2011-07-25 14:53:25

Borse in calo dopo il mancato accordo sul debito Usa


Le borse mondiali hanno aperto la settimana in netto calo e si sono mosse in territorio negativo per tutta la mattina a causa dello stallo delle trattative sul debito Usa. Negli Stati Uniti si fa sempre più difficile il raggiungimento dell’accordo sull’innalzamento del tetto del deficit. L’ultimo incontro tra i partiti, avvenuto in queste ore, si è concluso con un nulla di fatto: la Casa Bianca ha respinto la proposta dei repubblicani su un piano in due fasi che sposterebbe il grosso dei tagli nel 2012, e cioè nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali. L’entourage di Obama si dice certo che l’intesa arriverà a breve a fronte della scadenza fissata per il 2 agosto prossimo. Ma qual è la natura dello scontro tra repubblicani e democratici? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Nico Perrone, docente di Storia americana all’Università di Bari:RealAudioMP3

R. - Si stanno facendo le prove generali per la prossima votazione, oramai non molto lontana. E’ chiaro che i repubblicani affilano le armi e cercano di battere proprio sui punti deboli di Obama. Quindi, l’accordo che assolutamente servirebbe a Obama per ricandidarsi alla prossima elezione, viene reso difficile da parte repubblicana e, dal loro punto di vista, giustamente. Io credo che questo sia realmente il nodo dello scontro.

D. – Il punto è che manca poco più di una settimana alla scadenza del 2 agosto e quindi lo spettro del fallimento si fa sempre più pesante…

R. – Lo spettro del fallimento si fa sempre più pesante. Il fallimento clamoroso, però, è molto difficile. La politica riesce ad attenuare ed ad allungare tutti i tempi e in questo Obama certamente è maestro. Obama, finora, si è dimostrato un grande maestro della tattica ma la prova dinanzi alla quale lui si trova è quella di trasformarsi in maestro della strategia. È un momento difficilissimo. Se vince, non sull’immediato ma in prospettiva, è certamente un presidente destinato a passare alla storia; altrimenti rimarrà come uno stratega straordinario di una magnifica campagna elettorale per la prima elezione.

D. – Per Obama quale può essere la via d’uscita?

R. – Per Obama la via d’uscita è una via di difficilissima negoziazione con un partito repubblicano che non vuole negoziare ma vuole la sua sconfitta. Quindi Obama non ha molte chances. Sull’immediato deve tatticamente concedere qualche cosa per riuscire a guadagnare un vantaggio strategico da giocare poi nel secondo mandato, se riuscirà ad averlo.

D. - Comunque per gli Stati Uniti si apre un periodo di coperta corta, di tagli?

R. – Direi che per gli Stati Uniti si apre un periodo di resa dei conti con quello che loro stessi avevano costruito nel corso degli ultimi decenni. Adesso abbiamo soltanto la constatazione di una situazione che era già in atto e che è emersa in modo drammatico sia per il precipitare di questioni finanziarie e sia per le turbolenze internazionali che non sono state affatto calmate. Quindi questo è il compito di Obama: riuscire a dare la svolta, la soluzione a problemi che egli stesso aveva soltanto accantonato.

D. - A rischio le missioni all’estero?

R. – Le missioni all’estero non sono certamente il punto di forza degli Stati Uniti, e non solo per la presidenza Obama ma in una prospettiva storica che oramai comincia ad avere radici abbastanza fondate nel tempo. Se le missioni all’estero vengono in qualche modo messe in crisi, gli Stati Uniti possono riacquistare la capacità di fare veramente una politica di rilevanza mondiale che guadagni l’occhio attento e benevolo del mondo, perché il mondo non vuole guerre. Certo non si deve dimenticare che gli Stati Uniti, per la loro economia, hanno avuto bisogno e continuano ancora ad avere bisogno delle guerre, perché le guerre sono un motore che serve per il loro sostentamento economico.







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