Pakistan. Mons. Coutts: passi indietro nella tutela delle minoranze
Domani in Pakistan si celebra la Giornata Nazionale delle Minoranze, voluta dal ministro
Federale per le minoranze religiose, Shahbaz Bhatti, ucciso nel marzo scorso. Ma intanto
il ministero per la tutela delle minoranze religiose è stato sostituito da un nuovo
dicastero per l’armonia nazionale. Un’iniziativa che mons. Joseph Coutts, presidente
della Conferenza episcopale pakistana e vescovo di Faisalabad, valuta come “un passo
indietro”. Mons. Coutts spiega che si tratta di un “declassamento”, perché il nuovo
ministero è senza portafoglio. E dunque il neo-ministro cristiano avrà molti meno
poteri: si tratta di Akram Masih Gill che avrà per vice il fratello di Bhatti. “Ma
– dice mons. Coutts - insieme non avranno lo stesso impatto di un ministro federale
quale era Shahbaz Bhatti”. Domani la Giornata per le minoranze viene vissuta con iniziative
di preghiera in varie parti del Paese. E l’associazione dei Pakistani Cristiani in
Italia ha organizzato momenti di preghiera anche in varie città italiane: in particolare
una Messa a Roma, nella Basilica di San Bartolomeo dove è conservata la Bibbia personale
di Bhatti, e a Milano, nella Chiesa Santuario di Santa Maria dei Miracoli. Fausta
Speranza ha intervistato il presidente dell’Associazione dei Pakistani Cristiani
in Italia, il prof. Mobeen Shahid:
R. - La Chiesa
del Pakistan oggi è perseguitata, anche se non ufficialmente, poiché il governo, da
parte sua, cerca di proteggere anche i diritti delle minoranze. C’è, però, una cultura
del terrorismo che si è sviluppata negli ultimi 30 anni. La Chiesa oggi è vittima
di questa realtà.
D. - Che cosa si può fare?
R. - Noi
tutti dobbiamo pregare insieme, ricordando la testimonianza di Cristo. Noi dobbiamo
vivere l’amore per Dio e l’amore per l’altro, vivendo dentro la Chiesa. Infatti, The
All Pakistan Minorities Alliance, il partito di Bhatti, ha
organizzato Messe sul territorio nazionale. Oltre ad essere stati ricevuti dal presidente
della Repubblica come figura ufficiale, in un incontro ufficiale, noi chiediamo alla
comunità internazionale di cercare di sensibilizzare le varie istituzioni a sostenere
le minoranze, anche perché esistono alcune leggi che violano i diritti delle minoranze
del Pakistan.
D. - Nell’assetto politico attuale del Pakistan non c’è
una rappresentanza della minoranza cristiana significativa. E’ qui il nodo del problema?
R.
- Il nodo del problema è proprio questo, anche perché i pochi politici cristiani che
vengono eletti non hanno nessun ruolo significativo; purtroppo, nel Parlamento nazionale,
i rappresentanti delle minoranze sono sempre molto limitati. Questo è un problema
per la presentazione di qualsiasi risoluzione nel Parlamento nazionale. Negli anni
’80, è cresciuto il numero dei rappresentanti musulmani, ma le altre minoranze sono
rimaste ferme a 10 deputati.
D. - Cosa fa l’Associazione cristiani pakistani
in Italia?
R. - Noi cerchiamo di difendere specialmente i casi di rapimento
o violenza sessuale e di conversione forzata all’islam delle ragazze delle minoranze,
sia le ragazze cristiane che quelle induiste, che oggi sono particolari vittime del
fondamentalismo. (ap)
Alla Messa a Milano prenderà parte l’europarlamentare
Mario Mauro, che promuove in Europa iniziative in difesa della libertà religiosa
e che, nell’intervista di Fausta Speranza, spiega i motivi di maggiore preoccupazione
di Bruxelles per la situazione in Pakistan:
R. - In questo
momento la situazione pachistana è particolarmente delicata, perché non solo è stato
ucciso Shahbaz Bhatti, ma soprattutto è stato sostanzialmente consentito a chi spalleggia
i fondamentalisti di bocciare definitivamente la possibilità di ripristinare una vera
democrazia in Pakistan, proprio perché è stato bloccato il processo di riforma della
legge islamica, la sharia, e sulla blasfemia. Noi non dobbiamo mai dimenticare che
la legge cosiddetta sulla blasfemia in Pakistan è in realtà un meccanismo di delazioni
con contropartita: chi denuncia qualcuno per apostasia, automaticamente incamera i
beni di quella persona. Sostanzialmente, quindi, c’è un’enorme convenienza nel denunciare
i cristiani, ritenendo che alcune loro affermazioni o comportamenti possano essere
stati blasfemi. Questo non solo confina i cristiani in un ghetto del quale fanno fatica
ad uscire da ormai molti anni, ma sostanzialmente impone un clima di terrore nel Paese,
che vige all’interno dello stesso governo, che pure è un governo che ha dato molteplici
aperture. Quindi la rinuncia a difendere l’istituzione del Ministero delle minoranze
rappresenta quasi il segno di una capitolazione per coloro che hanno ucciso Bhatti.
D.
- Lei aveva conosciuto Bhatti?
R. - Sì. Noi ci siamo incontrati più
volte proprio all’interno delle istituzioni europee, perché Bhatti aveva promosso
una battaglia internazionale, tesa a difendere gli interessi non solo della minoranza
cristiana, ma di tutte le minoranze e una forte difesa fatta attraverso politiche
di pari opportunità nei confronti - per esempio - delle donne o di quelle caste che
nel mondo pachistano vivono costantemente emarginate.
D. - Qual è la
sua eredità?
R. - Io credo che l’eredità di Bhatti sia importante dal
punto di vista politico, perché Bhatti diceva una cosa semplice: senza riconoscimento
della dignità della persona non può esserci convivenza civile. E che sia ancora più
importante dal punto di vista - oserei definirlo - ecclesiale, perché Bhatti ci diceva
sostanzialmente che la politica non è la risposta a tutti i bisogni della vita dell’uomo
e che la risposta più profonda e più vera viene dalla fede e che il senso di una vita
di fede è mettere a disposizione la propria esistenza per amore degli altri. Parole
che possono apparire un po’ ingenue all’interno di un mondo come quello della politica:
in realtà io credo siano le uniche parole che danno senso alla politica stessa. (mg)