Corno d'Africa: sono 13 milioni le persone colpite dalla carestia
Sono 13 milioni le persone colpite da siccità e carestia nel Corno d’Africa. Gli ultimi
drammatici dati sono stati diffusi dal Programma Alimentare Mondiale, che ha iniziato
la distribuzione di aiuti umanitari nell’area. E intanto, gli Stati Uniti, hanno annunciato
l’intenzione di allentare le sanzioni imposte contro le milizie al-Shabaab per garantire
l’arrivo dei generi di prima necessità in Somalia. Sulla situazione nel Corno d’Africa,
Salvatore Sabatino ha intervistato Mario Raffaelli, presidente di Amref
Italia, da oltre 50 anni presente nei Paesi colpiti da questa carestia.
R. - Le
ultime notizie confermano la scala drammatica degli eventi legati alla siccità e soprattutto,
in Somalia, legati alla difficoltà di poter far arrivare gli aiuti ovunque. Da un
punto di vista della macchina degli aiuti, qualcosa finalmente si sta muovendo. Ovviamente
c’è ancora una sproporzione fra quanto si riesce a fare e quanto sarebbe richiesto.
D.
- C’è stata una riunione della Fao a Roma, la scorsa settimana, poi un incontro a
Nairobi e la prossima settimana un nuovo incontro promosso dall’Unione Africana. La
Comunità internazionale, secondo lei, si sta muovendo bene?
R. - L’incontro
della Fao a Roma ha avuto poco più che impegni sul futuro e si è limitato a convocare
il secondo incontro, a Nairobi, che a sua volta non è stato un incontro di nuovi impegni,
ma di coordinamento e che ha prodotto questa terza riunione.
D. - Questa
crisi va ad insistere su un Paese, la Somalia - maggiormente colpito dell’area - già
piegato dall’instabilità interna. Può, secondo lei, paradossalmente, un’emergenza
del genere aiutare il Paese ad uscire da questo tunnel?
R. - Come tutte
le crisi, oltre al dramma c’è anche una nuova possibilità e, quindi se la crisi venisse
affrontata in maniera adeguata potrebbe forse consentire di riprendere i fili di un
processo che si è interrotto. Questo anche perché il dramma ha provocato una perdita
di consenso da parte degli Shabaab, per il loro rifiuto nel consentire
l’intervento delle organizzazioni non governative, e ha aperto delle contraddizioni
al loro interno, per cui in molte parti si fanno degli accordi locali che consentono,
invece, questo arrivo, contraddicendo la posizione generale. Ovviamente questo dovrebbe
essere poi utilizzato politicamente, attraverso un intervento che non sarà di breve
durata, perché l’emergenza durerà ancora dei mesi. E poi, soprattutto, bisognerà che
questi interventi siano collegati ad una fase di ricostruzione successiva, altrimenti
anche quando torneranno le piogge, la situazione sarà assolutamente endemica e quindi
non reversibile. (ma)