Scontri a Londra. Cameron: "la linea dura sta pagando”. Ma i disordini si estendono
ad altre città
“La linea dura ha pagato Londra è più tranquilla”. Lo ha detto il premier britannico
David Cameron, facendo il punto a Downing Street sulla guerriglia urbana. La capitale
britannica ha infatti trascorso la notte più tranquilla dall’inizio dei disordini
grazie al vasto dispiegamento delle forze dell’ordine. Le violenze si sono però spostante
in altre città del Paese dove si registrano devastazioni e centinaia di arresti. Oltre
1150 fermi dall’inizio delle violenze. Per saperne di più il servizio di Marco
Guerra:
In tutto
ci sono stati circa 750 arresti da sabato, e il fatto di avere mobilitato circa 16
mila poliziotti a Londra ha dato buoni risultati, con ''una notte decisamente più
tranquilla'' tra martedì e mercoledì. A fare il punto è il premier Cameron in persona
che, dopo aver interrotto ieri le ferie in Toscana, ha partecipato stamani alla riunione
del 'Cobra Emergency Committee', l'unità di crisi che tornerà a incontrarsi domani.
“Dovevamo rispondere con durezza ed è questa la risposta che stiamo vedendo, decideremo
qualsiasi azione necessaria per riportare ordine nelle nostre strade”. Il primo ministro
mostra dunque una fermezza senza precedenti, annunciando inoltre l’autorizzazione
all’impiego dei cannoni ad acqua per disperdere i facinorosi. Il premier ha poi chiesto
alla giustizia di lavorare senza indugi né interruzioni per essere in grado di processare
in tempi rapidi i rivoltosi. Già stanotte un tribunale di Highbury ha lavorato senza
pause per smaltire i procedimenti relative alle tante persone arrestate. I
disordini si sono però spostati in altre città: circa 108 persone sono state
arrestate a Manchester, dove centinaia di giovani si sono scontrati con la polizia
dopo aver saccheggiato i negozi e incendiato auto e alcune palazzine. Altri 90 arresti
si registrano a Nottingham, qui una stazione di polizia è stata bersagliata dal lancio
di molotov. Nelle West Midlands gli arresti sono 109, a seguito degli scontri di Birmingham,
dove fra l’altro tre uomini sono morti per le ferite riportate dopo essere stati investiti
da un auto. Non è ancora chiaro se l’incidente sia collegato ai disordini scoppiati
in città. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per omicidio e fermato il conducente
del mezzo.
Sulle possibili radici di questa escalation di violenza,
Susan Hodges ha intervistato mons. Andrew Armitage, vicario generale della
diocesi londinese di Brentwood:
R. – I think
we certainly have to get clear... Penso che dobbiamo chiarire innanzitutto
il motivo della rivolta. Quello che vediamo in questi giorni è un’attività criminale.
Una rivolta nasce da persone che si uniscono in nome di una causa comune contro un
problema particolare. Non penso che sia questo ciò che stiamo vedendo per le strade
di Londra. Quello che vediamo è un’attività criminale, sono atti di saccheggio. La
radice di questa attività criminale, e quindi il livello di violenza a cui assistiamo,
è una questione complicata e non si può risolvere con una semplice risposta. Ma se
uno allarga il discorso, ci troviamo ad affrontare all’interno delle nostre scuole
e delle parrocchie cattoliche, il problema della violenza giovanile. Negli anni recenti,
questa violenza sta diventando in alcune parti di Londra quasi di proporzioni epidemiche.
Ci sono inoltre aggressioni di giovani a scopo di rapina a danno di altri giovani.
Quindi, quelli che vivono a Londra sono consapevoli di quello che sta succedendo.
La violenza tra i giovani è una realtà già da un buon numero di anni. Quindi, è questa
la radice del problema? Certamente è una delle esperienze connesse ai giovani: la
violenza nella vita per un gran numero di ragazzi è diventata moneta corrente. Quello
che ci ha sorpresi, scioccati, è stata la natura e la velocità di propagazione di
tale violenza. Credo che molte persone abbiano riconosciuto che qualcosa stesse succedendo
ai giovani, non a tutti, perché è importante riconoscere si tratta di un gruppo relativamente
piccolo di giovani, ma che ha comunque un enorme significato e un grande impatto al
momento.
D. – Ha parlato con persone che siano state direttamente testimoni
di questa violenza?
R. – I think the majority of people are shocked... Penso
che la maggior parte delle persone siano scioccate, profondamente scioccate per quello
che hanno visto e includo anche molti giovani. Quando c’è pressione nella società
come adesso, quando si mette pressione in ogni struttura, ciò rivela sempre dei punti
deboli. E i punti deboli di ogni struttura ricadono sempre sui giovani. Quello che
ci sta rivelando questa situazione è la debolezza della società britannica, la debolezza
della cultura occidentale. Questo sta avendo un effetto profondo e dannoso sui giovani.
E’ allora una questione morale, una questione che riguarda i nostri valori e le nostre
virtù come persone che dobbiamo di nuovo abbracciare, perché la debolezza di questi
valori è stata messa in evidenza in questi giorni.
D. - Che cosa sta
facendo la Chiesa cattolica in questa situazione?
R. - I think we are
at the moment… Penso che al momento ci si trovi nel mezzo di tutto questo.
La Chiesa fa quello che sempre cerca di fare: essere un faro nella nebbia delle difficoltà,
delle sfide nella vita della gente. Questi sono tempi particolarmente difficili e
la Chiesa continuerà la sua missione di essere una presenza nelle vite della gente,
soprattutto per i giovani. In questo Paese, c’è una forte tradizione di educazione
cattolica. Il lavoro che facciamo nelle nostre scuole è veramente centrale per aiutare
i giovani. Inoltre, particolarmente a Londra, molti dei nostri parrocchiani cattolici
partecipano ad organizzazioni della comunità, una coalizione di differenti gruppi:
gruppi religiosi e organizzazioni laiche che lavorano insieme per il bene comune,
ispirati moltissimo dall’insegnamento sociale cattolico. Ci siamo incontrati con le
organizzazioni comunitarie, il clero, con i rappresentanti dei gruppi religiosi di
diverse parti di Londra, per riflettere su quello che è accaduto e per vedere quale
potrebbe essere la nostra risposta come singole comunità – chiese, moschee, sinagoghe,
scuole, sindacati – ma anche per vedere quello che forse potremmo fare insieme. (ap)