2011-08-06 16:14:17

Chiesa dell’Orissa favorevole alla riapertura dell’inchiesta su un omicidio all’origine dei pogrom anticristiani


La Chiesa in Orissa saluta con favore, la decisione dell’Alta Corte dello Stato indiano di riaprire un’inchiesta imparziale sull’assassinio del leader (swami) estremista indù Laxmanananda Saraswati avvenuto tre anni fa nel distretto di Kandhamal. Nonostante fosse stato inizialmente rivendicato dai ribelli maoisti, l’assassinio era stato attribuito dai fondamentalisti indù ai cristiani, scatenando i sanguinosi pogrom dell’estate 2008. Per l’omicidio sono stati citati in giudizio 14 persone. Giovedì la notizia della riapertura delle indagini decisa dalla suprema corte dell’Orissa. Una decisione giudicata positivamente dalla Chiesa locale. “Siamo per la verità e vogliamo un’inchiesta che chiarisca i fatti. I veri colpevoli devono essere portati a giudizio”, ha dichiarato all’agenzia Ucan padre Santosh Digal, dell’arcidiocesi di Bhubaneswar, epicentro delle violenze del 2008. Intanto gli estremisti indù insistono nell’accusare le autorità di non avere verificato a fondo le responsabilità della Chiesa che avrebbe avuto intereresse ad eliminare il loro leader per la sua forte opposizione alle cosiddette conversioni forzate. Accuse che padre Dibyasing Parissha, segretario della commissione diocesana giustizia e pace, bolla come “inconsistenti” e “in malafede”. Secondo il sacerdote, queste accuse servono solo come alibi per giustificare la carneficina perpetrata contro i cristiani e un’inchiesta imparziale servirebbe a smascherare le loro vere responsabilità. Le violenze esplose il 24 agosto 2008 hanno lasciato una profonda ferita nella comunità cristiana dell’Orissa. Il bilancio è stato drammatico: seimila case bruciate in 400 villaggi, incluse 296 chiese e altri centri cristiani più piccoli; più di 56mila persone diventate “sfollati interni”. Ancora oggi migliaia di persone devono ancora tornare a casa. Molti hanno definitivamente lasciato Kandhamal per paura, o in cerca di lavoro. Mentre le vittime aspettano ancora giustizia, i cristiani di Kandhamal continuano a subire discriminazioni e soprusi anche dalle autorità del distretto. (A cura di Lisa Zengarini)







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