Resta alta la tensione
al confine tra Kosovo e Serbia. Il governo di Pristina ha inviato agenti di polizia
e doganieri al nord, in una parte del territorio kosovaro rimasto fedele a Belgrado.
Alcuni gruppi di serbi kosovari hanno dato alle fiamme il valico di Jarinje ( nella
foto), ora sotto il controllo della Nato. Per mons. Lush Gjergji, Vicario generale
dell'Amministrazione Apostolica del Kosovo, è una reazione degli estremisti serbi
"provocata dagli incontri a Bruxelles fra il Kosovo e la Serbia, sotto il patronato
dell'Ue". "Ma a qualcuno gli accordi non vanno bene: gli estremisti serbi si sono
ribellati e hanno cercato di provocare una crisi, che, speriamo, sia a Belgrado che
Pristina possano gestire insieme con la Comunità Europea". "I kosovari chiedono
semplicemente la reciprocità, cioè tutto quello che vale per noi kosovari deve valere
anche per i serbi. Sono dodici anni – troppi – che resistiamo in questa situazione
e che si cerca di impedire al Kosovo di poter espandere la giurisdizione su tutto
il territorio nazionale". In questa situazione, si conferma ancora una volta l'utilità
della presenza della Nato in Kosovo, presenza "non solo utile, ma direi indispensabile:
è l’unica forza che non viene contestata da nessuno e che sta facendo bene il suo
lavoro". ( intervista di Luca Collodi )