Don Vittorio Nozza: Caritas italiana in prima linea per aiutare le popolazioni del
Corno d'Africa
Si continua a lottare contro il tempo in tutto il Corno d’Africa, scosso dalla peggiore
crisi umanitaria degli ultimi sessanta anni. Si stima che siano oltre 12 milioni le
persone ad aver bisogno di aiuti urgenti. La Chiesa è in prima linea nell’affrontare
questa emergenza umanitaria con il costante impegno di molteplici realtà missionarie
e caritative. Verso quali ambiti, in particolare, sono orientati gli sforzi della
rete Caritas? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a don Vittorio Nozza, direttore
della Caritas italiana:
R. – Ci si
è mossi in termini di primi interventi, che si cerca di concretizzare avendo già noi
dei buoni legami con le Caritas nazionali diocesane dei territori interessati. Questo
ha permesso già, in questa prima fase, di mettere le operatività in loco nella condizione
di dare le prime risposte.
R. – Per affrontare la crisi nel Corno d’Africa
è anche essenziale che gli aiuti siano mirati. C’è, in questo senso, un buon coordinamento
tra tutte le realtà, compresa la Chiesa, impegnate proprio nell’assistere le popolazioni
nel Corno d’Africa?
R. – Qui la difficoltà è veramente grande perché
sono territori, purtroppo, segnati da violenza, da tutta una serie di situazioni che
non facilitano, non danno velocità ai numerosi interventi che si dovrebbero mettere
in atto. Nonostante questo, però, la rete che compone l’agire delle Caritas nel mondo
fa sì che il legame costante permetta comunque di non disattendere i bisogni di queste
persone, seppure in mezzo a questo tipo di difficoltà.
D. – Per rispondere
all’accorato appello del Papa all’Angelus, “è vietato restare indifferenti davanti
alla tragedia degli affamati e degli assetati”, bisogna poi aggiungere a questi sforzi
della rete Caritas e della Chiesa anche quelli della comunità internazionale...
R.
– Questa sussidiarietà, da parte della Chiesa, raggiunge il suo obiettivo nella misura
in cui altre scelte, molto più incidenti sul tessuto di vita di queste persone, devono
essere prese. Quindi, la solidarietà internazionale deve andare di pari passo poi
con la sussidiarietà che le Chiese, le Caritas sanno mettere in atto in ogni contesto,
soprattutto nelle grandi emergenze.
D. – Ma per quanto riguarda la comunità
internazionale, quella del Corno d’Africa sembra ancora purtroppo una tragedia silenziosa,
dimenticata anche da gran parte delle società occidentali, che sembrano più attente
invece alla crisi economica, agli affari delle borse...
R. – L’indifferenza
più che decennale manifestata nei confronti di queste nazioni, delle conflittualità
che ormai quasi in maniera costante si perpetuano all’interno di questi territori,
fanno sì che in questo contesto attuale la gravità della crisi finanziaria porti l’attenzione
altrove. Di conseguenza, queste popolazioni rischiano di essere doppiamente vittime,
perché i grandi del mondo, le nazioni che hanno in atto questa crisi economico-finanziaria,
dimenticano che c’è qualcuno che sta in condizioni veramente disumane.
D.
– Non restano invece indifferenti la Chiesa e la Caritas. La Conferenza episcopale
italiana, che a metà luglio ha stanziato un milione di euro di fondi, ha indetto una
colletta nazionale per domenica 18 settembre...
R. – L’aggancio al 18
settembre con questa colletta in tutte le Chiese diocesane in Italia, in tutte le
parrocchie, deve diventare un momento veramente di grande solidarietà, anche perché
saremo il 18 settembre ad una settimana dalla chiusura del Congresso eucaristico di
Ancona-Osimo, Congresso eucaristico che ha come tema proprio ‘”L’Eucaristia, pane
per la vita quotidiana”. E sarebbe un ottimo modo di tradurre nella concretezza il
cibo che riceviamo come gratuità di Dio, tradurlo in questo gesto di grande solidarietà.
(ap)