Tagliato il rating di Grecia e Cipro, aumenta la disoccupazione in Francia
In Europa è sempre alta l’attenzione sulla crisi economica: i rating di Grecia e Cipro
sono stati ulteriormente abbassati. E, dopo Irlanda, Portogallo e Grecia, ora anche
Cipro potrebbe dover usufruire del piano di salvataggio di Bruxelles. Situazione difficile
anche per le economie portanti del Continente. Il Fondo Monetario esorta la Francia
a diminuire il deficit, mentre per Parigi cresce in modo preoccupante il tasso della
disoccupazione. C’è dunque da temere un effetto domino nell’Unione Europea? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà:
R. – Un po’
più di un anno fa dicevo che è molto difficile isolare questi fenomeni una volta che
cominciano, e parlavamo della Grecia, poi abbiamo visto come è andata. Adesso Cipro
in termini di prodotto interno lordo di Eurolandia non ha una grande importanza, però
è la conferma che siamo un po’ in una tenaglia composta da una parte dalle agenzie
di rating, dai mercati, e dall’altra dai nostri disequilibri europei economici e finanziari
dei vari Paesi.
D. – Perché il declassamento del rating della Grecia
proprio in questo momento in cui Atene sta usufruendo del cospicuo aiuto deciso da
Bruxelles?
R. – Dopo la vicenda di Lehman Brothers del 2008 dove le
agenzie di rating furono colte completamente impreparate - Lehman Brothers aveva ancora
la tripla A pochi giorni prima di fallire -, sono diventate molto zelanti e quindi
adesso ogni volta che c’è una situazione per cui ritengono di dover intervenire lo
fanno senza starsi troppo a curare di problematiche politiche o di altro genere.
D.
- Alcuni osservatori denunciano il fatto che per un’Europa economicamente veramente
unita queste crisi sarebbero ben poca cosa, ecco perché si è scelta invece la soluzione
dell’aiuto e non quella di rispondere tutti insieme alle situazioni di emergenza…
R.
- Potrei rispondere con una parola sola: elettorato. Nel senso che ogni Paese è alle
prese con le proprie problematiche di consenso. La politica in questo momento non
si rende conto che la variabile tempo quando si ha a che fare con una crisi finanziaria
come quella attuale è decisiva.
D. – Dopo l’Italia sta nascendo un certo
allarme anche per la Francia. Che cosa potrebbe succedere in caso di grosse difficoltà
delle economie forti dell’Unione?
R. – Intanto la cosa di cui si comincia
a prendere coscienza è che non esiste una nazione che si possa salvare in un contesto
in cui tutte le altre cadono perché l’economia mondiale e anche la finanza mondiale
ormai sono correlate. E’ chiaro che la Francia non è immune da tutto ciò perché anche
se ha un debito pubblico inferiore a quello italiano ha per esempio un disavanzo peggiore
del nostro negli ultimi 12-24 mesi e da un punto di vista economico dimostra anche
lei di avere i suoi problemi perché anche la Francia è piena di problematiche legate
all’invecchiamento della popolazione alla quantità di persone che dovranno andare
in pensione da qui a 10 anni, ovvero problemi simili e soluzioni molto difficili.
(bf)