Il Movimento per la Vita: i dati sul calo degli aborti non prendono in considerazione
la pillola del giorno dopo
Gli aborti in Italia sarebbero in calo: la diminuzione è stata del 2,7 per cento nel
2010 e di oltre il 50 per cento rispetto al picco di 234 mila casi registrato nel
1982. Lo afferma la relazione del ministro della Salute Fazio sulla legge 194, trasmessa
in questi giorni al Parlamento. Il rapporto segnala, inoltre, un aumento dei medici
obiettori di coscienza. Ma come leggere questi dati? Eugenio Bonanata ne ha
parlato con Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:
R. - Noi
dubitiamo che gli aborti siano diminuiti. Il dato è quello ufficiale - cioè quello
riferito dalle Regioni che ricevono i dati dagli ospedali e che li trasmettono al
Ministero - ma c’è un aborto nuovo, neppure misurabile, perché talmente oscuro da
non poter comunque emergere: ed è quello provocato dalle pillole del giorno dopo,
dei cinque giorni dopo… Allora chi calcolerà mai il numero di vite che sono state
perdute per questi prodotti? Le confezioni dei due prodotti commercializzati in Italia,
di pillole del giorno dopo, sono state 380 mila nel 2010 ed è una menzogna dire che
questi farmaci sono contraccettivi, sono in realtà eventualmente abortivi, nel senso
che se il concepimento c’è stato impediscono l’annidamento in utero dell’embrione
e quindi la prosecuzione della gravidanza.
D. - Quindi secondo lei questi
dati non sono attendibili?
R. - Sono attendibili, ma bisogna conoscerne
il limite. Il limite è che fanno riferimento soltanto agli aborti conoscibili, ma
gli aborti inconoscibili non li possono sapere. E purtroppo una valutazione di massima,
evidentemente presuntiva, ci dice che gli aborti provocati dalla sola pillola del
giorno dopo, anche calcolando il 20% sulle 380 mila confezioni vendute nel 2010, sono
circa 70 mila aborti che non vengono calcolati. Però, voglio sperare che ci sia davvero
questa diminuzione degli aborti. Questo non è certamente dovuto alla legge, ma è avvenuto
nonostante la legge cioè a causa di coloro che si oppongono alla legge e parlano di
cultura della vita. La riprova è che nei Paesi che hanno una popolazione simile a
quella italiana e leggi simili a quella italiana, come l’Inghilterra, la Francia e
la Spagna, gli aborti sono in continua crescita. Penso che il lavoro della Chiesa
e un pochino anche il lavoro del Movimento della Vita, sia in termini di assistenza,
sia in termini di cultura, finisce per produrre un qualche effetto. Noi non siamo
in grado di dire che non si può abortire, però diciamo che la vita è bella, che la
vita va rispettata, siamo qui per aiutare e credo che questo abbia portato qualche
effetto positivo.
D. - Cosa dire invece dell’aumento del numero di medici
ginecologi, anestesisti, obiettori di coscienza?
R. - Questo è un dato
confortante davvero, che conosciamo bene. Potrei fare nomi e cognomi di medici
che dopo anni di pratica dell’aborto hanno fatto obiezione di coscienza perché non
ne potevano più di vedere bambini uccisi. Questo ha portato ad una riflessione per
cui non solo hanno fatto obiezione, ma alcuni di loro sono diventati dirigenti del
Movimento per la Vita.
D. - Ecco, questa tendenza è particolarmente
spiccata al sud…
R. - Sì, e questo credo sia appunto una conferma della
cultura diffusa. Purtroppo il centro e anche il nord, sono aree nelle quali la cultura
abortista ha fatto breccia. Noi facemmo anni fa un rapporto, un’indagine Doxa, tenendo
conto di vari elementi e verificammo appunto che la cultura abortista è molto più
diffusa nel centro Italia, poi nel nord, da ultimo nel sud e questo naturalmente
produce i suoi effetti. (ma)