Ufficioso accordo in Usa sul debito mentre ci si interroga sul ruolo delle agenzie
di rating
La Casa Bianca e il Congresso avrebbero raggiunto in extremis un accordo preliminare
per l'aumento del tetto del debito e per evitare il default. A diffondere la nostizia,
alcune indiscrezioni di stampa, al momento non confermate ufficialmente, secondo cui
si starebbero definendo gli ultimi dettagli. Il piano prevedrebbe un aumento del tetto
del debito fino a 2.800 miliardi di dollari in due fasi e tagli alle spese di poco
superiori. Se i negoziati si chiuderanno in tempo la proposta sarà votata in Senato
alle 19 di oggi, ora italiana, per poi passare alla Camera. Nuovo appello anche del
presidente Obama, che è tornato a chiedere al governo di trovare un piano “bipartisan”
da firmare entro il 2 agosto. In questi giorni la crisi statunitense per l’innalzamento
del tetto del debito, le borse mondiali in affanno permanente, il declassamento della
Grecia e quello ritenuto possibile della Spagna hanno destato preoccupazione per l’andamento
dell’economia mondiale ma hanno anche posto interrogativi sul ruolo delle agenzie
internazionali di rating. Cosa sono e perché sono state create le agenzie di rating?
Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’economista AlbertoQuadrioCurzio:
R. – Le agenzie
di rating sono società private che hanno preso avvio all’inizio dello scorso secolo
negli Stati Uniti. Il loro scopo è quello di valutare la solidità delle società operanti
nel contesto dell’economia e questo obiettivo si è via via allargato a considerare
anche la solidità degli Stati sovrani, ovvero dei titoli di debito pubblico emessi
dagli Stati sovrani.
D. – Cosa succede quando un’agenzia di rating giudica
e declassa un Paese?
R. – La valutazione delle agenzie di rating rappresenta
un messaggio dato a tutti gli operatori finanziari e, più in generale, a tutti i risparmiatori
sull’affidabilità, o meno, di un titolo. Sotto questo profilo, le agenzie di rating
hanno una graduatoria di affidabilità dei titoli che va dal livello massimo – che
normalmente è identificato con una tripla “A” – fino a dei livelli molto bassi, taluni
dei quali definiti persino “livelli spazzatura”. In questo caso, il titolo non ha
altro valore che quello che può avere un residuo assimilabile ad una spazzatura. Detto
questo, ciò che nelle agenzie di rating ha suscitato una crescente perplessità - e
non solo in questi ultimi tempi – è che tre di queste agenzie rappresentano il 95
per cento dei certificatori del mercato mondiale.
D. – A proposito di
queste agenzie più importanti, da chi dipendono e chi controlla il loro operato?
R.
– Queste agenzie sono delle Società Per Azioni che hanno degli azionisti e, se fanno
bene il loro mestiere, evitano ai risparmiatori di perdere soldi. La vigilanza proviene
dagli stessi risparmiatori, che evidentemente si servono dei loro giudizi, così come
se ne servono le imprese che chiedono alle agenzie di essere valutate. Una seconda
tipologia di vigilanza viene dai soggetti istituzionali, i quali stanno costantemente
ponendo delle regole a cui le società di rating devono attenersi.
D.
– Data appunto la delicatezza di queste valutazioni, in quali ambiti concreti influiscono
questi giudizi delle agenzie di rating nell’economia reale?
R. – Influiscono
in questo senso: una valutazione di scalamento qualitativo di un titolo di Stato porta,
sempre e comunque, ad una vendita – di parte o più di parte – dei titoli di Stato
stessi. Per quanto riguarda i risparmiatori, questi non hanno la competenza per capire
se un titolo ha valore o meno e per questo fanno riferimento molto frequentemente
alle agenzie di rating, guardando le loro classificazioni per decidere se investire.
E’ ovvio che, se cala la qualità di un titolo, i risparmiatori tendono a non investire
nello stesso, e quindi, se non investono, la raccolta di risparmio da parte del mondo
produttivo diminuisce. Se diminuisce la raccolta di risparmio, diminuiscono anche
gli investimenti e, diminuendo questi ultimi, diminuisce la crescita economica.
D.
– Abbiamo visto alcuni dei limiti, ma ci sono anche dei vantaggi, per il sistema economico,
ad avere delle agenzie di rating?
R. - Le agenzie servono perché offrono
al risparmiatore elementi per giudicare quali sono i titoli più convenienti e dove
investire, e servono nella misura in cui il loro lavoro è fatto con grandissima professionalità
e in un contesto - questo è un punto cruciale - in cui ci sia una moltiplicazione
delle agenzie. Credo che se si riuscisse ad avere un certo numero di agenzie di rating
private – come quelle che già ci sono, magari in un numero più consistente – ed un
certo numero di agenzie di rating pubbliche, che valutano soprattutto gli Stati sovrani
- cioè i titoli del debito pubblico - la situazione andrebbe meglio per tutti. Sarebbe
migliore per le agenzie di rating che ci sono, per i risparmiatori, per le imprese
ed anche per gli Stati sovrani. La molteplicità porta alla reciproca vigilanza dei
soggetti valutatori. (vv)