A Torino conferenze dedicate a San Giuseppe Cafasso e al Beato Luigi Boccardo
Sono iniziate domenica scorsa a Torino, più precisamente nell’Abbazia benedettina
di Novalesa, in Val di Susa, cinque conferenze domenicali per riscoprire l’impegno
di due Santi piemontesi dell’ottocento: San Giuseppe Cafasso e il Beato Luigi Boccardo.
Un’occasione per riscoprire due figure che si sono particolarmente distinte per l’aiuto
verso i più bisognosi e per il contributo nella formazione dei giovani sacerdoti.
Giorgia Innocenti ne ha parlato con padre Paolo Maria Gionta, rettore
dell’Abbazia:
R. - San
Giuseppe Cafasso è una personalità molto nota nel mondo cattolico. E’ un Santo di
cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita. Nacque infatti nel 1811. E’
stato definito la perla del clero italiano e la sua spiritualità, il suo insegnamento
è valido tanto per i sacerdoti, forse soprattutto, ma anche per i laici, per tutta
la Chiesa. L’altra figura invece è molto meno nota: il Beato Luigi Boccardo, elevato
agli onori degli altari due anni fa. Lui è fondatore di un istituto di vita religiosa
per cieche, di lui ricorre 150.mo anniversario della nascita.
D. - Don
Luigi Boccardo è ricordato per la sua attività con i cechi, vuole ricordare questi
Santi sociali, anche alla luce del 150,mo dell’Unità d’Italia?
R. -
I 150 anni dell’Unità d’Italia, Italia che è nata attorno a Torino… La provvidenza
ha suscitato questi grandi Santi che hanno unito in maniera profonda e feconda una
intensissima spiritualità, una dedizione a Dio incondizionata, con il servizio al
prossimo, al più umile. Qui l’incipiente urbanizzazione portava a riversare folle.
Sono venute incontro ad alcune esigenze di assistenza sociale, alle quali nessuno
neanche lo Stato allora pensava, allora don Bosco con i giovani che al fatto stesso
ha dato tanta assistenza alla popolazione disagiata di Torino di quell’epoca. Ricordo,
poi che il Beato Luigi Boccardo non è noto solo per questa istituzione religiosa,
ma forse soprattutto, sulla linea San Giuseppe Cafasso, per la formazione dei preti,
ha lavorato molto al Convitto: due Santi quindi, impegnati per il clero, ma attraverso
il clero volevano raggiungere tutta la società di Torino e del Piemonte di allora.