Afghanistan. I Talebani rivendicano l'abbattimento di un elicottero: morti oltre
30 militari Usa
Violenza senza fine in Afghanistan. 38 militari sono morti nello schianto di un elicottero
della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf). I talebani hanno rivendicato
l'abbattimento del velivolo ma il comando statunitense ha confermato solo l’incidente
e il numero delle vittime. Il servizio di Marco Guerra:
L’elicottero
per il trasporto di truppe è precipitato nella tarda serata di ieri nella provincia
centrale afghana di Maidan Wardak, causando la morte di 31 militari delle forze speciali
americane e di sette soldati afghani. Si tratta del più alto numero di vittime della
coalizione in un solo episodio dall'inizio della guerra. Ufficialmente non sono ancora
stati forniti dettagli sulle cause dell’incidente, ma i talebani rivendicano l’abbattimento
del mezzo. Una fonte militare occidentale, coperta da anonimato, ha detto al New York
Times che il velivolo è stato effettivamente colpito da un razzo lanciato dagli insorti.
Tesi avvalorata da un portavoce delle istituzioni provinciali, secondo il quale l'incidente
è stato accompagnato da una sparatoria in cui sarebbero morti anche otto talebani.
La gravità dell’accaduto è stata evidenziata dal presidente Hamid Karzai in persona,
che in un comunicato ha presentato le sue condoglianze “al presidente Barack Obama
e alle famiglie delle vittime”. Il bilancio dei soldati stranieri morti in Afghanistan
sale così a 375 dall'inizio dell'anno, e a 41 dal primo agosto 2011. Ma nelle ultime
24 si segnalano anche nuove vittime, anche tra la popolazione civile. Si tratta di
8 persone, tutti membri della famiglia, uccisi in un raid aereo Nato nella provincia
di Helmand in risposta ad un agguato degli insorti. La cronaca mostra dunque un livello
di agibilità delle milizie talebane ancora in grado di creare seri problemi al contingente
internazionale. E l’incidente di oggi è destinato ad alimentare le perplessità circa
il processo di transizione e il piano di ritiro delle truppe straniere che dovrà completarsi
entro il 2014.
Iraq, evasione di massa Almeno 3 persone sono
morte, fra le quali due prigionieri e una guardia carceraria, negli scontri che fanno
seguito ad un tentativo di evasione di massa avvenuto la scorsa notte in un penitenziario
iracheno, a 95 chilometri a sud di Baghdad, dove erano rinchiusi prevalentemente militanti
di al Qaeda o delle milizie sciite. Cinque le persone rimaste ferite, mentre tra 10
e 15 detenuti sono riusciti a prendere la fuga. Un tenente della polizia ha riferito
che i detenuti hanno incendiato parte del penitenziario, rubandone le armi dal deposito.
Libia,
ancora combattimenti È ancora giallo sulla sorte del figlio minore di Gheddafi,
Khamis, ad oltre 24 dall’annuncio della sua morte diffuso dagli insorti e dall’immediata
smentita dei ribelli. Intanto, prosegue lentamente l’offensiva dei ribelli nelle città
di Brega e Ziltan. Le truppe fedeli a Gheddafi intanto assediano Al-Qusbat, una piccola
città che si trova a 100 chilometri da Tripoli e che si è ribellata al regime.
Nuove
proteste nello Yemen Nello Yemen si torna a manifestare. Di ieri le proteste
contro il regime nella zona meridionale del Paese. E cresce la tensione militare.
Ad Aden l’esercito militare ha ucciso due persone e altre tre sono rimaste ferite
a bordo di un’auto che avrebbe superato un posto di blocco.
Ucraina, arrestata
Timoschenko In Ucraina sit-in di protesta stanotte per l’arresto dell’ex premier,
Julia Timoshenko. L’accusa è di abuso d'ufficio per la firma del contratto di fornitura
di gas russo a Kiev. Il provvedimento, arrivato ieri a margine del processo a carico
della donna, ha provocato il caos per le strade della capitale ucraina. Il servizio
di Giuseppe D’Amato:
Insulti in
tribunale, “botte da orbi” fuori e blocco del kreshatik, la via principale di Kiev
dai tempi della rivoluzione arancione, la capitale ucraina non viveva una giornata
così tesa. Mi hanno arrestato, ha detto l’ex premier Timoshenko ai giornalisti, perché
ho fatto delle domande scomode sulla corruzione alla RosUkrEnergo, la chiacchierata
società di intermediazione russo - ucraina. Diversa l’interpretazione data dai giudici.
L’ex premier si è presentata in ritardo senza avvertire, non ha comunicato il luogo
di residenza a Kiev ed avrebbe ostacolato l’interrogatorio dei testi, in particolare
quello dell’attuale primo ministro Azarov. La Timoshenko è accusata di abuso di ufficio
per il contratto di fornitura del gas da parte della Russia nel 2009. Mosca ha ribadito
ieri che la trattativa è stata regolare e concordata a livello di capi di Stato.
Filippine,
incontro tra presidente e il leader del Fronte Moro Storico incontro in Giappone
tra il presidente filippino, Benigno Aquino, e il capo del principale gruppo separatista
musulmano, il Fronte Moro di Liberazione. Entrambe le parti si sono dette soddisfatte
dell’incontro che darà un forte impulso ai negoziati di pace. Trattative che proseguono
a singhiozzo da oltre 14 anni. Il Fronte Moro, con 12 mila combattenti, ha rinunciato
alle proprie pretese indipendentiste e chiede la creazione di uno Stato autonomo con
sovranità condivisa con Manila nel sud dell’arcipelago. Dal 1978, le azioni della
guerriglia del Fronte islamico hanno provocato la morte di oltre 150.000 persone e
centinaia di migliaia di sfollati. Nell'ultima ondata di scontri, che risale ad agosto
del 2008, sono fuggite dalle loro case 750.000 persone.
Tifone in Cina Le
autorità cinesi hanno ordinato l’evacuazione degli oltre 300 mila residenti della
zona costiera dello Zhejiang, nella parte orientale della Cina, per l'arrivo del tifone
Muifa che dovrebbe investire l’area nelle prossime ore. Richiamate nel porto tutte
le imbarcazioni. All'aeroporto di Shanghai sono stati cancellati 75 voli nel pomeriggio
di oggi.
Cile, manifestazioni di studenti Gravi scontri ieri, in
Cile, tra polizia e studenti in seguito alle manifestazioni per chiedere la riforma
dell’istruzione pubblica. Oltre 800 le persone arrestate in diverse città del Paese,
un centinaio i feriti. Chieste le dimissioni del ministro dell’Interno, accusato di
aver ordinato “una repressione eccessiva” per bloccare le manifestazioni.
Darfur
scosso da nuove violenze Attacco ai caschi blu dell’Onu in Darfur. Un militare
delle Nazioni Unite è stato ucciso e un altro gravemente ferito nel villaggio di Duma
in seguito a un agguato condotto da un gruppo di paramilitari. Avviata un’indagine
sull’attacco. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 218