Siria: carri armati in piazza ad Hama dopo notte di bombardamenti
Fonti ufficiali siriane accusano ''gruppi terroristi armati" di avere rapito due agenti
di polizia e di avere dato l'assalto a sedi di istituzioni pubbliche di Hama. Questa
dunque la versione ufficiale degli episodi di violenza che proseguono per le strade
di Hama, la città protagonista delle proteste contro il presidente Assad. Il servizio
di Fausta Speranza:
La repressione
continua: carri armati dell'esercito siriano hanno occupato la centrale piazza Oronto
ad Hama dopo aver pesantemente bombardato la città per la terza notte consecutiva.
Dunque oggi è piena di carri armati la piazza che è stata teatro delle più massicce
manifestazioni in città dall'inizio delle proteste contro il regime di Bashar al Assad
circa cinque mesi fa. Secondo testimonianze in loco, i bombardamenti hanno colpito
il quartiere di al-Hader, lo stesso in gran parte raso al suolo nell'attacco del regime
nel 1982 in cui almeno 20mila persone rimasero uccise. Intanto, è ancora stallo al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, diviso su una risoluzione di condanna
del regime di Damasco. Secondo fonti diplomatiche si sarebbero registrati dei progressi
nei negoziati, ma resta lontano l'accordo tra i quindici membri del Consiglio: Washington
e Bruxelles sono a favore di una condanna, mentre Cina e Russia sono pronte a bloccare
ogni risoluzione in questo senso.
Intanto, ieri l’Alto commissario dell’Onu
per i Diritti umani, Navi Pillay, ha espresso la “più ferma condanna” delle Nazioni
Unite per le violente repressioni delle truppe governative contro i manifestanti.
Secondo le notizie pervenute all’Onu, infatti, solo negli ultimi giorni ben 145 persone
sarebbero state uccise, di cui circa 120 nella sola Hama, dove l’esercito è entrato
con i carri armati. Le autorità siriane - si afferma - da tempo cercano di nascondere
la realtà impedendo ai giornalisti stranieri, come pure alle organizzazioni per la
tutela dei diritti umani e alla commissione d’inchiesta incaricata dal Consiglio dei
Diritti umani, di entrare nel Paese. “La persistente violazione dei diritti umani
deve finire oggi”, ha detto il Commissario Pillay, avvertendo la Siria che “il mondo
sta guardando questa carneficina”. L’Alto Commissario dell’Onu ha poi manifestato
la propria vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime causate fino a oggi
dall’uso della “violenza riprovevole che questo governo sta usando contro il proprio
popolo”. “Il governo ha l’obbligo di proteggere i suoi cittadini – ha aggiunto – l’uso
della forza per ripristinare legge e ordine deve essere un’opzione di ultima istanza,
ma sembra che in Siria sia la prima risposta alle dimostrazioni”. Il commissario Pillay
ha concluso con l’auspicio che sia avviata a breve un’indagine trasparente sui fatti,
condotta da una commissione d’inchiesta internazionale indipendente che indaghi sull’uso
eccessivo della forza, sugli arresti arbitrari, i maltrattamenti e le torture cui
molte persone sono state sottoposte. (R.B.)