2011-08-01 08:01:45

Usa: accordo sul debito. Oggi il voto definitivo. Obama: non è l'intesa che volevo


Dopo giorni di tensioni e di preoccupazioni crescenti, il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i leader del Congresso sull'aumento del tetto del debito. Una soluzione diversa da quella che il presidente Obama voleva, ma che, ha detto, “mette fine alla crisi che Washington ha imposto all'America” ed “evita una crisi simile fra 6, 8 o 12 mesi”. La corsa contro il tempo, però, non si arresta: il Congresso dovrà, infatti, votare il provvedimento entro questa sera. Il servizio di Elena Molinari:RealAudioMP3

Non è l’accordo che avrei voluto, ma è un compromesso che consente la riduzione del deficit di cui abbiamo bisogno e ci consente anche di evitare il dafault. Con queste parole Barack Obama ha presentato, poche ore fa, l’accordo raggiunto in extremis dai leader dei due partiti americani sull’innalzamento del tetto del deficit. Che il patto non piace ai democratici è chiaro, la proposta prevede infatti tagli alle spese sociali per circa due mila e cinquecento miliardi di dollari in dieci anni e nessun aumento alle tasse, soprattutto per i più ricchi, che il presidente aveva invece fortemente richiesto. La proposta innalza l’importo massimo che gli Stati Uniti possono prendere in prestito in due tranche e copre gli Usa almeno fino al dicembre 2012, quindi dopo le elezioni presidenziali. I tagli sono distribuiti in tutte le voci di spesa, comprese Medicare, la sanità per gli anziani e il Pentagono, nonostante rimostranze repubblicane contro "sforbiciate" alla Difesa. Obama ha assicurato che i tagli non nuoceranno alla ripresa economica, ma ha ammesso che portano la spesa domestica a livello più basso dai tempi di Eisenhower. La corsa contro il tempo non è però finita. Ora i leader repubblicani e democratici devono convincere i propri deputati e senatori ad approvare il testo entro questa sera. Gli ammutinamenti non sono esclusi, soprattutto adesso, tra le fila del Tea party, che chiede tagli più radicali.








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