Iraq: a Kirkuk donne cristiane e musulmane unite contro la violenza
L’Unione libera delle donne (cristiane) di Bethnahrain (Mesopotamia) a Kirkuk, nel
nord dell’Iraq, ha tenuto oggi, nella grande aula della cattedrale caldea, una conferenza
incentrata sulla “violenza contro le donne”. All’evento hanno partecipato più di 100
donne cristiane e musulmane, insieme a personalità del governo e della società civile.
In previsione dell’evento, l’Unione aveva promosso un’inchiesta su mille donne nella
città di Kirkuk per capire l’incidenza di fenomeni di violenza subiti in passato.
La grande maggioranza delle interpellate (l’88% del totale) hanno affermato di aver
subito una forma – più o meno grave – di violenza ed emerge inoltre che la tenenza
è di una continua crescita. All’evento organizzato dal movimento femminile ha preso
parte anche l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, il quale ha illustrato il punto
di vista cristiano nei riguardi della donna. “Il cristianesimo – ha sottolineato il
prelato – non crede mai che le donne siano inferiori agli uomini o siano un elemento
di importanza secondaria”. Nella gerarchia, secondo il concetto teologico di creazione,
ha pari importanza in quanto a valore umano e capacità”. Mons. Sako ha ricordato la
Bibbia, dove è scritto che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza” (Gen
1, 27). Uomini e donne furono creati ad immagine di Dio, continua l’arcivescovo di
Kirkuk, e lo stesso concetto è ripreso nel Nuovo Testamento, dove “la nuova creazione
continua di gloria in gloria” (1 Cor 11, 11). Pur potendo creare esseri superiori
o inferiori, nella visione cristiana Dio ha creato il genere umano – maschio e femmina
– e lo ha dotato di “pari valore e pari dignità in tutto. Sono partner complementari
nella creazione e nella salvezza operata da Cristo… Uno ha bisogno dell’altro, si
completano e si influenzano a vicenda”. Nel Vangelo non si fa alcuna differenza fra
uomo e donna, ha poi spiegato mons. Sako, perché entrambi derivano “dall’essenza di
Dio Padre”. In Dio non c'è distinzione di sesso, né a favore delle donne, tantomeno
a beneficio dell’uomo. Pertanto la presunta inferiorità delle donne “non viene da
Dio Creatore” e anche Cristo con Maria Maddalena, con la Samaritana e con l’adultera
ha tenuto un sentimento di compassione, arrivando a esclamare “Chi di voi è senza
peccato scagli la prima pietra” (Gv 8, 3-6). Gesù Cristo ha trattato le donne come
“un essere umano capace di amare, capire, lavorare e pensare, collaborare e condividere
e comunicare. Il suo rapporto – esclama l’arcivescovo – è un esempio per tutti noi”.
Nel suo intervento, il prelato ha ricordato infine papa Giovanni Paolo II che – nell’Esortazione
Apostolica “Una nuova speranza per il Libano” del 1997 – afferma chiaramente che le
donne meritano un’attenzione particolare per assicurare loro il rispetto dei diritti
in vari settori della vita sociale e nazionale e che la Chiesa, nella dottrina antropologica
ed educativa, sottolinea la parità di diritti tra uomini e donne, poiché “tale parità
viene in quanto ogni essere umano è creato a immagine di Dio” (76-77). Dunque alla
luce della visione cristiana, le donne devono godere di pari diritti nella vita politica,
sociale, economica e nell’istruzione: devono, ribadisce il prelato, avere “uguale
dignità senza discriminazioni” e punta il dito contro “un errato sistema patriarcale
e l’ottusità di usi e costumi nella società”, che sono all’origine dei fenomeni di
violenza contro le donne, perché le classifica come “esseri inferiori” e ne radicalizza
la discriminazione e le vessazioni. A conclusione del convegno sono stati elencati
alcuni punti fondamentali per valorizzare l’opera della donna. Tra questi la formazione
della personalità della donna, sia dall’interno per le convinzioni personali e nella
fiducia in se stessa. Va inoltre respinto ogni tipo di discriminazione e lottare per
la giustizia, la pace e l’unità della creazione. Questo richiede un apprendimento
continuo grazie alla lettura, allo studio e all’analisi, con convinzione e non per
cieca obbedienza. Infine la presenza attiva della donna, che deve avere un ruolo decisionale
e a livello di fede, tanto nelle chiese quanto nelle moschee, favorire il rispetto
del piano divino e condannare ogni tipo di violenza. (R.P.)