2011-08-13 14:50:30

Allarme colera nei campi profughi del Corno d'Africa


Continua a rimanere gravissima la situazione umanitaria in tutta la regione del Corno d’Africa, colpita da una carestia senza precedenti. Epicentro della tragedia resta comunque la Somalia, già devastata da una infinita guerra civile e per gran parte nelle mani degli integralisti islamici di al Shabab. Alla carestia e alle migliaia di morti che ha provocato, si aggiunge ora l’emergenza sanitaria per l’epidemia di colera che ha iniziato a dilagare nei compi profughi. L'allarme è stato lanciato dall'Organizzazione Mondiale della sanità. Sulla situazione degli aiuti umanitari Stefano Leszczynski ha intervistato Sandro De Luca, responsabile per i progetti Africa del Ong CISP (Comitato Internazionale per lo sviluppo dei Popoli):RealAudioMP3

R. - La macchina, con tutte le sue lentezze e difficoltà, si sta mettendo in movimento, soprattutto la macchina legata ai grandi Stati e al sistema delle Nazioni Unite. Indubbiamente il conflitto in Somalia rende molto complesso e difficile l’intervento a prescindere - diciamo - della volontà dei singoli attori. In altri casi, come il caso dei Paesi della regione, come il Kenya o come l’Etiopia, c’è una certa resistenza ad accettare il fatto che ci siano aree del Paese colpite dalla carestia: questo, in qualche modo, contrasta con l’immagine di Paesi che stanno sperimentando - per esempio - tassi di crescita molto importanti negli ultimi anni.

D. - Quando parliamo dell’intera area colpita dalla carestia, esattamente di quale estensione territoriale e di densità di popolazione stiamo parlando?

R. - Parliamo di un’area molto, molto vasta perché prende tutto il nord del Kenya, una parte importante dell’est dell’Etiopia e poi tutta la Somalia centromeridionale.

D. - Gli aiuti, per quanto siete riusciti a sapere, arrivano o - come talvolta accade - restano ostaggi di potentati locali?

R. - Gli aiuti stanno cominciando ad arrivare: con difficoltà, perché ci sono difficoltà di accesso in molte aree. Ci sono, ad esempio, difficoltà di accesso all’aiuto internazionale in vaste aree del centro sud della Somalia e questo proprio per ragioni legate al conflitto. C’è da dire che i mercati e quindi la disponibilità di cibo sui mercati - almeno di alcune tipologie di cibo - è piuttosto buona nella Somalia meridionale. Il problema è che ovviamente sfollati che arrivano da zone di conflitto o che sono scappati dalla carestia non hanno alcuna possibilità di acquistare cibo nei mercati, ma il cibo è presente nei mercati. Per cui quello che si sta cercando è una integrazione alle classiche distribuzioni di cibo trasportate su grossi convogli, con altri strumenti alternativi che supportano l’accesso al mercato delle famiglie con casi di malnutrizione o in gravissima difficoltà.

D. - Quando parliamo di masse di profughi che si spostano, di che cifre stiamo parlando?

R. - Per esempio nella sola Mogadiscio, si parla - con tutto il beneficio d’inventario per la difficoltà di raccogliere dati - di almeno 100 mila profughi arrivati negli ultimi mesi e di quantità di persone di circa un migliaio in arrivo ogni giorno. (mg)







All the contents on this site are copyrighted ©.