Immigrazione, nuova tragedia a Lampedusa: 25 morti per asfissia
L’isola di Lampedusa è sotto choc per l’ennesima tragedia del mare. Nella notte è
approdato sull’isola un barcone con 271 persone a bordo, 25 sono morti per asfissia.
L’imbarcazione era partita due giorni fa dalla Libia. I ministri dell'Interno, Roberto
Maroni, e della Salute, Ferruccio Fazio, ribadiscono che "seguono attentamente la
situazione”. Mentre altri 53 immigrati tunisini sono arrivati sulle coste dell’isola
siciliana, in Puglia una violenta protesta di migranti, del centro di accoglienza
di Bari ha bloccato la statale e la linea ferroviaria Bari-Foggia. Almeno 20 i fermati.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di padre Giovanni La Manna,
presidente del Centro Astalli:
R. – Esterno
ancora una volta una profonda tristezza per la morte di queste persone, ribadendo
la richiesta che si fa sempre più pressante di realizzare canali umanitari sicuri
che consentano a queste persone di arrivare in Italia e in Europa in piena dignità
e di esercitare il loro diritto all’asilo politico. Anche una sola morte pesa sulle
nostre coscienze e contribuisce a farci passare alla storia come una civiltà barbara.
D.
– Lampedusa, Malta, le Isole Canarie: spesso sono terre di approdo per chi fugge da
condizioni di guerra, a volte di persecuzioni, a volte di fame e di povertà …
R.
– Quanti hanno la responsabilità di governare questo fenomeno, devono reagire in maniera
umanitaria e dignitosa, individuando strumenti idonei per dare risposte; soprattutto,
per far saltare la paura che porta a politiche di contrasto piuttosto che di accoglienza
progettuale per restituire opportunità di vita dignitosa a queste persone.
D.
– Tra le scelte che sono state messe in campo negli ultimi tempi, il pattugliamento
in mare oppure il rimpatrio forzato …
R. – Le morti sono il frutto di
questa chiusura. Lo strumento dei respingimento ha prodotto il blocco di migliaia
di persone in Libia; siccome la Libia ora è in guerra, queste persone cercano di scappare
per salvarsi. Quindi, il risultato dei respingimenti è stato non di colpire i trafficanti,
che si sono inventati nuove rotte, ma di aumentare i rischi di quanti scappano e i
costi per la fuga.
D. – Ci spostiamo su un altro fronte, in Puglia,
nel centro di accoglienza di Cara di Bari: gli immigrati stanno protestando contro
le lungaggini per ottenere un riconoscimento legale in Italia. Contestazioni degenerate,
però, con il lancio di pietre contro le forze dell’ordine …
R. – Innanzitutto,
io condanno ogni forma di violenza. E’ vero anche che bisogna capire cosa produce
l’esasperazione, questa violenza, per intervenire. Dove ci sono molte persone raggruppate
in un unico centro, si fa fatica a dare quell’assistenza che rasserena gli animi spiegando
loro cosa sta succedendo, quali sono i tempi dell’iter per la richiesta di asilo politico.
Spesso manca quell’attenzione che spieghi alle persone cosa sta accadendo, quali sono
i passi che si fanno di volta in volta.
D. – Padre La Manna, servono
altri luoghi per poter accogliere e magari provvedere alle necessità di chi arriva
dopo un viaggio di disperazione?
R. – Tutti questi segnali ci dicono
che qualcosa non sta funzionando. Quindi, approfittiamo per rileggere l’esperienza,
vediamo come stanno funzionando questi centri di accoglienza, se ne occorrono altri
più funzionali che consentano un’accoglienza progettuale e che consentano soprattutto
una relazione con la persona, per spiegare, dare informazioni e accompagnare in maniera
progettuale. (gf)