Una musica che nasce dalla fede: così il Papa al concerto per i 60 anni di sacerdozio
Concerto per il Papa ieri pomeriggio nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel
Gandolfo. L’evento ha voluto celebrare i 60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI e
di suo fratello, mons. Georg Ratzinger. Protagoniste le musiche di Bach e Vivaldi
eseguite dalla violinista tedesca Arabella Steinbacher, solista, sotto la direzione
di Albrecht Mayer. Al termine del concerto il Papa ha espresso il suo ringraziamento
ai presenti. Infine, il bis dei musicisti, che hanno offerto al Pontefice anche un
brano di Mozart fuori programma. Il servizio di Linda Giannattasio:
E’ stata
la musica di Bach e Vivaldi la protagonista assoluta del concerto che ieri sera ha
voluto celebrare a Castel Gandolfo i 60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI e di suo
fratello, mons. Georg Ratzinger. Ad offrire la loro interpretazione al Pontefice,
la violinista Arabella Steinbacher e l’oboista Albrecht Mayer, sul podio dell’Ensemble
New Seasons, composto da sei musicisti di diverse orchestre di livello mondiale. Artisti
che Benedetto XVI ha ringraziato per il loro “dono”: una “splendida esecuzione”, che,
ha detto, viene “dal cuore”. Quindi di nuovo la musica, al centro delle parole del
Papa:
“Die beiden Stücke von Vivaldi…” I due brani
di Vivaldi che sono risuonati stasera – ha spiegato il Pontefice - fanno parte dei
cosiddetti “concerti ripieni”, scritti per orchestra d’archi e basso continuo, buona
parte dei quali avevano uno scopo didattico. La loro uniformità architettonica però
non è mai monotona – ha poi aggiunto il Pontefice, sottolineando come i concerti del
compositore italiano siano “esempio di luminosità e di bellezza che trasmette serenità
e gioia”. Una caratteristica - ha detto - che trae origine anche dalla sua fede:
“So
offenbart das Hören seiner Werke geistlicher Musik…” “L’ascolto della
sua produzione di musica sacra rivela il suo animo profondamente religioso”. Questo
tratto – ha proseguito – lo accosta a Bach”, di cui il Papa richiamato il Soli Deo
gloria, una frase che appare come “un ritornello nei manoscritti di Bach” e che evidenzia
la sua “concezione religiosa dell’arte”. Un nuovo riferimento, dunque alla profonda
devozione quale elemento essenziale del carattere del compositore tedesco e alla “solida
fede” che – ha detto - “sostenne e illuminò tutta la sua vita”.
“Das
Hören seiner Musik erinnert gleichsam…” L’ascolto della sua musica –
ha concluso - richiama lo scorrere di un ruscello o una grande costruzione architettonica
in cui tutto è armoniosamente compaginato, quasi a tentare di riprodurre la perfetta
armonia che Dio ha impresso nella creazione”.