Leader religiosi a colloquio a Gerusalemme su cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile
“In che modo le religioni possono rispondere alla crisi climatica?”: per rispondere
a questo interrogativo si sono incontrati ieri a Gerusalemme, in Terra Santa, all’American
Colony Hotel, diversi leader religiosi. Organizzato dal centro interreligioso per
lo sviluppo sostenibile, il forum è stato voluto per poter individuare strumenti di
collaborazione di fronte alle sfide dei cambiamenti climatici. Particolarmente significativi
gli interventi di mons. William Shomali, vescovo ausiliare del patriarcato latino
di Gerusalemme presente a nome del patriarca Fouad Twal, del rabbino David Rosen,
direttore internazionale degli Affari Interreligiosi per il Comitato ebraico-americano
e copresidente della Conferenza mondiale delle religioni per la pace, e di Haj Salah
Zuheika, vice ministro degli Affari Religiosi per l’Autorità palestinese e membro
del Consiglio delle istituzioni religiose della Terra Santa. “Rispettare la creazione
significa rispettare il creatore” ha sottolineato mons. Shomali che ha condiviso l’affermazione
del rabbino Rosen fatta propria anche dal vice ministro Zuheika sulla terra come bene
da non considerare proprio. “Siamo qui di passaggio - ha detto il presule – dobbiamo
innamorarci di questa creazione, che è un dono prezioso da custodire”. E parlando
della terra, si legge sul sito del patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org,
mons. Shomali ha evocato il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi e, ricordando
il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace dello scorso anno, ha aggiunto
che per costruire la pace, occorre proteggere la creazione. Quindi il presule ha evidenziato
la necessità di revisionare i modelli di sviluppo poiché l’attuale ritmo di sfruttamento
mette in pericolo la disponibilità delle risorse naturali, mentre la mancanza di progetti
politici ed economici a lungo termine hanno provocato il degrado dell’ambiente. Mons.
Shomali ha anche parlato della realtà ecologica di Gaza, dove la mancanza di un buon
sistema di smaltimento sta provocando l’inquinamento delle acque costiere. (T.C.)