L’Alto commissario Onu per i Diritti umani condanna la repressione in Siria
Ieri l’Alto commissario dell’Onu per i Diritti umani, Navi Pillay, ha espresso la
“più ferma condanna” delle Nazioni Unite per le violente repressioni delle truppe
governative contro i manifestanti. Secondo le notizie pervenute all’Onu, infatti,
solo negli ultimi giorni ben 145 persone sarebbero state uccise, di cui circa 120
nella sola Hama, dove l’esercito è entrato con i carri armati. Le autorità siriane
- si afferma - da tempo cercano di nascondere la realtà impedendo ai giornalisti stranieri,
come pure alle organizzazioni per la tutela dei diritti umani e alla commissione d’inchiesta
incaricata dal Consiglio dei Diritti umani, di entrare nel Paese. “La persistente
violazione dei diritti umani deve finire oggi”, ha detto il Commissario Pillay, avvertendo
la Siria che “il mondo sta guardando questa carneficina”. L’Alto Commissario dell’Onu
ha poi manifestato la propria vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime
causate fino a oggi dall’uso della “violenza riprovevole che questo governo sta usando
contro il proprio popolo”. “Il governo ha l’obbligo di proteggere i suoi cittadini
– ha aggiunto – l’uso della forza per ripristinare legge e ordine deve essere un’opzione
di ultima istanza, ma sembra che in Siria sia la prima risposta alle dimostrazioni”.
Il commissario Pillay ha concluso con l’auspicio che sia avviata a breve un’indagine
trasparente sui fatti, condotta da una commissione d’inchiesta internazionale indipendente
che indaghi sull’uso eccessivo della forza, sugli arresti arbitrari, i maltrattamenti
e le torture cui molte persone sono state sottoposte. (R.B.)