2011-08-10 16:13:34

Siria. Operazione dell'esercito al confine con la Turchia: 5 morti


Non si arresta la violenza in Siria. Secondo l'opposizione siriana, 5 persone, tra cui anche bambini, sono rimaste uccise in una vasta operazione lanciata dall'esercito di Damasco nella provincia di Idlib, vicino al confine con la Turchia. E dopo dieci giorni di operazioni militari, durante le quali oltre cento manifestanti sono stati uccisi, l'esercito ha lasciato oggi la città di Hama, nel centro del Paese. Il presidente Bashar al Assad si è detto determinato a continuare su questa strada, nonostante le pressioni della comunità internazionale. Inutile il tentativo della Turchia, che ieri ha inviato a Damasco il capo della propria diplomazia. Un nuovo tentativo per sbloccare l'impasse politica verrà effettuato oggi da una missione diplomatica di Brasile, India e Sudafrica. Per un’analisi di ciò che sta accadendo in Siria, Francesca Sabatinelli ha intervistato il prof. Antonino Pellitteri, docente di storia dei Paesi islamici all’Università di Palermo:RealAudioMP3

R. - Secondo me, manca da parte del governo, così come nell’opposizione interna, una visione strategica volta a ridefinire il futuro della Siria, non solo sul piano interno, ma anche su quello regionale. Questo limite dà spazio ai gruppi islamisti, più radicali e già visti, che ci sono. Credo che l’Occidente debba tenere conto dei pericoli che derivano dallo scontro attuale in Siria. La questione siriana è questione interna, ma è anche questione regionale.

D. – A questo punto le posizioni assunte da un Paese come l’Arabia Saudita, o come la Turchia, fanno pensare a una revisione delle alleanze dell’area?

R. – Credo di sì, c’è un tentativo di ridisegnare la situazione dell’area da parte di alcuni Paesi in rapporto a progetti che questi Paesi hanno. Tuttavia, è difficile accettare le rimostranze dell’Arabia Saudita verso Bashar al Assad. Che venga da un Paese democratico si può accettare, ma ... Quindi, mi pare che più che alle riforme si guardi a qualche cosa che riguarda, appunto, la ridefinizione in termini regionali di tutta l’area.

D. – In tutto questo, quanto incide l’antagonismo con l’Iran?

R. – Incide molto. Va sottolineato che problemi siriani sono siriani, interni ed esistono. C’è un grande movimento popolare per le riforme per il cambiamento, ma ci sono anche delle pressioni e una politica internazionale volta a ridimensionare il ruolo della Siria nella regione, quindi anche il ruolo dell’Iran e il ruolo degli Hezbollah in Libano, di Hamas e tutta una serie di movimenti che in questi anni hanno costituito la “bestia nera” di un certo modo di vedere la politica mediorientale.

D. – Lei affermava quanto sia necessario che l’Occidente si ponga come mediatore…

R. – Bisogna muoversi perché sia l’opposizione sia il governo, si siedano al tavolo del dialogo per delle cose serie, perché il rischio è che si crei una nuova Libia e sarebbe un disastro per la regione. La Siria non è l’Egitto, non è la Libia, non è la Tunisia, è il centro, è il cuore della questione mediorientale.

D. – In conclusione, in questa situazione quale può essere o quale potrebbe essere il ruolo dei cristiani?

R. – In questa situazione il ruolo dei cristiani va visto nel quadro della società siriana più generale. Sarebbe sbagliato postulare delle divisioni confessionali tra cristiani e musulmani, o etniche: tra curdi, arabi... I cristiani fanno parte di questa società a pieno titolo, hanno una storia molto importante all’interno degli sviluppi di questa società, nella sua storia è una società unita seppur articolata. Da questo punto di vista ancora una volta non si può dire che ci siano delle prese di posizione: tutti a favore o tutti contrari a Bashar o tutti a favore dell’opposizione o tutti contrari all’opposizione. Tutti sono per le riforme, tutta la società siriana. (ma)

Pakistan. Drone Usa contro talebani: almeno 25 morti
È di 25 morti e otto feriti il bilancio dell’ennesimo raid compiuto da un drone statunitense nella regione pakistana del Nord Waziristan contro un covo di talebani. Secondo il Centro per il monitoraggio dei conflitti (Cmc) nei primi sette mesi del 2011 i velivoli senza pilota (droni) statunitensi hanno realizzato 51 missioni nelle zone tribali del Pakistan nord-occidentale, uccidendo oltre 443 persone. E' infatti da questa regione che parte la maggior parte delle operazioni dei talebani contro le truppe afghane e internazionali in Afghanistan.

Afghanistan
Sono rientrate ieri nella base militare americana di Dover le salme dei 30 soldati statunitensi morti sabato scorso in Afghanistan mentre viaggiavano a bordo di un velivolo colpito da un razzo lanciato dai talebani. Per la prima volta dal 2009, era presente alla cerimonia di omaggio anche il presidente Obama. Intanto, nel Paese asiatico non si ferma la violenza: la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) ha ucciso per errore due agenti di polizia afghani nella provincia meridionale di Kandahar. Nella provincia di Farah, 4 civili sono stati rapiti e decapitati dai talebani con l’accusa di collaborazione con il governo.

Libia
La tv di stato libica ha diffuso un video nel quale appare quello che viene presentato come Khamis Gheddafi, il figlio del rais che, secondo i ribelli, sarebbe stato ucciso la scorsa settimana nel corso di un raid Nato vicino a Zitlan. Intanto, il Consiglio nazionale di transizione ha preso possesso dell’ambasciata libica a Londra e anche gli Stati Uniti hanno autorizzato le autorità di Bengasi a riaprire la sede diplomatica della Libia a Washington.

Tensione tra le Coree
Torna alta la tensione nel tratto di mare al confine tra le due Coree. La marina di Seul ha sparato alcuni colpi di avvertimento in risposta di alcuni colpi d'artiglieria sparati all'esercito di Pyongyang verso le acque occidentali nei dintorni dell'isola di Yeonpyeong, in un'area di confine contesa. “Crediamo - ha detto un esponente militare sud coreano - che un proiettile nord coreano sia caduto nei pressi dove corre il Northern Limit Line (Nll), il confine tra i due Paesi”.

Cile, proteste contro riforma dell'istruzione
Prosegue la mobilitazione in Cile per la riforma dell’istruzione. Oltre 100mila persone hanno protestato ieri a Santiago per la nona volta in 3 mesi. Quasi 40 studenti, da 3 settimane, sono in sciopero della fame. Nel mirino il governo Pinera, colpevole di aver tagliato fondi alle scuole. Giovedì scorso il braccio di ferro si era concluso con pesanti scontri e 800 persone fermate.

Italia
In Italia oggi pomeriggio si terrà il vertice tra governo e parti sociali per mettere a punto le nuove misure contro la crisi. Subito dopo il segretario del PdL, Alfano, ha convocato un incontro del partito. Anche Bersani riunirà il Pd in serata. Intanto, maggioranza e opposizione si preparano all'appuntamento di domani, con la riapertura del parlamento per l'audizione del ministro Tremonti davanti alle commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio di Senato e Camera. Due giorni cruciali per mettere in campo il piano contro la crisi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 222







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