2011-08-02 12:00:59

A Rimini, il Convegno dell'associazione Ai.Bi. impegnata nella lotta all'abbandono dei minori


Al via, a Monte Colombo in provincia di Rimini, la XX Settimana delle Famiglie dell’associazione Ai.Bi., Amici dei Bambini, associazione che da 25 anni lotta contro l’emergenza dell’abbandono minorile. Il convegno rappresenta l’occasione per fare il punto della situazione sull’accoglienza con particolare riguardo alle adozioni internazionali. Camilla Spinelli ha intervistato Marco Griffini, presidente dell’Ai.Bi.RealAudioMP3

R. – Quest’estate, in modo particolare, il tema è dedicato alla figura di Mosè. Per noi, Mosè, è l’uomo che conduce la battaglia contro l’ingiustizia per salvare un popolo di schiavi. E il popolo degli schiavi sono i milioni e milioni di bambini abbandonati in giro per il mondo. Qui si inserisce il Convegno internazionale, dove abbiamo invitato tutti coloro che sono stati toccati dall’abbandono: i minori adottati, i ragazzi presi in affido e i “care leaver”, cioè quei ragazzi che non sono stati mai purtroppo in una famiglia e che hanno vissuto anni ed anni in istituto e poi lo hanno lasciato. Per la prima volta, in questo Convegno, noi vogliamo che siano i figli, che siano i ragazzi ad interrogarsi su questa prospettiva dell’abbandono, perché se un figlio adottato comincia ad adottare a sua volta, se un ragazzo che è stato preso in affido, una volta diventato adulto prende in affido a sua volta, se un ragazzo che ha conosciuto dieci anni di istituto incomincia a lottare contro l’abbandono, noi crediamo si inneschi questa "reazione atomica" della giustizia che, come ogni reazione atomica, è destinata a non fermarsi mai.

D. – I minori fuori famiglia in tutto il mondo sono passati dai 145 milioni del 2004 ai 163 milioni di quest’anno...

R. – Sì, è un dato impressionante! Ma quello che impressiona non sono tanto i 160 milioni, ma la progressione, l’aumento. Questi milioni di minori abbandonati sono distribuiti in tutti i Paesi del mondo, perché questa è una delle caratteristiche di questa piaga, di questa emergenza umanitaria, che a differenza delle altre emergenze, tipo la fame, la guerra, la malattia, non colpisce i Paesi poveri, ma colpisce tutti i Paesi.

D. – L’adozione è un percorso difficile, in cui bisogna investire tempo, denaro, e che prevede anche ostacoli di carattere burocratico...

R. – Riprenderemo la battaglia per la totale gratuità di questo atto di accoglienza. Purtroppo c'è una cultura che è contraria all’adozione internazionale e viene intesa, non tanto come un diritto del minore, ma come una possibilità di una coppia che non ha figli di accogliere figli. Allora qui occorre promuovere un altro tipo di cultura, anche perché l’adozione internazionale è forse il più grande atto di giustizia che una famiglia possa mai compiere nella propria vita. (ap)







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