Immigrazione: alta tensione nel centro d'accoglienza di Crotone, nel sud Italia
“Una tragedia di questo tipo non si era mai vista”: così, Laura Boldrini, portavoce
dell'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, sulla morte dei 25 immigrati rimasti
soffocati durante la traversata dalla Libia verso l’isola siciliana di Lampedusa.
271 le persone che erano a bordo dell’imbarcazione dove ci sarebbero stati episodi
di violenza. Mentre si cercano gli scafisti, in queste ore sono cominciate le operazioni
di trasbordo di 19 salme che saranno sepolte nei cimiteri di alcuni comuni della provincia
di Agrigento, 6 rimarranno a Lampedusa. Intanto è ancora alta la tensione nei centri
d'accoglienza di Bari e Crotone dove ieri si sono verificati scontri con le Forze
dell'ordine. Nell’intervista di Massimiliano Menichetti la stessa Laura
Boldrini:
R. – Questa
ennesima tragedia ci porta di fronte a qualcosa che non avevamo mai vissuto prima.
Non era mai accaduto che 25 persone morissero perché stipate dentro una stiva e perché
sopra, sul ponte, non c’era spazio fisico per loro. A bordo è chiaro che c’è stata
una lotta per la sopravvivenza: le persone hanno lottato fisicamente e ci sono i segni
di tutto questo. È veramente di una crudeltà spaventosa! E dire che chi organizza
questi viaggi fa subire non solo il rischio del mare a queste persone, ma anche la
guerra per la sopravvivenza.
D. – Da una parte, la responsabilità di
chi organizza questi viaggi, ma, dall’altra, anche la responsabilità di chi dovrebbe
accogliere e quindi non innescare situazioni come questa...
R. – Un
milione e trecentomila persone sono fuggite dalla Libia verso i Paesi confinanti.
In Italia, via mare, sono arrivate 23 mila persone, quindi un numero assolutamente
esiguo. Certo, sarebbe auspicabile che queste persone non dovessero rischiare la vita
in mare. Una soluzione migliore sarebbe quella di consentire un trasferimento legale
attraverso delle quote di reinsediamento: i Paesi e la comunità internazionale decidono
di farsi carico e di prendere ognuno una quota di queste persone che fuggono dal conflitto,
prima che debbano rischiare la vita in mare. Ma per fare questo ci vuole la volontà
politica degli Stati e questa volontà politica non sembra esserci.
D.
– Ci spostiamo su un altro fronte, quello delle contestazioni nei centri di accoglienza
di Bari e Crotone, contestazioni sfociate, di fatto, in veri e propri atti di violenza
da parte dei migranti, che chiedono in realtà tempi certi per quanto riguarda il loro
futuro...
R. – Condanniamo ogni forma di protesta violenta. È chiaro
che si può non essere d’accordo, si può avere malcontento: le proteste sono legittime
fintanto che non diventano violente. Detto questo – e ci sono dei tempi di attesa
per la domanda di asilo – va anche detto che le persone che provengono dalla Libia
fanno tutte domanda d’asilo, ma molte di queste persone stavano in Libia per lavorare,
non hanno persecuzione nel Paese di origine. Quindi, la Commissione sta anche dando
dei dinieghi e rischiano di diventare irregolari. Noi tra le possibilità stiamo suggerendo
quella di fare un rimpatrio volontario assistito, cioè offrire a queste persone la
possibilità di ritornare a casa, attraverso un volo e attraverso degli incentivi.
Si dirà che questo costa, ma sempre meno che offrire un’assistenza per mesi in Italia.
(ap)