Siria: il governo di Assad apre al multipartitismo
Il governo siriano ha approvato una legge che apre al multipartitismo, permettendo
la formazione di altri partiti diversi dal Baath al potere in seguito ad un colpo
di Stato nel 1963, allorché furono messe al bando tutte le altre formazioni politiche.
Con questa decisione, il presidente Bachar al-Assad cerca di mettere fine all'ondata
di proteste che da oltre quattro mesi scuote il Paese. Il multipartitismo è infatti
una delle principali richieste dei manifestanti. L’abolizione dello stato d'emergenza,
in vigore dal 1963, non era stata sufficiente a fermare le dimostrazioni. In base
alla nuova legge – riferisce l’agenzia ufficiale Sana - ogni nuovo partito dovrà impegnarsi
al ''rispetto della Costituzione, dei principi democratici, della legge, della libertà
e dei diritti fondamentali''. La normativa, inoltre, proibisce la formazione di partiti
su ''base religiosa o tribale''. La repressione delle proteste cominciate il 15 marzo
scorso in Siria ha portato finora all'uccisione di circa 1.500 persone e all'arresto
di oltre 12.000, secondo le organizzazioni per i diritti umani. Sul versante economico,
intanto, il governo siriano ha firmato con Iran e Iraq il maggiore contratto sul gas
del Medio Oriente, del valore di 10 miliardi di dollari, per consentire il transito
del gas iraniano dal giacimento di South Pars verso l'Europa attraverso il Libano
e il Mar Mediterraneo.
Libia: trattative diplomatiche Il regime
libico è pronto a trattare sulla possibile uscita di scena di Gheddafi. Lo sostiene
una fonte del ministero degli Esteri russo, secondo cui questa ipotesi è stata discussa
nel colloquio della settimana scorsa tra il capo della diplomazia russa, Lavrov, e
il suo omologo libico al-Obeidi. Ufficialmente però il regime di Tripoli continua
a negare qualsiasi trattativa sull'uscita di scena del Colonnello. Intanto si segnalano
nuovi raid aerei della Nato sulla capitale libica, mentre i ribelli hanno respinto
un nuovo attacco delle forze lealiste di Gheddafi contro la città di Gualish, 50 chilometri
a sud di Tripoli. La cittadina era stata strappata all'esercito del rais all'inizio
del mese.
Egitto: tensioni di piazza Ancora alta tensione in Egitto,
dove ieri un uomo è stato ucciso oggi in una sparatoria tra le forze dell'ordine e
una folla che cercava di liberare un uomo trattenuto in un commissariato di polizia
a Ismailiya, a nord est del Cairo sul canale di Suez. Intanto centinaia di manifestanti
continuano a protestare in piazza Tahrir contro il consiglio supremo delle forze armate
per non aver attuato le riforme promesse dopo la caduta di Mubarak. Sabato notte circa
300 persone sono rimaste ferite in violenti scontri che hanno opposto gli attivisti
ai sostenitori delle forze armate. I giovani di Piazza Tahrir hanno però ribadito
l'intenzione di continuare a manifestare per il cambiamento e le riforme nel Paese.
Infine, il processo contro l'ex ministro dell'Interno egiziano Habib El Adly e i suoi
collaboratori, accusati di avere fatto sparare sui manifestanti a piazza Tahrir, è
stato rinviato al 3 agosto e unificato al processo che si aprira' quel giorno e per
gli stessi reati contro l'ex presidente Hosni Mubarak.
Kurdistan iracheno
bombardato dall'artiglieria iraniana È di due civili curdi uccisi e altri tre
feriti il bilancio degli intensi bombardamenti dell'artiglieria iraniana sul Kurdistan
iracheno nelle ultime 24 ore, secondo quanto riferisce il comando delle guardie di
frontiera dell'Iraq. La regione curda irachena è sottoposta frequentemente a bombardamenti
da parte dell'Iran e della Turchia, con il dichiarato intento di neutralizzare le
basi di movimenti separatisti curdi che dal territorio iracheno lanciano attacchi
contro gli altri due Paesi.
Moody's taglia il rating sul debito della Grecia Nonostante
il piano di salvataggio approvato la scorsa settimana dai leader dei Paesi dell'Eurozona,
l’agenzia Moody's ha tagliato ancora il rating sul debito della Grecia, a un passo
dalla soglia predefinita di default. L'agenzia di rating ha avvertito che Atene dovrà
affrontare ancora sfide a medio termine per quanto riguarda la solvibilità. Moody's
ritiene inoltre che il nuovo piano di aiuti annunciato dall'Unione Europea indica
che la probabilità di un default del debito del governo greco è pari “virtualmente
al 100%”.
Italia, ancora scontri in Val di Susa per i cantieri Tav Tensione
oggi in Val di Susa intorno al cantiere della Maddalena dove sono in corso i lavori
della contestata tratta ferroviaria Torino-Lione. Ieri accanto a manifestazioni pacifiche,
centinaia di dimostranti hanno lanciato pietre e bombe carta contro le forze dell'ordine
che presidiano il sito. Feriti 5 carabinieri. Intorno alla mezzanotte, è stata anche
riaperta la statale 24, precedentemente bloccata da manifestanti No Tav. Al microfono
di Massimiliano Menichetti il direttore del settimanale cattolico La Valsusa,
don Ettore De Faveri:
R. - Dalla
giornata di ieri la situazione è tornata di nuovo molto tesa. Certamente questo rende
la cosa molto complessa e difficile.
D. - Da una parte si va avanti
con il progetto della tratta Torino-Lione, dall’altra c’è chi continua a dire che
non si deve fare. Come se ne uscirà?
R. - Ci vuole un vero e proprio
atto di coraggio da parte delle istituzioni, dello Stato: approntare una riflessione
- oserei dire anche una trattativa - per metterli di fronte alle loro responsabilità.
Si deve capire, una volta per tutte, se c’è uno spazio di manovra nella discussione,
nella verifica delle cose o se queste persone altro non hanno in mente che la riconquista
della Maddalena per fare di essa, come dicono loro, “la libera Repubblica”.
D.
- Accanto a chi manifesta pacificamente contro la Tav c’è anche chi ha lanciato bombe-carta.
Questo gesto va comunque condannato…
R. - Certamente. Anche da parte
nostra, da parte del giornale diocesano e di tutto il mondo che riflette, l’invito
è quello di non cedere, da questo punto di vista, alla tentazione di creare violenza
per conquistare quello che molti di loro ritengono un valore. Però non va conquistato
con la violenza. Mettiamola da parte, questa violenza.
D. - Gruppi pacifisti,
gruppi anarchici e adesso anche gli alpini si sono spaccati. Alcuni di loro sono contro
la Tav…
R. - Sì. Siamo arrivati addirittura a mettere in crisi un’esperienza
storica come quella degli alpini. Pro o contro la Tav vuol dire che c’è un bisogno
urgente di avviare una riflessione, una trattativa seria e profonda, altrimenti non
se ne esce. (vv)
Italia-Cie: giornalisti contro il divieto d'informazione
Giornalisti italiani e stranieri si sono dati appuntamento oggi davanti ai
Centri di identificazione ed espulsione italiani, per dire no al divieto stabilito
dalla circolare dell’aprile scorso del ministero dell’Interno, con cui si nega ai
cronisti la possibilità di raccontare ciò che accade all’interno dei Cie. Camilla
Spinelli ha parlato dei motivi di questa protesta con Roberto Natale, presidente
della Federazione nazionale della Stampa italiana:
R. – Innanzitutto
permettere a noi giornalisti di entrare in questi centri perché il nostro diritto-dovere
di vedere e raccontare coincide col diritto dei cittadini a sapere.
D.
- Quello che sembra essere un problema prettamente italiano ha però un’eco molto forte
anche in altri Paesi europei ed extraeuropei?
R. – Sul tema dei migranti
spesso l’Europa non dà la migliore immagine di sé. Noi siamo qui davanti ai centri
oggi sia come giornalisti ma anche perché come cittadini italiani non vogliamo che
provvedimenti come quello della circolare Maroni rovinino la credibilità delle istituzioni:
questa circolare autorizza a pensare che dentro i centri avvenga ogni nefandezza.
D.
– La circolare vieta l’accesso ai giornalisti al fine di non intralciare le attività
nelle strutture?
R. - Noi non intralciamo alcunché, noi chiediamo semplicemente
di fare il nostro lavoro.
D. - C’è chi dice che state difendendo una
casta, quella dei giornalisti. Voi affermate che state dalla parte del diritto dell’informazione
e che date voce alle proteste degli immigrati …
R. – Non è un privilegio
di categoria o peggio di corporazione, quello che chiediamo: è la possibilità di rispettare
tanti diritti insieme. (bf)
Spagna, indignados Sono tornati a
migliaia in Piazza a Madrid i giovani aderenti al movimento degli Indignados per riprendere
le fila della protesta esplosa il 15 maggio scorso. I manifestanti denunciano la politica
corrotta, la 'collusione' con banche e poteri forti,la disoccupazione endemica, che
colpisce metà dei giovani spagnoli, e chiedono un sistema più giusto e democratico.
Le nuove manifestazioni serviranno anche a definire le nuove strategie per i prossimi
mesi.
Sequestro nave italiana La Farnesina segue la vicenda della
nave mercantile italiana della compagnia armatrice Rbd Armatori di Torre del Greco,
sequestrata dai pirati davanti alle coste del Benin. L’unità di crisi ha attivato
tutti i canali politici e diplomatici, ma preferisce mantenere sulla vicenda il silenzio
stampa. Il mercantile, è stato sequestrato mentre navigava nel Golfo della Nigeria.
A bordo 23 uomini di equipaggio, due dei quali italiani.
Venezuela, Chavez
annuncia ricandidatura alle presidenziali Il presidente del venezuela Hugo
Chavez, rientrato due giorni fa da Cuba dopo un ciclo di chemioterapia, ha affermato
che si candiderà per un nuovo mandato di sei anni alle elezioni presidenziali del
prossimo anno. Chavez, 56 anni, malato di cancro, ha confermato la volontà di ricandidarsi
al quotidiano Correo del Orinoco, dopo che nei giorni scorsi era stata anticipata
da fonti governative.
Sri Lanka Buona affermazione del principale
partito tamil nelle elezioni locali che si sono tenute nel nord e nord est dello Sri
Lanka, regioni dove due anni fa sono stati sconfitti i ribelli separatisti delle Tigri
Tamil. Sono stati 18 su 65 i consigli amministrativi conquistati dal partito dell'Alleanza
nazionale tamil, mentre nelle altre circoscrizioni ha dominato il partito di maggioranza
guidato dal presidente nazionalista Mahinda Rajapaksa. (Panoramica internazionale
a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LV no. 206