberalizzazione del mercato del lavoro, perché non vorrei che
questo significasse un aumento di precarietà.
D. – Secondo lei, quanto
vale il fatto che ci siano stati questi grandi ed importanti tagli agli enti locali?
R.
– Io credo che questo intervento sia stato pressoché imposto dall’opinione pubblica,
o comunque dall’opinione pubblica che si esprime attraverso la stampa; si tratta poi
di vedere se questa stampa riflette esattamente l’opinione pubblica. In ogni caso,
la soppressione di 36 province porterà ad un risparmio nel medio e lungo termine,
ma sarà un’operazione molto costosa e a sua volta molto dolorosa. Talune province
vanno certamente soppresse; altre non si possono computare solo in base alla popolazione,
perché ci sono province che hanno territori enormi e la popolazione, per quanto non
eccessiva, dev’essere tuttavia presidiata da un ente pubblico. Per quanto riguarda,
invece, gli accorpamenti dei comuni, questi mi convincono di più.
D.
– Resta il fatto che non si registrano riduzioni di parlamentari, tantomeno di privilegi
…
R. – Credo che, quantunque la riduzione del numero dei parlamentari
non possa ovviamente andare in esecuzione se non con una prossima legislatura e con
adeguate modifiche di leggi costituzionali o para-costituzionali, sarebbe stato un
segno molto, molto importante. Tutto ciò non c’è: denota una maggiore cautela quando
si tratta di politica e di parlamentari … (gf)