2011-08-12 15:25:44

Siria: l'esercito spara ancora sui civili durante le manifestazioni anti-regime


Giornata di protesta in Siria, dove dopo la tradizionale preghiera del venerdì, manifestazioni anti-regime si sono svolte per la 22.ma settimana consecutiva. A Deir Ezzor, a nord-est della capitale Damasco, i militari hanno aperto il fuoco contro i civili all’uscita di una moschea. Manifestazioni si sono svolte nella capitale Damasco, dove questa mattina un uomo è stato ucciso dalle forze di sicurezza siriane mentre cercava di fuggire da un arresto. Uccisa anche una donna durante un’operazione di polizia nella provincia di Idlib, mentre i comitati siriani di coordinamento della rivolta parlano di altri cinque civili uccisi dall’esercito in tutto il Paese.

Libia
Si combatte ancora in Libia, dove la situazione sembra in evoluzione dopo alcune settimane di stallo. Il servizio di Michele Raviart:RealAudioMP3

Le truppe fedeli a Gheddafi controllano ancora il terminale petrolifero di Brega, nella Libia orientale. Ad affermarlo è un portavoce degli insorti, che nella giornata di ieri avevano conquistato la parte residenziale della città, cruciale snodo per l’esportazione degli idrocarburi libici. La guerra prosegue anche ad ovest, con le forze ribelli che si sono stabilizzate vicino a Zawiyah, a 50 chilometri dalla capitale Tripoli, roccaforte di Gheddafi. Secondo il generale Bouchard, comandante dell’operazione Nato che da cinque mesi sta bombardando il Paese, “le forze di Gheddafi non sono più in grado di condurre un’offensiva credibile su larga scala” e l’esercito del rais sarebbe così indebolito “da non essere più un pericolo per i civili”. Sul piano diplomatico si registra la presa di posizione della Russia, che, dopo l’astensione del marzo scorso ha ratificato questa mattina la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu contro Gheddafi. Preoccupazione è stata espressa invece dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha definito inaccettabile il numero crescente di civili uccisi in Libia, anche a causa dei raid della Nato.

Iraq
Quattro bombe sono esplose questa notte a Baghdad, causando decine di feriti. Obiettivi degli attentatori sono stati due negozi di alcolici, un ponte e una pattuglia dell’esercito. In precedenza due ordigni avevano colpito la casa di un ufficiale della polizia a Ramadi, a cento chilometri ad ovest della capitale, uccidendo tre persone e ferendone 24.

Tunisia
Venticinque famigliari e componenti del gruppo vicino all’ex-presidente Ben Ali hanno ricevuto pene dai quattro mesi ai sei anni nel processo per la tentata fuga dal Paese nel gennaio scorso. Le accuse rivolte agli imputati riguardavano il possesso illegale di grandi somme di denaro e il traffico di gioielli. Assolto invece l’ex capo della sicurezza di Ben-Ali, accusato di complicità nella fuga e falsificazione di passaporti.

Afghanistan
Hamid Karzai non si candiderà per un terzo mandato presidenziale. La Costituzione afghana non prevede più di due mandati presidenziali consecutivi e la sua candidatura sarebbe “sconveniente” per il Paese, ha detto lo stesso Karzai. Intanto si contano nuove vittime tra le file delle truppe internazionali: un militare francese è morto ed altri quattro sono rimasti feriti da un ordigno rudimentale durante un pattugliamento nelle valle di Tagab, a nord di Kabul. Stessa sorte per un soldato della coalizione internazionale Isaf, nell’Afghanistan orientale, mentre un attacco degli insorti ha ucciso un altro militare nel sud del Paese.

Pakistan
Un soldato pakistano è stato condannato a morte per aver ucciso a bruciapelo un ragazzo all’uscita di un parco di Karachi. L’episodio, avvenuto l’8 giugno scorso, era stato ripreso da un videoamatore e trasmesso in tutto il Paese, nel quale si vedeva chiaramente l’esecuzione del giovane ventiduenne, trascinato per i capelli e accusato di furto. La pena è stata comminata dalla Corte speciale antiterrorismo, che ha condannato all’ergastolo le altre cinque guardie che avevano partecipato alla cattura. Mai prima d’ora in Pakistan un tribunale civile aveva condannato a morte un militare.

Turchia
Un incendio ha danneggiato, ieri sera, un tratto del gasdotto turco-iraniano vicino alla città di Agri, nella Turchia orientale. Le autorità locali hanno stabilito che l’incidente sarebbe di matrice terrorista, sebbene non abbiano ancora identificato gli autori dell’attentato. Le perdite del gasdotto sono state fermate da un intervento dei pompieri, mentre il Ministero dell’energia turco ha stimato in una settimana la durata dei lavori di riparazione. Si ipotizza il coinvolgimento dei separatisti curdi del Pkk, che da quasi trent’anni compiono azioni armate contro il governo di Ankara, al fine di ottenere l’indipendenza dell’est del Paese, a maggioranza curda.

Ucraina
Rimarrà in carcere la ex premier ucraina Iulia Timoshenko: la Corte d'appello di Kiev ha infatti deciso di rigettare la richiesta di scarcerazione, dietro cauzione, avanzata dai legali della donna. L'eroina della "Rivoluzione arancione" è stata arrestata venerdì scorso mentre era in aula, per il suo atteggiamento giudicato irriverente nei confronti di corte e testimoni, durante il processo che la vede imputata per abuso di potere riguardo a un contratto per le forniture di gas russo del 2009: è infatti accusata di aver imposto alla società statale energetica "Naftogaz" un accordo svantaggioso con il colosso russo "Gazprom". La Timoshenko si è invece sempre proclamata innocente, accusando il presidente Yanukovich di voler danneggiarla in vista delle elezioni parlamentari del 2012 e delle presidenziali del 2015. Ce ne parla Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Sicuramente, c’è qualcosa di politico in tutto quello che sta accadendo alla Timoshenko. L’arresto è avvenuto con l’accusa di disprezzo per la Corte, perché la Timoshenko non riconosceva questo Tribunale e diceva – ha sempre detto e continua a dire – che il giudice è "imbeccato" dal potere politico. L’accusa fondamentale - quella di corruzione per aver firmato un accordo sul gas con la Russia che, secondo l’attuale presidente Yanukovic, sarebbe sfavorevole all’Ucraina - è abbastanza strana, perché l’accordo è quello che è ancora in vigore ed ha fatto sì che l’Ucraina riprendesse ad avere forniture di gas. Ricordiamo che l’intesa fu firmata quando i prezzi del gas erano molto alti. Certo, oggi sono più bassi ma il gas oscilla e, nel momento in cui si firma un accordo, ci si deve basare sulle condizioni di mercato del momento. Il meccanismo, secondo i difensori della Timoshenko, è molto semplice: ottenendo una condanna, sia pure lievissima e sia pure – magari – con la condizionale, la Timoshenko diverrebbe una pregiudicata e quindi non sarebbe più candidabile alle elezioni politiche e alle elezioni presidenziali.

D. – Non è, comunque, la prima volta che vengono avanzati dubbi sulle decisioni prese dalla Timoshenko durante il suo governo …

R. – Certamente. Ma diciamo che i rapporti tra la Timoshenko e l’attuale presidente Yanukovic sono sempre stati molti ostili. Yulia, l’eroina della ‘Rivoluzione arancione’ che, assieme a quello che poi divenne il presidente Yushenko, riuscì nel 2004 a capovolgere il risultato elettorale - che, è stato poi accertato dalla magistratura, grazie a brogli aveva portato al successo Yanukovic - è sempre stata vista come fumo negli occhi dallo stesso Yanukovic, uomo vicino a Mosca. Poi, però, nel frattempo, la Timoshenko è riuscita a litigare violentemente anche con Yushenko, il suo ex-alleato, e l’opposizione frantumata ha portato alla rielezione, alle ultime presidenziali, proprio di Yanukovic. Però, questo arresto della Timoshenko l’ha rilanciata nel campo occidentale tanto che Stati Uniti e anche molti Paesi dell’Europa stanno iniziando a far sentire la loro voce.

D. – Dal 2004 ad oggi, cosa rimane degli ideali della “Rivoluzione arancione” e dei suoi protagonisti?

R. – Diciamo che l’Ucraina è cambiata profondamente: anche Yanukovic si è dovuto adeguare molto, tanto che oggi punta ad una futura integrazione europea dell’Ucraina. In questi giorni vedremo poi come si comporteranno i principali Paesi occidentali nei confronti di Kiev, perché sta arrivando in città una missione del Fondo monetario internazionale che deve sborsare una nuova tranche del grande prestito che dovrebbe servire a salvare l’economia ucraina. (gf)

Myanmar
Il nuovo governo birmano ha esortato la dissidente Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, a registrare come partito la sua "Lega nazionale per la Democrazia", al fine di poter prendere parte legalmente alla competizione politica. Aung San Suu Kyi ha cominciato a fine luglio a incontrare membri del governo, che da fine marzo ha preso il posto della giunta dimissionaria del generale Than Shwe.

Giappone
Il governo giapponese ha quantificato oggi l’impatto sull’economia del terribile sisma che l’11 marzo scorso ha causato 20mila morti tra la popolazione. Secondo le previsioni il Pil del Paese sarà dello 0.5% più basso di un punto percentuale rispetto alle aspettative, in un contesto che deve già fare i conti con una forte recessione economica. “Il sisma ha danneggiato le industrie nelle zone devastate, rotto i canali di approvvigionamento e causato un crollo della produzione in tutto l’arcipelago”, si legge nel comunicato, mentre “il consumo è diminuito a causa del deterioramento del morale dei cittadini”. Inoltre, il blocco di tre quarti delle centrali nucleari, dopo l’incidente di Fukushima, ha costretto il Paese a ridurre il consumo d’elettricità, che ha indebolito ulteriormente le attività economiche. (Panoramica internazionale a cura di Michele Raviart)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 224







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