Usa: accordo sul debito. Oggi il voto definitivo. Obama: non è l'intesa che volevo
Dopo giorni di tensioni e di preoccupazioni crescenti, il presidente statunitense
Barack Obama ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i leader del Congresso
sull'aumento del tetto del debito. Una soluzione diversa da quella che il presidente
Obama voleva, ma che, ha detto, “mette fine alla crisi che Washington ha imposto all'America”
ed “evita una crisi simile fra 6, 8 o 12 mesi”. La corsa contro il tempo, però, non
si arresta: il Congresso dovrà, infatti, votare il provvedimento entro questa sera.
Il servizio di Elena Molinari:
Non è l’accordo
che avrei voluto, ma è un compromesso che consente la riduzione del deficit di cui
abbiamo bisogno e ci consente anche di evitare il dafault. Con queste parole Barack
Obama ha presentato, poche ore fa, l’accordo raggiunto in extremis dai leader dei
due partiti americani sull’innalzamento del tetto del deficit. Che il patto non piace
ai democratici è chiaro, la proposta prevede infatti tagli alle spese sociali per
circa due mila e cinquecento miliardi di dollari in dieci anni e nessun aumento alle
tasse, soprattutto per i più ricchi, che il presidente aveva invece fortemente richiesto.
La proposta innalza l’importo massimo che gli Stati Uniti possono prendere in prestito
in due tranche e copre gli Usa almeno fino al dicembre 2012, quindi dopo le elezioni
presidenziali. I tagli sono distribuiti in tutte le voci di spesa, comprese Medicare,
la sanità per gli anziani e il Pentagono, nonostante rimostranze repubblicane contro
"sforbiciate" alla Difesa. Obama ha assicurato che i tagli non nuoceranno alla ripresa
economica, ma ha ammesso che portano la spesa domestica a livello più basso dai tempi
di Eisenhower. La corsa contro il tempo non è però finita. Ora i leader repubblicani
e democratici devono convincere i propri deputati e senatori ad approvare il testo
entro questa sera. Gli ammutinamenti non sono esclusi, soprattutto adesso, tra le
fila del Tea party, che chiede tagli più radicali.