Lettera ai rettori dei Santuari. Il cardinale Piacenza: siano sempre più luoghi di
nuova evangelizzazione
I Santuari continuano a rappresentare, anche nella società secolarizzata di oggi,
“un luogo privilegiato in cui l’uomo, pellegrino su questa terra, fa esperienza della
presenza amorevole e salvifica di Dio”: è quanto si legge nella Lettera della Congregazione
per il Clero indirizzata, tramite gli ordinari diocesani, ai rettori dei Santuari
di tutto il mondo. Sullo scopo di questo messaggio, Sergio Centofanti ha sentito
il cardinale Mauro Piacenza, prefetto del dicastero per il clero:
R. – Questa
lettera ai santuari ha soprattutto lo scopo di inserirsi nel grande movimento di nuova
evangelizzazione che ci coalizza un po’ tutti, nella Chiesa. Si vuole concentrare
l’attenzione su questi luoghi che Paolo VI chiamava “le cliniche dello spirito”, perché
in un periodo di vasta secolarizzazione probabilmente ancora di più questi santuari
hanno una funzione, perché talvolta coloro i quali magari anche non frequentano regolarmente
o addirittura non frequentano, trovandosi fuori per una gita o perché comunque sono
in villeggiatura, o per motivi d’arte o per altri vari motivi, entrano nel Santuario.
Allora, si vorrebbe in qualche modo coalizzare tutti gli elementi per aiutare l’incontro
con il Signore, la revisione della propria vita, attraverso tutti quegli elementi
che il Santuario porta con sé. E per questo si chiede ai rettori dei Santuari, agli
operatori pastorali nel Santuari di valorizzare tutti gli elementi di catechesi, tutti
gli elementi che possono facilitare l’approccio: la persona entra e c’è la Santa Messa,
ad esempio, e la persona si ferma anche se non ha l’abitudine – purtroppo – di partecipare
alla Messa. E allora, magari, una celebrazione ben fatta, dalla quale traspaia veramente
la fede, dove sia curato ogni dettaglio può favorire il raccoglimento: il canto può
aiutare, la musica può aiutare, il silenzio può aiutare, come anche la predicazione
molto curata tenendo presenti tanti elementi. Poi, ad esempio, curare in modo particolare
nel Santuario il luogo dove si conserva il Santissimo Sacramento come luogo di particolare
raccoglimento: che il Tabernacolo attiri di per sé anche per la sua posizione, in
modo che la persona si senta bene lì e lì avvenga quel dialogo fecondo che può portare
ad una trasformazione della propria vita, ad un conforto quando si hanno dei dolori,
delle sofferenze. Poi, volgersi verso il confessionale, ad esempio e allora sentire
il desiderio di aprirsi con Dio, di ricevere la sua misericordia. E ancora, le piccole
occasioni: i luoghi dove si raccolgono gli ex-voto, se sono raccolti con una traccia,
con un aiuto per poter leggere meglio l’intervento di Dio nella vita delle persone,
che cosa la fede può generare, può portare … Le benedizioni: a volte ci sono persone
che portano, per esempio, l’auto nuova da far benedire fuori dal Santuario. Ecco,
quello può essere un momento in cui il sacerdote dice anche una parola, ne approfitta
per incontrare quella famigliola o quella persona … Per questo si è scritto ai vescovi
perché possano consegnare questa lettera ai rettori dei Santuari del territorio diocesano
proprio per un entusiasmo particolare, una revisione, una ripresa di iniziative.
D.
– La pietà popolare – afferma la lettera – è di grande rilievo per la fede e non va
assolutamente ostacolata, anzi: va favorita …
R. – Certo! Anche questo
è un elemento importante. Da qualche anno a questa parte c’è stata, da parte di molti,
una rivalutazione, un ripensamento della pietà popolare che aveva conosciuto anni
in cui i cosiddetti “intellettuali” stringevano un po’ gli occhi di fronte a questa
parola e a questa realtà. Si è ripreso, invece, a studiare la pietà popolare con un
occhio pieno di rispetto. Indubbiamente, la pietà popolare è una ricchezza immensa:
sarebbe un errore pastorale altrettanto immenso trascurarla o “svalorizzarla” in qualche
modo. Quindi, va valorizzata, bene incanalata, tenendo presente tutto ciò che è il
sentimento che si esprime nella pietà popolare: perché questo sentimento popolare
fiorisce sulla fede, su dei convincimenti, su una fede non vaga ma una fede nel Verbo
Incarnato, una fede nell’economia sacramentaria, una fede nella Chiesa, nella comunione
dei Santi … E viene illustrata dalle varie culture, dalle sensibilità. Ora, in questo
caso si tratta piuttosto di integrarla bene nell’impalcatura fondamentale che è quella
liturgica, e con una buona catechesi e con un’attenzione particolare, diventa un grandissimo
valore!
D. – Ancora oggi i santuari conservano uno straordinario fascino,
testimoniato dal numero crescente di pellegrini che vi si recano …
R.
– Sì: direi che, anzi, c’è un rinvigorimento della frequentazione dei Santuari. Credo
che questo sia un fatto ben comprensibile: da una parte evidentemente c’è un movimento
dello Spirito e poi c’è questa necessità: più si “inaridiscono” le zolle del nostro
cammino, delle nostre strade, più sentiamo il bisogno e il fascino di andare laddove
la terra è fertile. In qualche modo, quindi, la persona qui ritrova se stessa e per
questo c’è sempre più bisogno di questi luoghi! (gf)