Gran Bretagna:un morto negli scontri. Il premier Cameron promette il pugno duro e
convoca il Parlamento per giovedì
Sessione straordinaria giovedì prossimo del Parlamento britannico, con i deputati
richiamati dalle vacanze e gli agenti di polizia triplicati nelle prossime 24 ore.
Sono queste le prime misure annunciate dal premier David Cameron, dopo una riunione
della commissione d'emergenza per affrontare la guerriglia che da Londra si è estesa
ad altre città britanniche e che registra purtroppo oggi un morto: un giovane di 26
anni, ferito gravemente ieri a Croydon.E stasera le violenze sono riprese Birmingham.
Il servizio di Sagida Syed
Sulle
rivolte britanniche sentiamo Antonio Varsori, docente presso l’Università di
Padova ed esperto di Gran Bretagna, al microfono di Stefano Leszczynski00:02:07:82
R.
- Non si tratta di una novità: disordini di questo tipo in Inghilterra si sono già
verificati nel passato e sono il risultato di un disagio che in alcuni quartieri di
Londra sicuramente è molto forte. E non dimentichiamoci inoltre il tasso di disoccupazione
e la crisi economica degli ultimi due anni. Quindi, questo ci fa capire che cosa sta
accadendo. Anche nel caso francese, se ben ricordiamo, la rivolta delle banlieu era
partita da un episodio simile.
D. – La politica ha usato parole dure nei confronti
di quello che sta capitando, tuttavia, non sarà certo con una repressione di tipo
militare che potrà estinguere questo tipo di rivolta nelle città inglesi. Quale strada
seguirà secondo lei il premier Cameron?
R. – In un primo momento sicuramente
una posizione di fermezza, per far ritornare un minimo di ordine e poi dopo la vera
questione che si porrà è come affrontare i problemi che sono presenti, che, come detto,
nascono da una serie di fattori di carattere economico sociale e di difficoltà innegabile.
D.
– Nell’Europa del 2011 è difficile immaginare ancora che ci siano molte capitali che
hanno le stesse polveriere sociali al proprio interno. In cosa ha sbagliato fino ad
oggi la politica europea?
R. – Questo è difficile dirlo, credo che ricette
al momento valide nessuno le abbia. Non dimentichiamoci la componente etnica presente
dietro questi fenomeni, credo che in effetti tutto questo richieda una riflessione
molto attenta, molto profonda...
D. – In sostanza un fallimento di quelli che
dovrebbero essere i processi di integrazione e di inclusione sociale nei sistemi economici
più sviluppati dell’Europa…
R. – In parte è chiaro che questo problema esiste,
è inutile nasconderlo, anche se naturalmente non è l’unico. Evidentemente, se i tassi
di disoccupazione fossero più bassi, se i quartieri fossero più vivibili, probabilmente
tutto questo non accadrebbe e l’integrazione potrebbe funzionare in misura maggiore.
(ma)