Per 2 miliardi di persone nel mondo non c’è libertà religiosa: i cristiani sono i
più perseguitati
Un terzo della popolazione mondiale non gode di libertà religiosa: è quanto emerge
dall’ultimo rapporto del centro studi di Washington dedicato alle religioni, che si
chiama Pew Research Center's Forum on Religion and Public Life. Il rapporto, che prende
in considerazione il periodo 2006-2009, denuncia la tendenza dei governi ad adottare
normative sempre più restrittive e il crescente numero dei fenomeni di violenza o
ostilità nei confronti dei credenti, soprattutto cristiani. Risultano coinvolti 2
miliardi di persone, per le quali non è facile praticare una religione. Fausta
Speranza ne ha parlato con il sociologo Massimo Introvigne, rappresentante
dell’Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con
un'attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre
religioni.
R. – Questo
conferma i dati di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, di “Open Doors” e anche del libro
di Grim e Finke che si intitola “Il prezzo della libertà negata”: quindi, sono dati
noti ma sono dati che è molto bene che ogni tanto qualcuno ci ricordi perché, come
afferma Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011, quello
della libertà religiosa è uno dei primi problemi del mondo contemporaneo, ma è anche
uno dei problemi di cui si parla meno.
D. – Sono i cristiani i più
perseguitati, anche se non sono gli unici…
R. – Sì: io credo che noi
possiamo proiettare questi dati su un arco temporale più grande e rifarci alle statistiche
di David Barrett, che è “mister statistiche” nel mondo delle religioni, il quale ci
dice: è vero che anche altre minoranze sono perseguitate ma nei secoli XX e XXI, tre
quarti dei morti – lui si occupa solo di quelli – a causa di persecuzioni religiose,
sono cristiani. E c’è anche un altro dato: mentre i cristiani sono più spesso uccisi
da regimi totalitari o – ahimé! – da seguaci fondamentalisti di altre religioni, per
quanto riguarda i musulmani, che sono il secondo gruppo più numeroso di caduti per
la loro fede, questi in alcuni casi, come in India, sono uccisi da fondamentalisti
indù ma arrivano ai grandi numeri dei loro morti soprattutto per scontri fra sunniti
e sciiti, cioè per scontri tra musulmani. Una cifra: secondo Barrett, dalla morte
di Gesù Cristo all’anno 2000 ci sono stati 70 milioni di martiri cristiani; ma è molto
significativo che di questi 70 milioni, 45 milioni siano concentrati nel XX secolo.
E nel XXI secolo, nel primo decennio, i caduti cristiani sono stati 160 mila l’anno.
Ora si sono ridotti a 100 / 105 mila a causa della fine – o dell’attenuazione – di
alcune situazioni molto gravi, come quella del Sudan dove per fortuna il numero di
morti cristiani è molto diminuito. Tuttavia, rimangono cifre molto alte.
D.
– Crescono violenze ma anche restrizioni governative. Delle violenze ne parliamo –
ogni tanto, un attentato balza alle cronache dei media per il numero dei morti - ma
invece, delle restrizioni governative parliamo molto meno, e tra l’altro riguardano
Paesi dai quali non ce lo aspetteremmo …
R. – Sì: questo credo sia un
merito dei documenti del Papa, che quest’anno ha parlato molto di libertà religiosa
fin dal discorso di dicembre alla Curia Romana, poi il messaggio per la Giornata mondiale
della pace, il discorso annuale al Corpo diplomatico del 5 gennaio 2011, in cui sostanzialmente
ribadisce due concetti: il primo è che naturalmente nessuno vuole mettere sullo stesso
piano i massacri o le stragi, che ci sono in Paesi come il Pakistan, l’Egitto o la
Corea del Nord, con le discriminazioni amministrative che ci sono anche in Occidente;
l’altro è che la negazione della libertà religiosa è un piano incrinato: si sa dove
si incomincia ma non si sa dove si finisce. In tutti questi interventi, Benedetto
XVI ha sempre voluto insistere sul fatto che ci sono problemi anche in Occidente,
e li ha citati: ha citato esplicitamente il caso del Crocifisso, cioè il caso della
sentenza Lauzi della Corte europea dei diritti dell’uomo che avrebbe voluto rimuovere
il Crocifisso dalle aule scolastiche italiane e che fortunatamente poi è stata riformata
in appello dalla Grande Camera. Ha citato il caso di una educazione civica – così
ha detto – che viola i diritti di libertà religiosa dei genitori cattolici inculcando
principi di carattere morale e filosofico contrari ai valori vissuti dai genitori
cattolici e cristiani in genere e qui l’allusione è al caso che sarà oggetto anch’esso
di una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo della “educación ciudadana”
in Spagna. E ha citato tutta una serie di altre forme di emarginazione e di discriminazione
che colpiscono in particolare le scuole cattoliche … Ecco, ripeto: non possiamo mettere
sullo stesso piano queste discriminazioni che ci sono anche in tanti Paesi dell’Unione
Europea con i massacri e le stragi, eppure, dobbiamo lanciare un grido d’allarme perché
anche queste sono violazioni della libertà religiosa. (gf)