Norvegia: udienza a porte chiuse per Breivik. Il vescovo di Oslo: una tragedia che
rende più forte e più unito il Paese
In Norvegia si è aperta l’udienza preliminare per Anders Behring Breivik, l’attentatore
che ha confessato la paternità dei due attacchi di venerdì scorso. Il bilancio, ancora
provvisorio, è di almeno 93 vittime. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L'udienza
preliminare è a porte chiuse. Il 32.enne reo confesso per i due attentati, Anders
Behring Breivik, avrebbe voluto che l'udienza si tenesse a porte aperte per spiegare
i motivi degli attacchi. Ma il giudice ha invece respinto questa richiesta stabilendo
anche che l’uomo non abbia contatti con i mezzi di informazione. La polizia temeva
anche che l’autore degli attacchi potesse mandare messaggi in codice a suoi eventuali
complici. Una pista, questa su cui sta lavorando anche Scotland Yard. Nel manifesto
pubblicato on line dall’attentatore, che aveva assunto degli steroidi anabolizzanti
prima di compiere il massacro sull'isola di Utoya, sono infatti emersi diversi collegamenti
con il Regno Unito. Un uomo polacco, intanto, è stato arrestato in Polonia nell'ambito
delle indagini sulle stragi. E’ stato anche reso noto che l’incriminazione dell’attentatore
potrebbe arrivare ad agosto inoltrato, visto che la legge norvegese prevede fino a
quattro settimane di custodia cautelare. Oggi, durante il lungo interrogatorio al
quale è stato sottoposto dalla polizia, Anders Behring Breivik ha anche dichiarato
che sull'isola di Utoya voleva uccidere l'ex primo ministro norvegese, Gro Harlem
Brundtland, definita "assassina del Paese" nel delirante manifesto di 1500 pagine
che Breivik ha diffuso su Internet. L’ex primo ministro, alla guida di tre governi
laburisti tra gli anni ‘80 e ‘90, aveva tenuto un discorso sull'isola ed era ripartita
poco prima dell'arrivo dell'assassino. Su quanto accaduto in Norvegia, ascoltiamo
il vescovo di Oslo, mons. Bernt Ivar Eidsvig:
R.
– It has affected every one of us… E’ una tragedia che ha colpito tutti,
a prescindere dalle differenze politiche, religiose o culturali. Nella nostra storia
non abbiamo mai vissuto nulla di simile - cento persone uccise a sangue freddo – ma
nonostante il dolore, questa tragedia sta creando unità ed anche forza. In tanti adesso
stanno pregando per le vittime di questa strage compiuta da una persona che credo
sia mentalmente disturbata, perché penso che l’ideologia non basti a spiegare tutto
questo.
La Norvegia si è fermata per un minuto di silenzio a mezzogiorno
per commemorare le vittime delle stragi di Oslo e Utoya. Alla cerimonia ha partecipato
anche il premier norvegese. Il minuto di silenzio è stato osservato anche in Svezia,
Finlandia e Danimarca.
In Norvegia, intanto, hanno ricevuto vasta eco le
parole del Papa all’Angelus. “A tutti – ha detto il Santo Padre - voglio ancora ripetere
l’accorato appello ad abbandonare per sempre la via dell’odio e a fuggire dalle logiche
del male”. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il nunzio apostolico
nel Paese, mons. Emil Paul Tscherrig:
R. - Le parole
del Santo Padre sono state quasi subito divulgate dalla Tv di Stato della Norvegia,
e sono state rese note ai fedeli anche durante la Messa della Domenica. In tutte le
parrocchie è stato letto il messaggio del Santo Padre ed è stata anche rinnovata l’esortazione
a pregare per le vittime e le famiglie. Tutti questi interventi, da parte del Papa,
sono stati considerati dalla popolazione un grande atto di solidarietà ed un gesto
molto importante, in un momento davvero molto difficile per la nazione.
D.
- L’attentatore è stato definito, da diversi mezzi d’informazione, un “fondamentalista
cristiano”. In realtà, si tratta di uno squilibrato, di una persona complessa, anche
con un livello culturale piuttosto elevato, da quello che si è potuto appurare…
R.
- E’ chiaro che usando l’aggettivo “cristiano” non si aggiunge nulla, perché queste
persone sono squilibrate. Si tratta di individui che hanno un’idea fissa e cercano
di imporre se stessi, le loro ideologie e le loro idee agli altri. E questo, evidentemente,
non ha nulla a che fare con l’essere cristiano.
D. - Il Santo Padre,
nel telegramma di cordoglio, ha anche esortato i norvegesi a “restare spiritualmente
uniti”. Quest’unità, oggi, è visibile soprattutto nella condivisione del dolore. Ma
in futuro può diventare anche la base, il pilastro di una nuova società, di un nuovo
popolo norvegese?
R. - Penso che questo disastro, questa incredibile
ed impensabile tragedia cambierà certamente molte cose, anche per il popolo norvegese.
Credo che crescerà la coesione, soprattutto in questi tragici momenti. Ieri, ad esempio,
si è celebrata una Messa nella cattedrale luterana, alla quale hanno partecipato anche
rappresentanti del governo, il Re e la Regina. Durante questa cerimonia si è visto
che c’era davvero molta commozione, ma anche una profonda volontà di sentirsi “popolo”
e di reagire, affinché questo tipo di violenze non si ripetano.
D. -
A proposito di violenze, il Papa ha esortato ad abbandonare ogni via dell’odio e a
fuggire anche le logiche del male. Quali sono i malesseri della società scandinava
e qual è il compito, di fronte a questi malesseri, da parte della Chiesa cattolica?
R.
- Credo che per la Chiesa cattolica - ed anche per quella luterana - il compito sia
sempre lo stesso: annunciare Cristo. In questi ultimi anni questo compito è diventato
sempre più difficile a causa della secolarizzazione della società, del grande benessere
che esiste in questi Paesi. Il messaggio cristiano è sempre lo stesso: promuovere
la causa di Cristo, cioè l’amore, e far sì che le persone siano unite e non si creino
piccoli isolotti di famiglie o isole interne alla società. La Chiesa può creare questa
comunità di fede, di speranza e d’amore e può farlo attraverso la collaborazione della
varie Chiese. L’esistenza del movimento ecumenico, in questi Paesi, è un aspetto molto
importante. Se cerchiamo di fondare questa nuova comunità insieme, soprattutto con
l’aiuto di Dio e con l’intervento dello Spirito Santo, possiamo riuscire a rinnovare
noi stessi. Se la Chiesa cattolica, essendo una comunione di tante e variegate culture
e lingue, riesce a creare questa comunità, questo sentimento di farsi ed essere Chiesa
intorno a Cristo, credo che possiamo diventare veramente il fondamento per un nuovo
tipo di società, con cui si può attestare e provare che anche le persone di origini,
culture e lingue diverse possono vivere insieme. Penso che la Chiesa, in questo Paese,
abbia un grande compito ed una grande missione. (vv)
Sugli attacchi in
Norvegia, ecco la riflessione del pastore luterano norvegese Olav Fykse Tveit,
segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, al microfono di Linda
Bordoni:
R. – Our
quiet and peace loving country has been attacked … Il nostro Paese, tranquillo
e amante della pace, è stato attaccato in un modo che nessuno di noi avrebbe mai immaginato!
E’ difficile da comprendere la dimensione della tragedia, in particolare il massacro
di tutti quei giovani … è destabilizzante per tutti noi e ci chiediamo cosa potrebbe
ancora succedere … Ci rendiamo conto che è un’azione compiuta da una persona che ha
agito deliberatamente, sì, ma sembra – speriamo – senza un ampio gruppo organizzato
alle sue spalle. In questo senso, speriamo che non sia un segno anticipatore di un’aggressione
massiccia alla Norvegia, da parte di qualsiasi gruppo. Ci rendiamo conto anche dell’importanza
dei valori per i quali stiamo lottando: la democrazia, la giustizia e la pace, e quanto
sia importante – proprio in un giorno come questo – continuare a lottare per essi.
(gf)
Ma chi è Anders Behring Breivik? Risponde al microfono di Luca
Collodi, lo studioso delle religioni, il prof. Massimo Introvigne, rappresentante
dell’Osce per la lotta al razzismo e alle discriminazioni contro i cristiani:
R. – Ora
la chiarezza è stata fatta: c’è un comunicato della Gran Loggia di Norvegia, la Massoneria
regolare, che conferma che Breivik era un maestro massone ad Oslo, molto attivo in
quell’ordine, che non è responsabile della strage. Breivik ci ha lasciato molto: ci
ha lasciato un libro di 1500 pagine, oltre a tutta una serie di post su siti Internet,
da cui possiamo ricostruire le sue idee. La sua dominante è l’odio per l’islam e la
difesa della tradizione europea, tradizione di cui fa parte anche il cristianesimo,
ma più come eredità culturale che non come fede vissuta. Per la mobilitazione anti
islamica, Breivik si rivolge a tutti quelli che possono essere in qualche modo contro
l’islam. Quindi, prende contatto con gli atei organizzati, prende contatto con i neo
pagani e perfino con i satanisti. Ed è ironico che sia un ministro ordinato della
chiesa di Satana, che in Norvegia è legalmente riconosciuta, ad essere la persona
che ha postato su Internet le 1500 pagine di Breivik che tutti poi abbiamo utilizzato.
D. – Quale profilo, quale personalità emerge?
R. – Il
“libro” diffuso su internet ci mostra una persona molto colta, anche se con disordinate
letture. Sappiamo che la sua famiglia contava politici e diplomatici. Ahimè era una
famiglia in cui c’erano stati divorzi e di nuovo divorzi ed era stato un po’ sballottato
da un genitore all’altro. Era stato in una scuola di elite e aveva un’identità confusa:
attribuiva tutti i suoi problemi, tutti i problemi del mondo e della storia ai musulmani,
indubbiamente con degli spunti anche di natura patologica. (ap)