2011-08-12 14:05:59

Lettera ai rettori dei Santuari. Il cardinale Piacenza: siano sempre più luoghi di nuova evangelizzazione


I Santuari continuano a rappresentare, anche nella società secolarizzata di oggi, “un luogo privilegiato in cui l’uomo, pellegrino su questa terra, fa esperienza della presenza amorevole e salvifica di Dio”: è quanto si legge nella Lettera della Congregazione per il Clero indirizzata, tramite gli ordinari diocesani, ai rettori dei Santuari di tutto il mondo. Sullo scopo di questo messaggio, Sergio Centofanti ha sentito il cardinale Mauro Piacenza, prefetto del dicastero per il clero:RealAudioMP3

R. – Questa lettera ai santuari ha soprattutto lo scopo di inserirsi nel grande movimento di nuova evangelizzazione che ci coalizza un po’ tutti, nella Chiesa. Si vuole concentrare l’attenzione su questi luoghi che Paolo VI chiamava “le cliniche dello spirito”, perché in un periodo di vasta secolarizzazione probabilmente ancora di più questi santuari hanno una funzione, perché talvolta coloro i quali magari anche non frequentano regolarmente o addirittura non frequentano, trovandosi fuori per una gita o perché comunque sono in villeggiatura, o per motivi d’arte o per altri vari motivi, entrano nel Santuario. Allora, si vorrebbe in qualche modo coalizzare tutti gli elementi per aiutare l’incontro con il Signore, la revisione della propria vita, attraverso tutti quegli elementi che il Santuario porta con sé. E per questo si chiede ai rettori dei Santuari, agli operatori pastorali nel Santuari di valorizzare tutti gli elementi di catechesi, tutti gli elementi che possono facilitare l’approccio: la persona entra e c’è la Santa Messa, ad esempio, e la persona si ferma anche se non ha l’abitudine – purtroppo – di partecipare alla Messa. E allora, magari, una celebrazione ben fatta, dalla quale traspaia veramente la fede, dove sia curato ogni dettaglio può favorire il raccoglimento: il canto può aiutare, la musica può aiutare, il silenzio può aiutare, come anche la predicazione molto curata tenendo presenti tanti elementi. Poi, ad esempio, curare in modo particolare nel Santuario il luogo dove si conserva il Santissimo Sacramento come luogo di particolare raccoglimento: che il Tabernacolo attiri di per sé anche per la sua posizione, in modo che la persona si senta bene lì e lì avvenga quel dialogo fecondo che può portare ad una trasformazione della propria vita, ad un conforto quando si hanno dei dolori, delle sofferenze. Poi, volgersi verso il confessionale, ad esempio e allora sentire il desiderio di aprirsi con Dio, di ricevere la sua misericordia. E ancora, le piccole occasioni: i luoghi dove si raccolgono gli ex-voto, se sono raccolti con una traccia, con un aiuto per poter leggere meglio l’intervento di Dio nella vita delle persone, che cosa la fede può generare, può portare … Le benedizioni: a volte ci sono persone che portano, per esempio, l’auto nuova da far benedire fuori dal Santuario. Ecco, quello può essere un momento in cui il sacerdote dice anche una parola, ne approfitta per incontrare quella famigliola o quella persona … Per questo si è scritto ai vescovi perché possano consegnare questa lettera ai rettori dei Santuari del territorio diocesano proprio per un entusiasmo particolare, una revisione, una ripresa di iniziative.

D. – La pietà popolare – afferma la lettera – è di grande rilievo per la fede e non va assolutamente ostacolata, anzi: va favorita …

R. – Certo! Anche questo è un elemento importante. Da qualche anno a questa parte c’è stata, da parte di molti, una rivalutazione, un ripensamento della pietà popolare che aveva conosciuto anni in cui i cosiddetti “intellettuali” stringevano un po’ gli occhi di fronte a questa parola e a questa realtà. Si è ripreso, invece, a studiare la pietà popolare con un occhio pieno di rispetto. Indubbiamente, la pietà popolare è una ricchezza immensa: sarebbe un errore pastorale altrettanto immenso trascurarla o “svalorizzarla” in qualche modo. Quindi, va valorizzata, bene incanalata, tenendo presente tutto ciò che è il sentimento che si esprime nella pietà popolare: perché questo sentimento popolare fiorisce sulla fede, su dei convincimenti, su una fede non vaga ma una fede nel Verbo Incarnato, una fede nell’economia sacramentaria, una fede nella Chiesa, nella comunione dei Santi … E viene illustrata dalle varie culture, dalle sensibilità. Ora, in questo caso si tratta piuttosto di integrarla bene nell’impalcatura fondamentale che è quella liturgica, e con una buona catechesi e con un’attenzione particolare, diventa un grandissimo valore!

D. – Ancora oggi i santuari conservano uno straordinario fascino, testimoniato dal numero crescente di pellegrini che vi si recano …

R. – Sì: direi che, anzi, c’è un rinvigorimento della frequentazione dei Santuari. Credo che questo sia un fatto ben comprensibile: da una parte evidentemente c’è un movimento dello Spirito e poi c’è questa necessità: più si “inaridiscono” le zolle del nostro cammino, delle nostre strade, più sentiamo il bisogno e il fascino di andare laddove la terra è fertile. In qualche modo, quindi, la persona qui ritrova se stessa e per questo c’è sempre più bisogno di questi luoghi! (gf)







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