2011-07-29 14:34:00

India: diecimila persone in piazza a Delhi per i diritti dei Dalit


Oltre diecimila persone hanno marciato ieri nelle strade di Nuova Delhi per chiedere al governo di garantire e difendere i diritti di tutti i Dalit. Alla marcia, che è seguita a tre giorni di digiuno, hanno partecipato più di 50 arcivescovi e vescovi, insieme a migliaia di religiosi e laici, cristiani e musulmani. “Io sono un Dalit e soffro quello che voi soffrite”, ha dichiarato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, presente alla manifestazione. Riferisce l'agenzia AsiaNews che il porporato ha chiesto al governo indiano di includere i Dalit cristiani e musulmani nella lista delle caste protette, al fine di evitare una “discriminazione clamorosa” e una violazione della costituzione indiana. Tra i leader della protesta c’era anche l’arcivescovo di New Delhi, mons. Vincent M. Concessao, che da trent’anni si occupa dei diritti dei Dalit. “La nostra causa, che ci ha portato insieme a Delhi da tutto il Paese, è una causa nazionale, ed è racchiusa chiaramente nel Preambolo della nostra costituzione che proclama la sua visione in termini di giustizia, eguaglianza libertà e fraternità”, ha detto il presule, “la giustizia è una causa dell’umanità. E’ la causa di Dio stesso, come ci dice la Bibbia. Di conseguenza coloro che si oppongono alla giustizia, attivamente, con l’inazione o con tattiche dilatorie, scavano la loro tomba. Non hanno bisogno di avversari che li sconfiggano. Non importa quanto siano potenti re e regni e partiti politici: quando compiono ingiustizie sulla gente inerme, cadono”, ha aggiunto mons. Concessao, “e’ già accaduto in passato, e sta accadendo ora e accadrà in futuro perché la giustizia è una richiesta basilare dell’umanità”. Secondo l’arcivescovo i partiti religiosi indù non accetteranno mai che sia fatta giustizia per i Dalit, ma quasi tutti gli altri partiti, sia nazionali che regionali, appoggeranno questa richiesta. “Se il governo fa orecchie da mercante alle lacrime dei Dalit, Dio non lo farà”, ha concluso il presule. (M.R.)







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