Apre ad Ancona la 15.ma filiale della Banca Popolare Etica
In controtendenza al segnale negativo dei mercati internazionali che flettono sull’onda
della crisi economica, la Banca Popolare Etica ha aperto oggi ad Ancona una nuova
filiale, la quindicesima in Italia. Nata nel 1994, Banca Etica è la prima istituzione
concepita dalle organizzazioni del Terzo Settore, del volontariato e della cooperazione
internazionale. Massimiliano Menichetti ha intervistato il direttore generale,
Mario Crosta.
R. - Nonostante
l'ormai prolungato periodo di crisi che sta caratterizzando i mercati economico-finanziari,
la finanza etica - in Italia e non solo - continua ad acquisire spazi. Questo è il
segnale che una finanza che sia attenta all’economia ed un’economia che sia a favore
di uno sviluppo sostenibile nel tempo trovano spazio, anche relativamente a prodotti
finanziari e ad una buona accoglienza da parte del pubblico.
D. - Dire
questo significa affermare che è possibile costruire un’economia di credito differente
rispetto a quella comunemente nota. Ma quali sono, in concreto, le differenze tra
una banca tradizionale e la vostra struttura?
R. - Banca Etica non si
è mai occupata di finanza speculativa, non abbiamo mai avuto rapporti al portatore,
non abbiamo accolto i capitali che arrivavano dalle operazioni dello scudo fiscale.
L’elemento fondamentale di natura operativa, per quanto ci riguarda, è la trasparenza.
La persona che porta i propri risparmi in Banca Etica ha la possibilità, accedendo
al sito, di vedere come i propri risparmi vengono utilizzati.
D. - Quali
sono, dunque, i settori d’investimento del risparmio?
R. - Sono i settori
della cooperazione sociale, la cooperazione internazionale, l’associazionismo culturale,
il mondo che si occupa del rispetto ambientale. Abbiamo finanziato molto le energie
prodotte da fonti rinnovabili.
D. - Dalle pagine web del vostro sito
si evince che accompagnate la classica istruttoria economico-finanziaria ad un’istruttoria
sociale. Perché?
R. - Per vedere la ricaduta sul territorio degli investimenti
di cui ci viene richiesto il finanziamento. Questo è sicuramente un elemento che aiuta
lo sviluppo dell’economia civile ma rende anche sostenibile un’esperienza come Banca
Etica. Voglio citare un dato: abbiamo un tasso di sofferenza - quindi un tasso di
decadimento del credito - dello 0,4 per cento, che è ampiamente sotto la media del
mercato. Questo è l’evidente segnale che si possono sostenere progetti ad alto contenuto
sociale riuscendo anche a fare impresa che produce reddito.
D. - Qual
è la prossima sfida di Banca Etica?
R. - Allargare ulteriormente la
presenza sul territorio. Stiamo percorrendo ulteriori frontiere, che non si limitano
più ai settori tradizionali della cooperazione sociale ma siamo attenti a finanziare
tutto il mondo dell’impresa che si muove seguendo i principi della responsabilità
sociale d’impresa. Credo che questa sia una sfida, perché collegata ad essa c’è la
ricerca di crescita di un’economia che sia ispirata a dei valori. (vv)