2011-08-02 15:27:54

Primo anniversario della Convenzione sulle bombe a grappolo. A breve in Italia una legge per vietare finanziamenti a chi le produce e commercia


Si è festeggiato ieri il primo anniversario della Convenzione sulle munizioni cluster, cosiddette ‘bombe a grappolo’, in vigore dal primo agosto 2010. Nell’occasione, la Campagna italiana contro le mine ha sollecitato gli Stati che non hanno aderito al Trattato di farlo quanto prima. Roberta Gisotti ha intervistato il direttore dell’Ong, Giuseppe Schiavello:RealAudioMP3

R. – Questa seconda Convenzione sulle armi con effetti indiscriminati – la prima, ricordo, è stata quella delle mine antipersona - rinnova ciò che era stato già avallato: le armi indiscriminate vanno messe al bando. Parliamo di quelle armi che colpiscono soprattutto popolazione inerte, che subisce oltre alla guerra anche, e successivamente alla fine del conflitto, il problema degli ordigni inesplosi, che causano spesso morti e mutilazioni tra i civili.

D. – Quanti Paesi hanno finora aderito alla Convenzione?

R. – Sono 109 che l’hanno sottoscritta, di cui 59 sono già Stati parte, nel senso che hanno ratificato questa Convenzione con una legge nazionale, depositando poi questo strumento al Segretariato delle Nazioni Unite.

D. – Dottor Schiavello, quali risultati ad oggi?

R. – Sicuramente fermare quella che era un’emergenza umanitaria annunciata: erano più di 20 i Paesi già afflitti dal problema delle ‘cluster bomb’ inesplose, che rimanevano in grandissima percentuale sul terreno.

D. – Ma si ha prova che queste bombe a grappolo sono tuttora prodotte, vendute ed utilizzate…

R. – Ci sono ovviamente una serie di Paesi che le hanno nei propri arsenali ed alcuni di questi non hanno aderito e quindi di conseguenza potrebbero riservarsi il diritto di utilizzarle. E’ avvenuto in Georgia, è avvenuto in Libia da parte di Gheddafi, che ha utilizzato le bombe a grappolo su Misurata. Come è già accaduto per le mine antipersona, però, anche gli Stati che non aderiscono andranno incontro ad una stigmatizzazione internazionale, per cui ci sarà una condanna morale dell’uso di queste armi tale da bloccarne comunque l’utilizzo e il commercio. E’ stato così anche per le mine antipersona. Ricordo che dei grandi Stati non avevano aderito e molti dei detrattori di queste Convenzioni internazionali sul disarmo umanitario dicevano: “Se non aderiscono questi Paesi non si riuscirà ad impedire l’uso e la produzione di questi ordigni”. Invece si è dimostrato esattamente il contrario, perché anche gli Stati che non avevano sottoscritto e ratificato si sentivano e si sentono sotto la lente di ingrandimento del giudizio diplomatico internazionale ed anche della società civile interna al proprio Paese, che non vuole essere comunque corresponsabile di stragi di civili.

D. – L’Italia, sappiamo, ha ratificato lo scorso mese la Convenzione, ma si aspettano altri passi importanti da un Disegno di Legge in attesa di essere discusso. Di cosa si tratta?

R. – Si tratta di un Disegno di Legge che riguarda il finanziamento da parte di banche, di società di intermediazione, di fondi pensioni, ecc. verso aziende che anche all’estero producono ordigni messi al bando dai Trattati internazionali. Le banche italiane in questo momento non sono coinvolte e quindi di fatto non hanno motivo di ritenersi colpite da un Disegno di Legge che soprattutto sancisce una questione di principio. E’ però un fatto importante, perché è una prima legge che affronta la tematica del finanziamento e del supporto ad aziende – anche straniere – che in qualche modo non si attengono a dettami internazionali, che magari il proprio Paese non ha ratificato.

D. – Dottor Schiavelllo, dunque è importante avere queste Convenzioni così come mobilitare l’opinione pubblica per supportarle?

R. – Assolutamente. Queste Convenzioni sono state raggiunte grazie alla mobilitazione dell’opinione pubblica e anche alla sensibilità di diversi parlamentari – devo dire – in senso trasversale, che hanno voluto recepire quelle che erano le istanze della società civile. (mg)







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