La Chiesa celebra la memoria di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Oggi la Chiesa celebra la memoria di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, insigne teologo
moralista nato a Napoli il 27 settembre del 1696. Alfonso, dottore della Chiesa e
copatrono di Napoli, esortava a parlare familiarmente con Dio, con confidenza ed amore.
Rivolgetevi al Signore – diceva - “come ad un vostro amico, il più caro che avete
e che più vi ama”. “Non vi è portiere – ripeteva - per chi desidera parlargli”. Sulla
figura di questo Santo, al centro della catechesi di Benedetto XVI nell’udienza generale
dello scorso 30 marzo, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
(musica)
Alfonso
apparteneva ad una nobile e ricca famiglia napoletana e a soli 16 anni conseguì la
laurea in diritto civile e canonico. Era l’avvocato più brillante del foro di Napoli
ma indignato per la corruzione e l’ingiustizia che viziavano l’ambiente forense, abbandonò
la sua professione comprendendo che era un’altra la sua vocazione. Decise di diventare
sacerdote, acquisì una vasta cultura teologica e nella Napoli del 1700 iniziò un’azione
di evangelizzazione tra gli strati più umili della società. “Il paradiso di Dio –
diceva Sant’Anfolso - è il cuore dell’uomo”. E la sua opera tra gli uomini, ha ricordato
Benedetto XVI, è stata ricca di frutti:
“Non poche di queste persone,
povere e modeste, a cui egli si rivolgeva, molto spesso erano dedite ai vizi e compivano
azioni criminali. Con pazienza insegnava loro a pregare, incoraggiandole a migliorare
il loro modo di vivere. Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri
della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle
case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto
la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano
regolarmente questi gruppi di fedeli”. (Udienza generale, 30 marzo 2011)
Ai
pastori d’anime e ai confessori, Sant’Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina
morale cattolica, assumendo “un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché
i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino
di fede e di vita cristiana”. Non si stancava mai di ripetere che i sacerdoti sono
“un segno visibile dell’infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente
e il cuore del peccatore affinché si converta e cambi vita”. Il suo insegnamento,
ha sottolineato Benedetto XVI, è di grande attualità anche “nella nostra epoca, in
cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale”.
“Sant’Alfonso
Maria de’ Liguori è un esempio di pastore zelante, che ha conquistato le anime predicando
il Vangelo e amministrando i Sacramenti, unito ad un modo di agire improntato a una
soave e mite bontà, che nasceva dall’intenso rapporto con Dio, che è la Bontà infinita.
Ha avuto una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore
dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre
che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo”. (Udienza generale,
30 marzo 2011)
La sua vita è stata scandita dalla preghiera, dall’Adorazione
eucaristica e dalla devozione mariana. “Chi prega si salva” e tutta la nostra salvezza,
diceva, sta nel pregare. Alfonso è morto il primo agosto del 1787 e alla sua morte
Papa Pio VI esclamò: “Era un Santo!”. E aveva ragione: Alfonso è stato canonizzato
nel 1839 e nel 1871 è stato dichiarato dottore della Chiesa. Le sue opere di teologia
sono numerose e moltissimi sono gli scritti destinati alla formazione religiosa del
popolo. Sant’Alfonso ha contribuito a plasmare la spiritualità popolare degli ultimi
due secoli ed è stato anche l’autore delle parole e della musica di uno dei canti
natalizi più popolari, “Tu scendi dalle stelle”.