La Chiesa celebra Santa Marta, esempio di ospitalità. Benedetto XVI: la vita attiva
non tolga spazio alla Parola di Dio
La Chiesa ricorda oggi la memoria di Santa Marta. Sorella di Lazzaro e Maria, è descritta
dal martirologio romano come colei che accolse nella sua casa Gesù di passaggio a
Betania, un villaggio nei pressi di Gerusalemme. Nei Vangeli la sua figura emerge
anche per la sua forte professione di fede alla morte del fratello, ma l’icona alla
quale la si associa più frequentemente è quella di una donna indaffarata, contrapposta
a chi sceglie di fermarsi ad ascoltare e meditare la Parola di Dio. Il servizio di
Tiziana Campisi:
L’esempio
che Santa Marta ha lasciato alla Chiesa è quello del servizio solerte, di una dedizione
accurata per tutto ciò che serve per accogliere Gesù. La sua encomiabile laboriosità
rischia però di farle trascurare la sua vita interiore. Per questo, quando, intenta
ad offrire al Maestro un confortevole ristoro nella sua casa, Marta chiede a Gesù
di esortare la sorella Maria ad aiutarla, riceve invece un amorevole richiamo, come
ha ricordato Benedetto XVI all’Angelus del 18 luglio dello scorso anno:
"'Marta,
Marta – e questo nome ripetuto esprime l’affetto –, tu ti affanni e ti agiti per molte
cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non
le sarà tolta'. La parola di Cristo è chiarissima: nessun disprezzo per la vita attiva,
né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica
cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore
in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci
sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano".
La
riflessione del Papa ha inoltre specificato cosa deve caratterizzare l’operato del
cristiano, che deve essere animato dall'amore:
“… la persona umana
deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche e professionali, ma ha bisogno
prima di tutto di Dio, che è luce interiore di Amore e di Verità. Senza amore, anche
le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia. Senza un significato
profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato. E chi
ci dà l’Amore e la Verità, se non Gesù Cristo? Impariamo dunque, fratelli, ad aiutarci
gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora a scegliere insieme la parte migliore,
che è e sarà sempre il nostro bene più grande”.
Ma se dalla solerzia
di Marta apprendiamo a non disperderci in miriadi di faccende che ci fanno trascurare
l’amore, dalla sua professione di fede alla morte del fratello Lazzaro, impariamo
che, solo abbandonando le nostre umane certezze, la vita in Dio fa sperimentare prodigi
che non credevamo possibili.