Anniversario di Hiroshima. Il premier Naoto Kan: il Giappone non deve dipendere dall'energia
nucleare
Il Giappone "deve puntare a diventare una società che non dipende dall'energia nucleare".
Così il premier nipponico Naoto Kan all’odierna cerimonia per il 66.mo anniversario
del bombardamento atomico americano su Hiroshima. Presenti i rappresentanti di 60
Paesi tra i quali gli Stati Uniti. Secondo Kazumi Matsui, sindaco della città distrutta
il 6 agosto 1945, dopo il recente disastro alla centrale nucleare di Fukushima la
fiducia del popolo giapponese nell'energia nucleare è stata spazzata via. Lo confermano
gli slogan pronunciati dagli Hibakusha, ovvero i sopravvissuti di Hiroshima: per la
prima volta sugli striscioni oltre al tradizionale no alle armi atomiche campeggiavano
scritte contrarie al nucleare civile. Sulla particolarità di questo anniversario Paolo
Ondarza ha intervistato Junko Terao, editor per l’Asia del settimanale
“Internazionale”.
R. – Indubbiamente
il 6 agosto di quest’anno è un anniversario particolare, perché è il primo anniversario
della bomba atomica su Hiroshima che avviene all’indomani di un disastro nucleare.
Per la prima volta questo 6 agosto non sarà solo un ricordo di qualcosa di cui in
realtà il Giappone non ha più memoria, nel senso che a parte il 6 agosto ad Hiroshima
e il 9 agosto a Nagasaki, la memoria dell’atomica è stata via via cancellata, volontariamente
anche, da chi scrive la storia ufficiale in Giappone, per seppellire il brutto ricordo
di una guerra in cui il Giappone ha avuto grosse responsabilità. Insomma, dopo Fukushima,
questi anniversari si riempiono di un nuovo significato.
D. – Gli ordigni
di Hiroshima fecero la metà dei morti nelle prime 24 ore dai bombardamenti, mentre
per quanto riguarda gli effetti di Fukushima si dovrà attendere del tempo per capire
l’effettiva portata...
R. – Chiaramente stiamo parlando di due situazioni
completamente diverse e anche di gravità molto differenti. Quello che è vero è che
il disastro di Fukushima rischia di cambiare il corso della storia del Giappone rispetto
alle politiche energetiche. Il premier Kan, già all’indomani dell’incidente, si era
espresso in favore di un cambiamento, di una revisione del programma energetico, cosa
che ha rifatto adesso in occasione dell’anniversario di Hiroshima. E’ molto dubbio
che lui riesca a farlo, perché Kan è un politico, è un primo ministro che arriva ad
avere i mesi contati, ha molti nemici, e la politica del governo in generale, la politica
delle forze economiche in Giappone, sarà molto difficile che permetta inversioni di
rotta.
D. – C’è, quindi uno scollamento, potremmo dire, tra quella che
è la volontà politica anche della classe dirigente, che succederà a Naoto
Kan, e la volontà dei giapponesi?
R. – E’ proprio così. L’opinione pubblica
ha sempre assecondato la politica del governo. Adesso, quello che è importante è che
l’opinione pubblica per la prima volta si sta risvegliando: con l’esperienza di Fukushima
hanno visto che non si possono più fidare come hanno fatto fino adesso e quindi ci
sono poche proteste. La coscienza civile, però, si sta risvegliando e per la prima
volta i giapponesi dimostrano di voler prendere in mano la situazione.
D.
– Quindi, la voce della società civile potrà quantomeno influire sulle decisioni politiche
che non potranno tenere conto solamente delle esigenze puramente economiche...
R.
– E’ difficile dirlo, nel senso che finché non si va alle elezioni, per esempio, la
cittadinanza non si può esprimere. Quello che possono fare, però, è far sentire la
loro voce e questo sicuramente il governo non potrà ignorarlo. (ap)