2011-07-29 14:47:41

L'impegno missionario in Etiopia delle Figlie di Maria Ausiliatrice


Nel Corno d’Africa, oltre 12 milioni di persone, tra cui più di due milioni di bambini, rischiano di morire a causa della siccità. Secondo l’Onu, la crisi umanitaria si aggraverà nei prossimi mesi e, in particolare, le aree più colpite saranno quelle meridionali della Somalia. E’ un dramma che in molte regioni dell’Africa Orientale riguarda intere popolazioni, come sottolinea al microfono di Emanuela Campanile, suor Laura Girotto, missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice e responsabile del progetto "Kidane Mehret" ad Adwa, in Etiopia:RealAudioMP3

R. – Da noi arrivano soprattutto le tribù delle zone più desertiche, che sono quelle naturalmente più colpite. Bisogna dire molto chiaramente che la siccità ha colpito tutto il Corno d’Africa. Quindi, è veramente una situazione molto difficile in questo momento.

D. – Quanta gente avete già accolto?

R. – Decine di migliaia. Ci sono intere tribù, intere popolazioni che si spostano. Sono nomadi di natura, quindi si spostano dove possono per trovare aiuto.

D. – Nella sua missione li accogliete o la vostra è una tappa di passaggio?

R. – Sono persone di passaggio, nel senso che cercano veramente di che sopravvivere: hanno bisogno di cibo e di acqua. Si portano appresso i pochi animali che hanno, anche se molto spesso noi non possiamo badare agli animali e diamo priorità assoluta alle persone, dando loro acqua e cibo. Siamo fortunate, perché abbiamo delle scorte che sono arrivate l’anno scorso e queste scorte di cibo preziosissimo le stiamo destinando per questa emergenza.

D. – Perché è così importante, anche dal punto di vista territoriale, la vostra missione?

R. – Noi siamo in una delle zone più depresse del Tigray, Adwa, nel Nord dell’Etiopia, ai confini con il Sudan, in una terra devastata da continue guerre. La nostra presenza sembra aver riportato la speranza per questa popolazione, che si sente tuttora dimenticata dal resto del mondo. Non ci sono interessi economici in quella zona: ci sono solo persone che faticano a sopravvivere, che vorrebbero avere un futuro, e noi siamo forse riuscite a dare loro una speranza nel futuro. Abbiamo investito nell’educazione per i bambini, ci siamo presi cura delle fasce più deboli - le donne, che sono sempre le più discriminate – e abbiamo dato il via ad un volano, che sembra essersi messo in moto e che veramente apre grandi speranze.

D. – In quali progetti è impegnata la vostra missione?

R. – Stiamo costruendo un ospedale. Nella nostra zona non ci sono ospedali degni di questo nome. Abbiamo una continua strage degli innocenti: muoiono bambini per malattie che sarebbero totalmente curabili anche a livello domestico nei nostri Paesi. Quindi, stiamo costruendo questo ospedale, ma è un’impresa titanica. Chi vuole aiutarci ci dia una mano per questo ospedale e ogni vita che sarà salvata sarà anche merito vostro. (ap)







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