Emergenza siccità: in Somalia, negli ultimi tre mesi, morti almeno 29 mila bambini
Nel Corno d’Africa continua ad aggravarsi l’emergenza causata dalla siccità. La situazione
più grave si registra in Somalia dove, secondo l'Agenzia americana per la cooperazione,
sono almeno 29 mila i bambini morti negli ultimi tre mesi a causa della malnutrizione
e della carestia. Si teme anche che nei campi allestiti per gli sfollati possano diffondersi
epidemie e malattie. Quella del Corno d'Africa è, ormai, una crisi umanitaria senza
precedenti che non può non far nascere interrogativi anche sulle sue implicazioni
etiche e politiche. Michele Raviart ne ha parlato con padre Giulio Albanese,
direttore della rivista delle Pontificie Opere Missionarie “Popoli e missione”:
R. – La crisi
non è di oggi, è un fatto cronico. Sarebbe più corretto dire che l’emergenza è perpetua
da quelle parti, non fosse altro perché già nove mesi fa era stato scritto a chiare
lettere che le persone che rischiavano di morire per inedia e pandemie nella sola
Somalia erano oltre tre milioni. In questo momento, sicuramente, c’è un picco che
riguarda anche i Paesi limitrofi: la gente muore di fame non solo in Somalia, ma anche
per esempio in Kenya, per non parlare dell’Etiopia, e di Gibuti. Complessivamente
sono oltre 12 milioni le persone che rischiano di morire.
D. – Tuttavia,
non sono mancati gli appelli di solidarietà da parte della comunità internazionale...
R.
– Una cosa è certa: se la fame si nutrisse di parole il mondo sarebbe già sazio. Mi
riferisco alla dichiarazione di un paio di giorni fa, che veniva proprio da Addis
Abeba, dagli headquarters dell’Unione Africana, quando è stato annunciato il rinvio
della conferenza dei donatori. Questa conferenza, inizialmente, era prevista per il
9 agosto. Ebbene, proprio per il fatto che l’agenda di molti presidenti, capi di governo
africani, di questi tempi è piena di impegni istituzionali, l’Unione Africana è stata
costretta a posticipare questo appuntamento al 25 agosto. Ora, io credo che questa
non solo sia un’omissione: questo è un grave atto di superficialità e ci dimostra
anche quella che è la debolezza della politica.
R. – Proprio in questi
giorni, stiamo parlando di una crisi che sta colpendo il mondo occidentale. Cosa accomuna
queste crisi?
R. – Certamente la globalizzazione ha fatto sì che non
fossero globalizzati solo gli interessi, ma soprattutto i problemi. E’ chiaro che,
in un mondo globalizzato, i problemi del Nord del mondo poi diventano i problemi del
Sud del mondo e viceversa. Se da una parte è vero che gli aiuti sono diminuiti consistentemente,
perché molti dei Paesi occidentali in questi mesi sono stati costretti a tagliare
la spesa sociale, è anche vero che poi dal Sud del mondo c’è un fenomeno migratorio
che a volte non è governato. D’altronde bisogna capire questo: l’umanità ha un destino
comune.
D. – Lo stesso Benedetto XVI ha ricordato che è vietato essere
indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e degli assetati...
R.
– Tutti i suoi interventi legati al tema della fame hanno messo in evidenza il fatto
che ci siano delle responsabilità per cui nessuno può dire “io non c’entro”. Purtroppo
questi appelli sono rimasti inascoltati. La verità è che le scelte economico-finanziarie
non mettono assolutamente al primo posto la persona, creata a immagine e somiglianza
di Dio, ma semplicemente, unicamente, la massificazione dei profitti e, dunque, il
dio denaro, dio con la d minuscola, è bene rammentarlo. Umanamente e cristianamente,
quello che sta succedendo è davvero inaccettabile. (ap)