2011-08-03 15:40:28

Siria: carri armati in piazza ad Hama dopo notte di bombardamenti


Fonti ufficiali siriane accusano ''gruppi terroristi armati" di avere rapito due agenti di polizia e di avere dato l'assalto a sedi di istituzioni pubbliche di Hama. Questa dunque la versione ufficiale degli episodi di violenza che proseguono per le strade di Hama, la città protagonista delle proteste contro il presidente Assad. Il servizio di Fausta Speranza: RealAudioMP3

La repressione continua: carri armati dell'esercito siriano hanno occupato la centrale piazza Oronto ad Hama dopo aver pesantemente bombardato la città per la terza notte consecutiva. Dunque oggi è piena di carri armati la piazza che è stata teatro delle più massicce manifestazioni in città dall'inizio delle proteste contro il regime di Bashar al Assad circa cinque mesi fa. Secondo testimonianze in loco, i bombardamenti hanno colpito il quartiere di al-Hader, lo stesso in gran parte raso al suolo nell'attacco del regime nel 1982 in cui almeno 20mila persone rimasero uccise. Intanto, è ancora stallo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, diviso su una risoluzione di condanna del regime di Damasco. Secondo fonti diplomatiche si sarebbero registrati dei progressi nei negoziati, ma resta lontano l'accordo tra i quindici membri del Consiglio: Washington e Bruxelles sono a favore di una condanna, mentre Cina e Russia sono pronte a bloccare ogni risoluzione in questo senso.

Intanto, ieri l’Alto commissario dell’Onu per i Diritti umani, Navi Pillay, ha espresso la “più ferma condanna” delle Nazioni Unite per le violente repressioni delle truppe governative contro i manifestanti. Secondo le notizie pervenute all’Onu, infatti, solo negli ultimi giorni ben 145 persone sarebbero state uccise, di cui circa 120 nella sola Hama, dove l’esercito è entrato con i carri armati. Le autorità siriane - si afferma - da tempo cercano di nascondere la realtà impedendo ai giornalisti stranieri, come pure alle organizzazioni per la tutela dei diritti umani e alla commissione d’inchiesta incaricata dal Consiglio dei Diritti umani, di entrare nel Paese. “La persistente violazione dei diritti umani deve finire oggi”, ha detto il Commissario Pillay, avvertendo la Siria che “il mondo sta guardando questa carneficina”. L’Alto Commissario dell’Onu ha poi manifestato la propria vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime causate fino a oggi dall’uso della “violenza riprovevole che questo governo sta usando contro il proprio popolo”. “Il governo ha l’obbligo di proteggere i suoi cittadini – ha aggiunto – l’uso della forza per ripristinare legge e ordine deve essere un’opzione di ultima istanza, ma sembra che in Siria sia la prima risposta alle dimostrazioni”. Il commissario Pillay ha concluso con l’auspicio che sia avviata a breve un’indagine trasparente sui fatti, condotta da una commissione d’inchiesta internazionale indipendente che indaghi sull’uso eccessivo della forza, sugli arresti arbitrari, i maltrattamenti e le torture cui molte persone sono state sottoposte. (R.B.)







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