2011-08-10 15:39:21

Scontri a Londra. Cameron: "la linea dura sta pagando”. Ma i disordini si estendono ad altre città


“La linea dura ha pagato Londra è più tranquilla”. Lo ha detto il premier britannico David Cameron, facendo il punto a Downing Street sulla guerriglia urbana. La capitale britannica ha infatti trascorso la notte più tranquilla dall’inizio dei disordini grazie al vasto dispiegamento delle forze dell’ordine. Le violenze si sono però spostante in altre città del Paese dove si registrano devastazioni e centinaia di arresti. Oltre 1150 fermi dall’inizio delle violenze. Per saperne di più il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

In tutto ci sono stati circa 750 arresti da sabato, e il fatto di avere mobilitato circa 16 mila poliziotti a Londra ha dato buoni risultati, con ''una notte decisamente più tranquilla'' tra martedì e mercoledì. A fare il punto è il premier Cameron in persona che, dopo aver interrotto ieri le ferie in Toscana, ha partecipato stamani alla riunione del 'Cobra Emergency Committee', l'unità di crisi che tornerà a incontrarsi domani. “Dovevamo rispondere con durezza ed è questa la risposta che stiamo vedendo, decideremo qualsiasi azione necessaria per riportare ordine nelle nostre strade”. Il primo ministro mostra dunque una fermezza senza precedenti, annunciando inoltre l’autorizzazione all’impiego dei cannoni ad acqua per disperdere i facinorosi. Il premier ha poi chiesto alla giustizia di lavorare senza indugi né interruzioni per essere in grado di processare in tempi rapidi i rivoltosi. Già stanotte un tribunale di Highbury ha lavorato senza pause per smaltire i procedimenti relative alle tante persone arrestate. I disordini si sono però spostati in altre città: circa 108 persone sono state arrestate a Manchester, dove centinaia di giovani si sono scontrati con la polizia dopo aver saccheggiato i negozi e incendiato auto e alcune palazzine. Altri 90 arresti si registrano a Nottingham, qui una stazione di polizia è stata bersagliata dal lancio di molotov. Nelle West Midlands gli arresti sono 109, a seguito degli scontri di Birmingham, dove fra l’altro tre uomini sono morti per le ferite riportate dopo essere stati investiti da un auto. Non è ancora chiaro se l’incidente sia collegato ai disordini scoppiati in città. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per omicidio e fermato il conducente del mezzo.

Sulle possibili radici di questa escalation di violenza, Susan Hodges ha intervistato mons. Andrew Armitage, vicario generale della diocesi londinese di Brentwood:RealAudioMP3

R. – I think we certainly have to get clear...
Penso che dobbiamo chiarire innanzitutto il motivo della rivolta. Quello che vediamo in questi giorni è un’attività criminale. Una rivolta nasce da persone che si uniscono in nome di una causa comune contro un problema particolare. Non penso che sia questo ciò che stiamo vedendo per le strade di Londra. Quello che vediamo è un’attività criminale, sono atti di saccheggio. La radice di questa attività criminale, e quindi il livello di violenza a cui assistiamo, è una questione complicata e non si può risolvere con una semplice risposta. Ma se uno allarga il discorso, ci troviamo ad affrontare all’interno delle nostre scuole e delle parrocchie cattoliche, il problema della violenza giovanile. Negli anni recenti, questa violenza sta diventando in alcune parti di Londra quasi di proporzioni epidemiche. Ci sono inoltre aggressioni di giovani a scopo di rapina a danno di altri giovani. Quindi, quelli che vivono a Londra sono consapevoli di quello che sta succedendo. La violenza tra i giovani è una realtà già da un buon numero di anni. Quindi, è questa la radice del problema? Certamente è una delle esperienze connesse ai giovani: la violenza nella vita per un gran numero di ragazzi è diventata moneta corrente. Quello che ci ha sorpresi, scioccati, è stata la natura e la velocità di propagazione di tale violenza. Credo che molte persone abbiano riconosciuto che qualcosa stesse succedendo ai giovani, non a tutti, perché è importante riconoscere si tratta di un gruppo relativamente piccolo di giovani, ma che ha comunque un enorme significato e un grande impatto al momento.

D. – Ha parlato con persone che siano state direttamente testimoni di questa violenza?

R. – I think the majority of people are shocked...
Penso che la maggior parte delle persone siano scioccate, profondamente scioccate per quello che hanno visto e includo anche molti giovani. Quando c’è pressione nella società come adesso, quando si mette pressione in ogni struttura, ciò rivela sempre dei punti deboli. E i punti deboli di ogni struttura ricadono sempre sui giovani. Quello che ci sta rivelando questa situazione è la debolezza della società britannica, la debolezza della cultura occidentale. Questo sta avendo un effetto profondo e dannoso sui giovani. E’ allora una questione morale, una questione che riguarda i nostri valori e le nostre virtù come persone che dobbiamo di nuovo abbracciare, perché la debolezza di questi valori è stata messa in evidenza in questi giorni.

D. - Che cosa sta facendo la Chiesa cattolica in questa situazione?

R. - I think we are at the moment…
Penso che al momento ci si trovi nel mezzo di tutto questo. La Chiesa fa quello che sempre cerca di fare: essere un faro nella nebbia delle difficoltà, delle sfide nella vita della gente. Questi sono tempi particolarmente difficili e la Chiesa continuerà la sua missione di essere una presenza nelle vite della gente, soprattutto per i giovani. In questo Paese, c’è una forte tradizione di educazione cattolica. Il lavoro che facciamo nelle nostre scuole è veramente centrale per aiutare i giovani. Inoltre, particolarmente a Londra, molti dei nostri parrocchiani cattolici partecipano ad organizzazioni della comunità, una coalizione di differenti gruppi: gruppi religiosi e organizzazioni laiche che lavorano insieme per il bene comune, ispirati moltissimo dall’insegnamento sociale cattolico. Ci siamo incontrati con le organizzazioni comunitarie, il clero, con i rappresentanti dei gruppi religiosi di diverse parti di Londra, per riflettere su quello che è accaduto e per vedere quale potrebbe essere la nostra risposta come singole comunità – chiese, moschee, sinagoghe, scuole, sindacati – ma anche per vedere quello che forse potremmo fare insieme. (ap)







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